FCA-Renault: trattative ancora in corso, mentre fondo attivista francese accusa: ‘non è fusione, ma presa di controllo opportunistica’

La fumata bianca non è ancora arrivata, ma secondo le fonti arriverà: semplicemente, il cda di Renault vuole approfondire meglio il dossier della fusione con FCA e magari valutare in modo più approfondito quella missiva di forti critiche arrivata dal fondo attivista Ciam.
La prima riunione del cda di Renault si è conclusa ieri sera, con una nota del gruppo: Il consiglio di amministrazione di Renault si riunirà nuovamente domani (oggi per chi legge) “per esaminare la proposta di fusione avanzata da Fiat Chrysler”. Il board ha deciso di “continuare a studiare con interesse” l’opportunità di una fusione e di “estendere le discussioni” sull’argomento.
I titoli FCA e Renault non riportano oggi particolari variazioni, dopo essere saliti ieri, sulla scia di alcune indiscrezioni riportate da Reuters, rispettivamente del 3,5% e del 4,3%. Il trend positivo è stato giustificato con le voci di possibili compromessi raggiunti dalle controparti per concludere l’operazione e creare così il terzo colosso dell’auto a livello mondiale.
Di mezzo, ovviamente, c’è lo Stato francese , primo azionista di Renault con il 15% che, già qualche giorno fa, stando ai rumor di Bloomberg, aveva dettato condizioni ben precise: quartiere generale operativo della società risultante dalla fusione FCA-Renault a Parigi; dividendo straordinario per gli azionisti di Renault, seggio nel Cda per il governo e la garanzia che il numero uno del gruppo Jean-Dominique Senard diventasse AD del nuovo gruppo, mantenendo questa carica per almeno quattro anni.
Queste condizioni sono state già oggetto di incontri, avvenuti lo scorso fine settimana, tra il presidente di FCA John Elkhan e il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire.
Tuttavia, il timore degli industriali e dello Stato francesi è che FCA stia sottovalutando Renault e, anche, la partecipazione pari al 43,4% che il gruppo detiene nel suo partner giapponese Nissan.
Di qui, la richiesta di un dividendo straordinario che, secondo Reuters, dovrebbe attestarsi nel range compreso tra 250 e 500 milioni di euro.
In prima pagina oggi Il Sole 24 Ore riprende il dossier e scrive: Renault verso il sì all’offerta Fca.
Viene ribadita tuttavia, anche, la determinazione di Renault a rivedere i termini dell’accordo e a forzare i concambi.
“Secondo indiscrezioni raccolte dal Sole24 Ore, il gruppo francese avrebbe fatto trapelare che il via libera all’operazione sarebbe condizionato al riconoscimento di un maggior valore per Renault nell’ambito della fusione”. Insomma, si chiede una maggiore valorizzazione del gruppo francese, come ha auspicato di fare, con una lettera al cda, il fondo attivista francese Ciam.
Il fondo ritiene infatti che il progetto di fusione sottovaluti Renault al punto che, nella missiva, ha definito il matrimonio “un’acquisizione” e non una fusione alla pari.
“Siamo sorpresi della mancanza di un premio collegato a questa acquisizione e ci opporremo fermamente a questa presa di controllo opportunistica che non solo sottovaluta Renault ma in più non prevede alcun premio di controllo”.
Secondo il fondo attivista, l’operazione di merger assegnerebbe infatti “implicitamente un valore agli asset industriali della casa francese negativo per 3 miliardi di euro”.
Sempre stando a quanto riporta il quotidiano di Confindustria, Ciam sarebbe inoltre contrario al dividendo di 2,5 miliardi che Fca vorrebbe prima delle nozze, al fine di ridimensionare la capitalizzazione sui livelli di quella del partner francese.
“A nostro avviso questo dividendo non solo non dovrebbe essere pagato a Fca ma dovrebbe piuttosto essere versato agli azionisti di Renault assieme a una somma supplementare”.
C’è da dire che le trattative tra i due colossi dell’auto stanno risentendo molto anche delle proteste in corso in Francia in queste ore, esplose dopo la decisione del gigante americano General Electric di licenziare 1.044 dipendenti nel proprio sito di Belfort, nella Francia orientale.
Ai tempi dell’acquisizione del business di Alstom, nel 2015, GE aveva promesso infatti di tutelare i posti di lavoro. E invece no.
Di conseguenza, ha spiegato a Reuters una fonte vicina a Renault, “dopo i problemi con GE, il governo è determinato a ottenere accordi vincolanti sui posti di lavoro. E ce la farà”.
Altre tre fonti interpellate da Reuters hanno riportato infine che, nella giornata di ieri, i funzionari di Parigi hanno approvato un compromesso che permetterà al governo di occupare uno dei quattro seggi del cda a cui avrebbe diritto il gruppo francese (nella società risultante dalla fusione FCA-Renault), a fronte di altri quattro seggi che spetterebbero di diritto ai candidati di Fiat-Chrysler.