Fed-Day, Gundlach propone rialzo tassi record +200 pb al 3%. Il monito di Ubs: attenti ai troll
Ma sì, la Fed di Jerome Powell alzi i tassi pure di 200 punti base, al 3%.
La provocazione arriva da Jeff Gundlach, numero uno dell’hedge fund DoubleLine Capital, in attesa dell’annuncio sui tassi che arriverà oggi, alle 20 circa ora italiana, dalla banca centrale americana guidata da Jerome Powell: un rialzo che, inizialmente, prima della diffusione degli ultimi dati relativi all’inflazione degli Stati Uniti, i mercati prezzavano di 50 punti base, dopo la prima stretta monetaria dello stesso ammontare annunciata dalla Fed agli inizi di maggio, quando i tassi sui fed funds sono stati alzati al range compreso tra lo 0,75% e l’1%.
La stretta monetaria, a maggio, è stata di 50 punti base per la prima volta in 20 anni, dopo un rialzo dei tassi di 25 punti nel mese di marzo.
Mercati danno numeri dopo inflazione Usa : rialzo 100pb?
Le aspettative si sono fatte più hawkish subito dopo la pubblicazione, venerdì scorso, dell’indice dei prezzi al consumo, che ha confermato come negli Stati Uniti, l’inflazione, contrariamente a quanto stimato, non ha toccato il picco.
A quel punto, diversi analisti ed economisti tra i più noti hanno rivisto al rialzo le loro proiezioni sui tassi, paventando una stretta di 75 punti base per la giornata di oggi, al termine della riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed: tra questi, anche Goldman Sachs, che prevede così che oggi i tassi Usa saranno alzati fino all’1,75%.
Negli ultimi giorni sono arrivate poi le indiscrezioni del Wall Street Journal, che ha rivelato che, di fatto, la Fed starebbe considerando l’ipotesi di un rialzo dei tassi di una tale entità.
Ma non finisce qui, visto che nel toto-Fed che è impazzato, si è parlato anche di un rialzo dei tassi di 100 punti base (vedi articolo sul toto-Fed).
L’inflazione al record degli ultimi 40 anni è stata confermata anche dall‘indice dei prezzi alla produzione, sempre di maggio.
Fed-Day, Donovan lancia monito su CPI e fattore ‘troll’
Non sarebbe azzardato dire che, in vista dell’annuncio di oggi, si stanno dando letteralmente i numeri. Tanto che un monito è arrivato da Paul Donovan, capo economista di UBS Wealth Management:
“La Fed ha comunicato chiaramente l’intenzione di alzare i tassi, in questo meeting, di 50 punti base. Lo scorso venerdì, l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo è salita in modo inatteso. Altri indicatori sull’inflazione sono scesi, e la Fed non si concentra sul CPI (indice prezzi al consumo). Nonostante questo – ha fatto notare Donovan – senza una guidance diretta della Fed, i mercati hanno deciso che ora c’è bisogno di una stretta di 75 punti base. Soddisfare queste aspettative provocherà un aumento della volatilità futura, facendo dell’indice dei prezzi al consumo il principale focus su cui si concentranno i mercati. Un eventuale rialzo di 75 punti base nella giornata di oggi significa che i futuri tentativi della Fed di dare segnali sulla direzione della sua politica monetaria si scontreranno con la frase, sui mercati, ‘Ma no, non dicono sul serio, ricordate cosa avvenne nel giugno del 2022 (oggi)'”.
Paul Donovan ha intitolato il suo commento “Don’t feed the trolls”, precisando nella sua nota che una stretta di 75 punti base “rappresenterebbe un errore di politica monetaria, in quanto andrebbe a violare la prima regola dei social media: per l’appunto, ‘Don’t feed the trolls‘” il noto meme rivolto ai cosiddetti troll, utenti di solito anonimi che tendono a pubblicare sui social messaggi provocatori oppure che nulla hanno a che fare con il tema oggetto di discussione, praticamente elementi di disturbo.
Tornando a Gundlach, da segnalare che, nel recente webcast “It’s Not Unusual,” il gestore ha detto di ritenere che “l’inflazione scenderà verso la fine di quest’anno”, aggiungendo però anche che l’inflazione misurata dal CPI si attesterà in media, nel 2022, al 6%.
In quell’occasione, Jeffrey Gundlach ha detto di prevedere anche una fiammata dei prezzi del petrolio fino a 150 dollari al barile nel corso di questa estate
Gundlach: inflazione Usa vicina a +10% forzerà mano Fed. Oro? C’è un investimento migliore
Fed, Swissquote: Bisogna stare peggio per stare meglio?
Così intanto Ipek Ozkardeskaya, Senior Analyst di Swissquote, nella nota “Super-rialzi al via. Se bisogna stare peggio per iniziare a stare meglio (Fed docet)”:
“La Federal Reserve (Fed) annuncerà oggi la sua ultima decisione sui tassi, ma la gran parte di questa corsa selvaggia è certamente fatta ormai; il mercato prezza in pieno un aumento di 75 pb secondo la decisione odierna. Gli investitori sanno che la Fed vorrà diventare più aggressiva sulla scia di un’inflazione difficile da allentare, e i dati alla produzione di ieri sono arrivati come l’ennesima conferma che l’inflazione ha ancora fiato per galoppare anche nei prossimi mesi. A questo punto la decisione di rialzare di 75bp è quasi presa, la Fed può solo confermare il verdetto del mercato”
Ipek Ozkardeskaya continua, cercando di rispondere alla seguente domanda: “La Fed potrebbe sorprendere con un aumento di 50bp?”
Ecco la risposta:
“Se la Fed dovesse sorprendere con un aumento di 50 punti base, il mercato sicuramente tirerebbe un respiro di sollievo e rimbalzerebbe. Pur tuttavia, l’obiettivo principale della Fed in questo momento è quello di domare l’inflazione e non di spingere al rialzo i mercati azionari. Pertanto, anche sopportare corsi di Borsa depressi potrebbe risultare necessario al fine di raggiungere tale obiettivo. Ora che la pillola da 75 punti base è stata inghiottita dal mercato, sarebbe irrazionale per la Fed non procedere con un aumento maggiore”.
Riguardo alle “proiezioni economiche e dot plot”, l’analista senior di Swissquote fa notare che “ieri l’aggressivo aumento delle aspettative hawkish della Fed ha spinto il rendimento a 2 anni degli Stati Uniti al 3,45%. Il rendimento a 10 anni ha flirtato con il 3,50%. L’S&P500 ha perso un altro 0,38%, mentre il Nasdaq ha ottenuto un piccolo guadagno dello 0,20%, ma dopo aver toccato un nuovo minimo da novembre 2020. I futures USA sono positivi questa mattina, ma il mercato probabilmente rimarrà teso fino a quando la Fed non confermerà la notizia di un rialzo di 75 punti base. Le proiezioni economiche aggiornate e il dot plot hanno un peso importante per le aspettative future. Tuttavia, essendosi già inflitto una punizione severa per l’aumento dell’inflazione, il mercato, anche in caso di una sorpresa da falco nelle proiezioni economiche e dot plot, non dovrebbe registrare importanti cali dei corsi”.
In ogni caso, va ribadito che “una Fed hawkish non è un regalo per le altre banche centrali”. Ovvero?
“I maggiori aumenti dei tassi da parte della Fed e l’impennata del dollaro USA – ha concluso l’esperto di Swissquote – non sono certamente un regalo per le altre banche centrali. Infatti, il dollaro USA è una valuta base, e il rapido apprezzamento del biglietto verde fa aumentare il costo delle merci che gli altri paesi negoziano in termini di dollari USA sui mercati internazionali, a cominciare dal petrolio e dalle commodities. Di conseguenza, un dollaro USA più forte è una minaccia di inflazione più grande per il mondo. Questo è il motivo per cui le aspettative da falco della Fed hanno un potere di effetto domino maggiore sul resto del mondo. Il rendimento decennale tedesco continua a spingere al rialzo e l’EURUSD vede un supporto decente vicino alla soglia di 1,04. Il cable è scivolato sotto quota 1,20 e un aumento di 25 punti base della Bank of England (BoE) potrebbe non essere sufficiente per compensare una Fed così aggressiva e i rinnovati timori sulla Brexit. La sterlina più debole rende le azioni petrolifere britanniche più economiche per gli investitori stranieri. Tuttavia, oltre ai titoli energetici e di materie prime, gli investitori si sentono meno a proprio agio con le blue-chip britanniche poiché le rinnovate preoccupazioni sulla Brexit e il maggiore rischio di una guerra commerciale con l’UE potrebbero avere un grave impatto sulla City”.