La Fed dà ossigeno ai mercati, inaugurata l’era dei tassi zero
La grave recessione e il rischio all’orizzonte di una ancor più problematica fase di deflazione hanno indotto ieri sera la Federal Reserve a intraprendere una mossa di politica monetaria senza precedenti. Una politica di tassi zero, sui minimi storici, con la possibilità di manovrare il costo del denaro a seconda delle necessità che si presenteranno. Il Fed’s Open Market Committee (Fomc) ha spiazzato quindi il mercato con una politica di tassi zero per combattere con tutte le armi a sua disposizione la crisi e l’obiettivo primario di mantenere il tasso interbancario a un livello compreso tra lo 0 e lo 0,25%. Un livello che, come si legge anche nel comunicato di accompagnamento della decisione, è eccezionalmente basso e resterà così per qualche tempo. In particolare la decisone di stabilire una banda di oscillazione per i fed funds è senza precedenti e secondo i primi commenti risponde all’esigenza di calibrare al meglio tassi che sono stati portati un livello critico, il più basso di sempre. Proprio ieri era arrivato il dato di novembre sull’inflazione, in calo dell’1,7% m/m a novembre, la variazione negativa mensile più negativa di sempre.
In poco più di un anno, a partire dal settembre 2007 quando i tassi erano al 5,25%, la Fed ha apportato ben nove tagli del costo del denaro.
La Fed ha aggiunto anche di voler continuare a sostenere i mercati finanziari con tutti i mezzi a sua disposizione, concentrandosi soprattutto sulla quantità degli asset da acquistare. Una politica di “quantitative easing”, ossia volta a immettere liquidità nel sistema stampando moneta, che prevede il riacquisto di emissioni in grande quantità, riferite sia al debito delle agenzie governative che operano nel settore immobiliare per favorire il ribasso dei tassi sui mutui sia a Treasuries (Titoli di Stato Usa) a lungo termine.