Il Fondo monetario internazionale (Fmi) rivede al ribasso le stime di crescita mondiale per il 2015. E’ quanto emerge nell’aggiornamento del World Economic Outlook. Il Pil crescerà quest’anno del 3,3%, meno del 3,5% stimato in aprile. Confermato l’incremento del 3,8% per il 2016. Graduale la ripresa delle economie avanzate che dopo il +1,8% dello scorso anno, segneranno +2,1% nel 2015 e +2,4% nel 2016 e un rallentamento di quelle emergenti e in via di sviluppo che dopo il +4,6% del 2014 passeranno a +4,2% nel 2015 e a un +4,7% nel 2016.
Per quanto riguarda l’Eurozona, l’istituto di Washington prevede un Pil in crescita dell’1,5% quest’anno e dell’1,7% nel 2016 (+0,1 punti percentuali su aprile). “La ripresa economica nell’area euro sembra ampiamente sulla strada giusta, con una robusta ripresa della domanda interna e l’inflazione che inizia a crescere”, ha spiegato il Fmi. L’Italia invece dovrebbe crescere quest’anno dello 0,7%, per poi accelerare al +1,2% nel 2016.
La crescita degli Usa sarà al 2,5% nel 2015 e al 3% nel 2016, dopo il +2,4% del 2014, ma viene rivista al ribasso rispetto alle stime dello scorso aprile. Quanto alle economie emergenti, passano dal +4,6% del 2014 al +4,2% del 2015 per poi risalire a +4,7 nel 2016. “Il rallentamento della crescita continua rispecchiarsi in diversi fattori, tra cui i ribassi delle materie prime e le condizioni finanziarie esterne più rigide, le strozzature strutturali, il riequilibrio in Cina e difficoltà economiche legate a fattori geopolitici. La ripresa dell’attività per i paesi più in difficoltà dovrebbe arrivare nel 2016“.
Gli sviluppi in Grecia finora non hanno comportato alcun contagio significativo, si legge nel documento del Fmi, in cui si sottolinea che un’azione politica tempestiva dovrebbe contribuire a gestire tali rischi qualora dovessero materializzarsi. Tuttavia il Fondo rileva che i recenti rialzi dei rendimenti dei titoli sovrani in alcuni paesi dell’area dell’euro riducono l’attività economica in questi paesi e allo stesso tempo restano rischi di ritorno di stress finanziari. La chiusura delle banche in Grecia e il successivo referendum, insieme a una maggiore incertezza sulle prospettive e la natura di qualsiasi sostegno futuro da parte della comunità internazionale, hanno portato ad un forte rialzo degli spread sui titoli sovrani greci, in particolare quelli a breve scadenza”. Nel resto dei paesi invece le reazioni dei mercati finanziari sono stati relativamente in sordina, con una certa diminuzione del valore degli asset più rischiosi e un modesto aumento dei titoli di Stato rifugio, ovvero quelli dei paesi finanziariamente stabili, Germania in testa.
“Continuiamo a sperare e lavorare per un accordo con la Grecia affinché resti nell’area euro”, ha detto da parte sua il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard, tenendo a precisare che la Grecia rappresenta meno del 2% del Pil dell’Eurozona.