Notizie Notizie Italia Fmi a banche italiane: ancora molto da fare su governance. Critiche a fondazioni e popolari

Fmi a banche italiane: ancora molto da fare su governance. Critiche a fondazioni e popolari

26 Settembre 2014 08:10

La struttura proprietaria di alcune banche italiane, caratterizzata da fondazioni senza azionisti e cooperative, pone sfide specifiche per la corporate governance. A dirlo è il Fondo monetario internazionale in un working paper intitolato “Riformare la corporate governance delle banche italiane”, in cui prende di mira soprattutto fondazioni e istituti popolari.

Le fondazioni, ricorda l’ente di Washington, non hanno azionisti e sono soggette a influenze politiche, che a loro volta influenzano la composizione degli organi decisionali e le attività delle banche italiane. Le fondazioni sono i principali azionisti nel 23% degli attivi bancari italiani attraverso partecipazioni del 20% o più del capitale bancario. Inoltre, in alcune grandi banche controllano i board con una quota ancora più piccola, spesso attraverso patti parasociali. Nelle grandi banche di credito cooperativo, restrizioni al diritto di proprietà e di voto (un membro, un voto) indeboliscono la valutazione di mercato e la capacità della banca di raccogliere capitali da fonti esterne. Le grandi cooperative e banche di proprietà di fondazioni tendono a mostrare i buffer più bassi e più deboli metriche di qualità di asset rispetto alla media del sistema.

E nonostante le banche italiane abbiano recentemente compiuto progressi nel migliorare la loro corporate governance, per gli esperti sono necessarie altre riforme per rafforzare la supervisione e la gestione di banche. Questo, a detta dell’istituto guidato da Christine Lagarde, richiede: rafforzamento ulteriore dell’esistente regolamentazione tramite regole più strette per top management e azionisti di controllo; implementazione della nuova regolamentazione dei prestiti tra parti correlate con definizioni stringenti; rafforzamento della supervisione delle fondazioni quando sono azioniste di controllo delle banche; una più facile trasformazione delle grandi popolari in società per azioni.