Fmi in pressing sulla Bce: contro deflazione serve quantitative easing su larga scala
La Banca centrale europea dovrà passare a un quantitative easing su larga scala se l’inflazione nella zona euro rimarrà bassa. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) torna in pressing sulla Bce circa le ulteriori misure da mettere in atto per fronteggiare al meglio la bassa inflazione (+0,5% annuo a maggio l’indice cpi dell’area euro).
“Se l’inflazione rimane ostinatamente bassa, la Bce dovrebbe prendere in considerazione un programma di acquisto di asset su larga scala – ha detto l’istituto con sede a Washington in una view sull’economia della zona euro – questo farebbe da stimolo ai prestiti bancari, rafforzerebbe la fiducia migliorando i bilanci aziendali e delle famiglie”. Secondo il Fmi le recenti misure adottate dalla Bce segnalano la sua determinazione nell’affrontare la bassa inflazione “ma se se necessario bisognerà fare di più”. “La ripresa economica non è né forte né sufficientemente forte”, ha aggiunto l’istituto guidato da Christine Lagarde.
Il 5 giugno la Bce ha tagliato il tasso di interesse di riferimento al nuovo minimo storico (0,15%) portando per la prima volta in negativo il tasso sui depositi a -0,10 per cento.
Coeure (Bce): nessun disaccordo tra Fmi e Bce
“Non vi è alcun disaccordo tra la Banca centrale europea e Fondo Monetario Internazionale sulla possibilità di ulteriori misure per aumentare l’inflazione, nel caso in cui le operazioni correnti sono inefficaci”, ha rimarcato questa mattina il membro del consiglio esecutivo della Bce, Benoit Coeuré. L’esponente dell’Eurotower ha specificato che il quantitative easing è nella casella degli strumenti potenziali da utilizzare, ma non è necessario oggi.