Fondi in manovra su Parmalat a pochi giorni dalla conclusione dell’opa promossa da Lactalis
Qual è il motivo che spinge un discreto numero di hedge funds a prendere posizione su un titolo come Parmalat, ormai già allineato al prezzo dell’opa Lactalis? È lecito chiederselo alla luce delle operazioni rese note in questi giorni. Deutsche Bank e Singer Paul (fondo che accorpa The Liverpool Limited Partnership e Elliott Internaltional LP) sono entrati a più del 2% del capitale del gruppo di Collecchio tra il 13 e il 16 giugno. Lo stesso aveva fatto Boussard&Gavaudan, hedge fund di Hong Kong, che il 1 giugno si era aggiudicato circa il 2,3% di Parmalat. A confermare il riacceso interesse del mercato per Parmalat, la recente risalita dei volumi di scambio che ha rotto la stasi del titolo seguita all’annuncio dell’opa. Risalita che, tuttavia, sembra aver incontrato una pausa negli ultimi giorni.
È verosimile che a guidare gli acquisti dei fondi sia la speranza che entro l’8 luglio, giorno della chiusura dell’opa, il prezzo delle azioni venga migliorato rispetto ai 2,60 euro proposti da Lactalis. Nella migliore delle ipotesi, fino a raggiungere i 2,80 euro incassati lo scorso 22 marzo dai fondi Mc Kenzie, Zenit e Skagen per gettare il loro 15% sul piatto dei francesi.
Ad avvalorare questa ipotesi, concorre il fatto che al momento, l’adesione all’opa a 2,60 euro è stata piuttosto bassa: soltanto l’1,47%. In più, secondo un’indiscrezione riportata da Repubblica, lo stesso ad Enrico Bondi starebbe puntando a far sborsare a Emmanuel Besnier più soldi del previsto, facendo vagliare ai propri legali ogni piccola pecca dei candidati francesi al consiglio d’amministrazione, per ostacolare così la libertà di Lactalis di decidere del futuro assetto di Parmalat.
L’intenzione del gruppo d’oltralpe è infatti quella di inglobare le attività spagnole e francesi di Parmalat in un unico polo europeo del latte, ma questo tipo di manovra richiederebbe una modifica dello statuto del gruppo italiano impossibile da promuovere se non con un numero adeguato di consiglieri.
L’assemblea Parmalat di fine mese, perciò, diventa cruciale: sarà il 28 giugno, infatti, il momento in cui si deciderà sull’elezione dei nuovi consiglieri, e solo allora Lactalis saprà cosa fare per ottenere il controllo effettivo delle strategie del gruppo di Collecchio. Se i francesi non incontreranno resistenze da parte delle minoranze, allora potrebbe non rendersi necessario per loro indebitarsi eccessivamente per superare la quota di controllo minima indispensabile del 55%. Tuttavia, se così non fosse, Lactalis potrebbe essere costretta ad alzare il prezzo dell’opa per invogliare più capitali a varcare le Alpi. Per l’esito finale, dunque, si deve attendere la fine del mese.