Fiscal cliff, i repubblicani bocciano la proposta di Obama
L’ottimismo che ieri ha pervaso l’America sulla scia della speranza in una soluzione al fiscal cliff prima di Natale oggi potrebbe dissolversi. Nonostante le esortazioni del Presidente Usa Barack Obama, che ieri ha invitato le parti politiche ad un confronto per un’intesa che scongiuri la trappola del debito prima dell’inizio dell’anno nuovo, i segnali provenienti dai repubblicani del Congresso non sono positivi. “Ritengo che i due partiti possano raggiungere un accordo di massima nelle prossime settimane – aveva dichiarato ieri l’inquilino della Casa Bianca – e spero che questo possa avvenire prima di Natale”. L’occasione per cercare un punto di partenza per la realizzazione di un accordo è stata la colazione di lavoro avvenuta ieri tra Obama e il suo ex-rivale Mitt Romney.
Eppure sono state tutt’altro che ottimistiche le parole dello speaker repubblicano della Camera bassa, John Boehner, che ha accusato la presidenza degli Stati Uniti di non aver ancora messo in campo alcuna discussione “seria” nel corso delle ultime due settimane. Boehner, e il suo collega del Senato Mitch McConnell, hanno incontrato ieri il segretario del Tesoro Timothy Geithner, col quale i due si sono lamentati per l’assenza di misure di austerity nella proposta di Obama, che, nella sostanza, non è stata accolta.
La proposta consiste in 1,6 mila miliardi di stretta fiscale per le fasce di reddito più alte, contro 400 miliardi in tagli alle spese non meglio specificati (quelli automatici previsti dal fiscal cliff ammontano a 600 miliardi), con 50 miliardi di misure di stimolo all’economia e un innalzamento permanente del livello di debito statunitense. “Questa semplicemente non è una proposta seria”, è stato il commento del senatore Roy Blunt, repubblicano. L’accusa al governo Obama è infatti di aver riproposto praticamente lo stesso vecchio programma di bilancio; l’obbiettivo repubblicano sarebbe invece quello di aumentare i tagli alla spesa ed evitare un aumento delle tasse per le varie fasce di reddito facendo dipendere gli introiti fiscali, piuttosto, dalla limitazione delle detrazioni.
La proposta consiste in 1,6 mila miliardi di stretta fiscale per le fasce di reddito più alte, contro 400 miliardi in tagli alle spese non meglio specificati (quelli automatici previsti dal fiscal cliff ammontano a 600 miliardi), con 50 miliardi di misure di stimolo all’economia e un innalzamento permanente del livello di debito statunitense. “Questa semplicemente non è una proposta seria”, è stato il commento del senatore Roy Blunt, repubblicano. L’accusa al governo Obama è infatti di aver riproposto praticamente lo stesso vecchio programma di bilancio; l’obbiettivo repubblicano sarebbe invece quello di aumentare i tagli alla spesa ed evitare un aumento delle tasse per le varie fasce di reddito facendo dipendere gli introiti fiscali, piuttosto, dalla limitazione delle detrazioni.
Quel che è certo è che gli investitori guardano con particolare tensione alle vicende del fiscal cliff. Secondo l’ultimo market outlook settimanale di Moody’s, le problematiche irrisolte avranno il loro peso sul mercato, in particolare sul credito corporate. Se gli Usa dovessero cadere nel precipizio fiscale, ragionano gli analisti dell’agenzia di rating, la recessione potrebbe ampliare lo spread con i bond high yeld di oltre 800 punti base. Ma anche il modo con cui la questione sarà risolta avrà delle conseguenze. “La performance positiva dei mercati finanziari seguita al 16 novembre indica che le aspettative sono per una soluzione benigna”, indica la nota. “I mercati ora assumono che gli incrementi nelle tasse non saranno troppo onerosi e che i tagli alle spese avverranno solo in là nel futuro. Se queste ipotesi si dimostrassero troppo ottimistiche, prevediamo un tonfo nei prezzi delle azioni e un’impennata negli spread creditizi“.