Notizie Notizie Mondo FOMC: i commenti degli analisti in attesa del Twist

FOMC: i commenti degli analisti in attesa del Twist

21 Settembre 2011 15:18

Scatta alle 20.15 ora italiana il momento della decisione del Federal Open Market Committee sulle nuove misure da attuare per incentivare la crescita americana. Il braccio operativo della Fed aveva ventilato tre possibili opzioni nelle ultime minute diffuse: un nuovo quantitative easing, la riduzione del tasso di interesse, attualmente allo 0,25%, sulle riserve bancarie in eccesso rispetto al necessario, per favorire la liquidità, oppure la più probabile Operazione Twist, ovvero il prolungamento della duration del portafoglio della Fed.


Su quale opzione cadrà la scelta del FOMC? In questi giorni le previsioni degli analisti si sono moltiplicate.


 


Intesa San Paolo: Twist e intervento su tassi e variabili macro


 


Intesa San Paolo pare ritenere probabile, accanto al Twist della Fed, un intervento sui tassi di interesse e sulla guidance macroeconomica Usa. L’istituto di credito italiano  nota che “al 14 settembre 2011, il portafoglio titoli della Fed era pari a 2.650 miliardi di dollari, di cui 1.660 miliardi (pari al 16% del debito federale detenuto dal pubblico) in Treasury Bonds”. Di questi, i titoli con scadenza 0-3 anni, ancorati dall’annuncio di fed funds fermi fino almeno a metà 2013, sono pari a circa 500 miliardi di dollari, ovvero circa il 5% del debito negoziabile. Se si decidesse una nuova “operazione Twist”, ovvero lo scambio di titoli a breve termine detenuti in portafoglio con titoli a più lunga scadenza, l’istituto italiano ipotizza che la misura potrebbe riguardare circa 300 miliardi di dollari, ovvero circa il 3% del debito federale. Una operazione simile, da 8,8 miliardi di dollari, era stata portata avanti nel 1961 e aveva inciso sull’1,7% del Pil e sul 4,6% del debito del Tesoro. “Se il Tesoro non modificherà la propria strategia di gestione del debito dopo l’annuncio della Fed allungando le scadenze delle nuove emissioni”, si legge nella nota di Intesa San Paolo, “l’esperienza del passato suggerirebbe un effetto di riduzione dei rendimenti sul tratto lungo di circa 10pb, equivalente in linea teorica a una riduzione dei fed funds di circa 67pb. Il programma potrebbe essere spalmato su 1-2 trimestri, in attesa di valutare l’evoluzione dello scenario macroeconomico e di politica fiscale”, che, secondo gli analisti italiani, sarà modesta ma positiva.


 


Soc Gen: operazione Twist a cadenza mensile


 


Secondo la francese Societè Générale, delle opzioni anticipate dalla Fed la più attraente dal punto di vista del trade off rischi-benefici è l’estensione della durata del portafoglio, una misura che avrebbe gli stessi vantaggi di un quantitative easing senza influire sulle aspettative di inflazione. Il taglio dei tassi sulle riserve in eccesso, invece, sarebbe un gioco monetario che potrebbe non valere la candela, mentre interventi sul bilancio sono rischiosi dal punto di vista dell’inflazione. Stando alle valutazioni di Soc Gen, nella peggiore delle ipotesi la Fed potrebbe spostare 420 miliardi di dollari verso il tratto di titoli a scadenza 4-30 anni detenute dal Tesoro,con un impatto sui rendimenti dei Treasuries decennali simile a quello che si avrebbe limando i tassi di 100 punti base. Probabilmente, si legge nella nota di Soc Gen, l’approccio della Fed sarà quello di una rinegoziazione mensile del programma, per non interferire con le politiche fiscali e del mercato del lavoro annunciate dall’amministrazione Obama, né con le possibilità di investimento della Fed nel 2013.


 


Ing Group: le opzioni ignorate dalla Fed


 


Più tranchante la visione di Ing Group: secondo l’istituto olandese l’operazione Twist, per quanto la più probabile, avrà effetti irrilevanti, ma solo la Fed in effetti può fare qualcosa per la crescita, dato che il piano di Obama sulla fiscalità e il mercato del lavoro è, secondo gli olandesi, più che altro un “trucco politico”. Altre opzioni avrebbero potuto essere prese in considerazione dalla banca centrale americana: 1. un quantitative easing da 1000 miliardi di dollari, che stimolerebbe i mercati azionari ma indebolirebbe il dollaro; 2. un rialzo del livello di inflazione, che incrementerebbe il Pil nominale, ma avrebbe effetto solo in presenza di un QE e richiederebbe comunque un accordo politico – difficile da ottenere – su un tetto minimo di inflazione; 3. la fissazione di un livello minimo di rendimenti per i bond, ad esempio l’1,5% per i bond a 10 anni e il 2,8% per quelli a 30 anni. Gli effetti, comunque, sarebbero gli stessi dell’operazione Twist, quindi, secondo Ing Group, nel complesso irrilevanti.