Fiducia: gli italiani fanno un passo indietro. 6 su 10 non vedono via d’uscita da crisi nei prossimi 12 mesi
6 italiani su dieci non vedono una via d’uscita per i prossimi dodici mesi. È quanto emerge dalla Global Survey Consumer Confidence and Spending Intentions di Nielsen realizzata nel periodo 11-29 novembre 2013 su un campione di 30.000 consumatori presenti in 60 Paesi di Europa, Asia, America Latina, Medio Oriente, Africa e Nord America. L’indice di fiducia degli italiani torna ai livelli registrati ad inizio anno: nel quarto e ultimo trimestre dell’anno scende a quota 44 punti. Il divario tra il dato italiano e quello europeo è significativo: 29 punti in meno rispetto ai 73 registrati dalla media dell’Unione europea. Di contro si segnalano i livelli sopra media di Germania (96) e Danimarca (105).
“I nostri livelli di fiducia ci posizionano al fianco di portoghesi, sloveni e croati e stanno mettendo sempre più a dura prova le abitudini di spesa degli italiani anche nell’acquisto dei beni necessari/alimentari – sottolinea Antonella Atteno, consumer research senior consultant Nielsen Italia – Oggi, un italiano su due compra solo l’essenziale e acquista facendo ricorso a promozioni e offerte, uno su tre compra di meno: segnali importanti che costringono gli italiani a rinunce nel presente e anche nel prossimo futuro, il quale appare ancora incerto”.
I consumatori italiani – secondo la fotografia “scattata” da Nielsen – si presentano “affetti da un pessimismo cronico” da metà 2011, presentando indici di fiducia inferiori ai 50 punti. La prima preoccupazione rimane la sicurezza del posto di lavoro (25%), anche se il dato si segnala in calo rispetto al trimestre precedente che registrava una percentuale del 30%. Tra i timori che attanagliano i consumatori italiani in seconda posizione la situazione economica del Paese (16%, +4 punti percentuali rispetto alla media UE) e al terzo posto a pari merito – con l’8% – i debiti e la salute. La stabilità politica si posiziona al quarto posto con il 7%, analoga percentuale relativa all’educazione dei figli e i prezzi di luce e gas.
L’aumento dell’Iva, il tasso di disoccupazione in crescita e l’incertezza della pressione fiscale sono alla base dei cambiamenti – al ribasso – della propensione al consumo degli italiani; non è un caso che l’88% degli intervistati stimi l’attuale contesto economico come non adatto a compiere spese e acquisti. Se l’italiano decide di spendere, la scelta cade sullo shopping (28%) – dato di poco inferiore rispetto alla media UE (30%) – seguito dai viaggi (23%, 5 punti percentuali in meno rispetto all’analogo trimestre 2012) e dall’intrattenimento fuori casa (19%).
E in questo contesto più incerto le abitudini di spesa sono cambiate in un anno per il 77% degli italiani : la “spending review” condotta dai consumatori ha riguardato in particolare i pasti fuori casa (62%), i prodotti alimentari (60%) e le vacanze brevi (49%). Ben 4 italiani su 10 dichiarano di aver rivisto al ribasso l’utilizzo dell’automobile.