Fiat: la spinta del Brasile e Cnh hanno fatto tornare i conti, la prossima tappa è lo spin off
I numeri realizzati da Fiat hanno fatto allontanare i tanti dubbi che avevano accompagnato l’attesa suggellata da notizie meno felici come lo stop del mercato dell’auto in Europa e l’effetto boomerang degli incentivi. Nel terzo trimestre il Lingotto ha registrato un utile netto di 190 milioni nel terzo trimestre, ben oltre le attese degli analisti che si fermavano a 65 milioni.
Da qui la decisione della società di alzare le stime per fine anno prevedendo un utile della gestione ordinaria di almeno 2 miliardi di euro, un utile netto di 0,4 miliardi dall’indicazione precedente di un pareggio, ricavi per 55 miliardi da 50 miliardi e un indebitamento inferiore ai 4 miliardi (prima attorno ai 5 miliardi). Numeri accolti bene dal mercato. Per Erich Hauser di Credit Suisse dopo i conti di Peugeot lo scorso 20 ottobre, anche da Fiat sono arrivate conferme.
“Il Lingotto ha decisamente battuto le attese”, segnala l’esperto, che ha alzato del 16% le stime sul trading profit 2010 per tenere conto della nuova guidance. L’analista della banca svizzera si dice inoltre convinto che “il newsflow sarà in grado di sostenere il titolo Fiat e che il sentiment rimarrà positivo in vista dello spin off. Al di là di questo – aggiunge – penso che la valutazione dell’azione non sia interessante alla luce dell’attuale contesto di rischio/ rendimento”. Una ragione, che lo ha spinto a mantenere la posizione neutral su Fiat con target price individuato però a 11 euro dal precedente 10,50 euro.
Netta la view anche di Alexis Albert di Nomura, che pur alzando il target a 12 euro da 11 euro ha mantenuto il rating reduce sul Lingotto. “Fiat ha annunciato numeri molto forti ieri, con ricavi cresciuti del 12% a 13,5 miliardi e trading profit a 586 milioni di euro, rispettivamente oltre il 23% e il 50% le stime di consensus. Principalmente questi dati sono stati resi possibile dalla divisione automotive che ha beneficiato del contributo Brasile e di Cnh”, specifica Albert, osservando che però manca un catalyst vero e proprio in grado sostenere in maniera significativa l’azione. Quel catalyst potrebbe arrivare dalla Cina, dove Marchionne ha fatto tappa qualche giorno fa, ma è ancora tutto troppo nebuloso per metterlo a fuoco.