“Fiat è oggi il gruppo automobilistico più influente al mondo”. Constatazione per alcuni versi dovuta dopo il deal concluso con Chrysler e l’immediata apertura della pista Opel, se non fosse che a esprimere un giudizio tanto lusinghiero sono oggi gli analisti che più di altri hanno da mesi una visione rigida sul titolo del Lingotto, quelli di Morgan Stanley. Proprio coloro che, indifferenti al recente rally, mantengono sull’azione ordinaria di Fiat un target price di 2,6 euro e una raccomandazione “sottopesare”.
In una nota di ricerca, la casa d’affari si conferma tra i capofila del partito degli scettici, chiarendo che Fiat, Chrysler e Opel impiegherebbero decenni per operare in piena integrazione come fanno già le concorrenti Toyota e Volkswagen. Il giudizio complessivo su un possibile deal Fiat-Opel è tuttavia nella generalità dei pareri degli esperti rinviato a quando (eventualmente) si conosceranno i dettagli dell’operazione. Goldman Sachs è chiara in proposito: “Il potenziale di creazione di valore dipenderà da quale sarà alla fine la struttura azionaria della newco”, quella che potrebbe nascere dalla fusione delle attività di Fiat Auto e di quelle di General Motors Europe. A oggi è questo il punto interrogativo di maggior rilievo. Secondo il Financial Times i termini della proposta presentata permetterebbero a General Motors di mantenere il 20% della nuova società che nascerebbe dalla fusione di Fiat Auto e Opel, ma la stessa Gm – scrive il quotidiano londinese – sarebbe intenzionata a mantenere una quota più vicina al 40 per cento. Il Sole 24 Ore ha scritto invece che l’holding Fiat manterrà una quota compresa tra il 50 e il 70 per cento.
Non un dibattito di poco conto alla luce degli effetti che la differente valorizzazione di Opel porterebbe alla catena di controllo che dalla Giovanni Agnelli & C. porta a Fiat. Oggi l’accomandita di famiglia con il 59% di Exor (nata dalla fusione di Ifi e Ifil) mantiene il controllo sul 30% del gruppo Fiat, all’interno del quale risiede la divisione auto.
Su eventuali effetti diluitivi o necessità di ricapitalizzare peserà però anche la struttura del deal. In quello che gli analisti di Equita definiscono il best case, ossia l’Ipo della società di nuova costituzione e quindi la partecipazione diretta del mercato all’operazione, non sarà necessaria nuova provvista di capitali da parte degli attuali azionisti. Non necessaria e pur tuttavia possibile a meno di non mettere in conto una diluzione delle quote, eventualità che secondo alcuni analisti consentirebbe però a Exor di ridurre l’esposizione al settore auto. Ma anche in questo caso la possibilità da parte della famiglia Agnelli di mantenere comunque il controllo della newco dipenderà dai valori attribuiti a Fiat Auto e Opel in sede di trattativa.