FCA: Marchionne deluso da debutto a Wall Street, torna spettro aumento di capitale e si guarda ad alleanze
La fiammante Ferrari F60 davanti al Nyse non ha scaldato gli investitori americani nel giorno del debutto di FCA, la nuova entità nata dalla fusione tra Fiat e Chrysler. Il titolo ha fatto il suo esordio a Wall Street con un calo dell’1% sotto la soglia dei 9 dollari dopo un balzo iniziale in area 9,50 dollari che aveva fatto ben sperare. Chiusura fiacca che si fa sentire oggi anche a Milano con il titolo Fca che a Milano cede lo 0,28% a 7,005 euro.
Nuovi bond o ricapitalizzazione, deciderà il board di fine mese
L’esordio sottotono, complice anche la concomitanza con il Columbus Day negli Stati Uniti, non ha mancato di contrariare il numero uno del Lingotto, Sergio Marchionne, alle prese con la necessità di reperire le risorse necessarie per finanziare l’ambizioso piano di crescita del gruppo automobilistico. Alla fine della prima giornata di contrattazioni Marchionne ha detto che FCA potrebbe emettere debito per contribuire a finanziare il nuovo piano di sviluppo oppure vendere azioni per resistere ad eventuali rallentamenti del mercato.
L’esordio sottotono, complice anche la concomitanza con il Columbus Day negli Stati Uniti, non ha mancato di contrariare il numero uno del Lingotto, Sergio Marchionne, alle prese con la necessità di reperire le risorse necessarie per finanziare l’ambizioso piano di crescita del gruppo automobilistico. Alla fine della prima giornata di contrattazioni Marchionne ha detto che FCA potrebbe emettere debito per contribuire a finanziare il nuovo piano di sviluppo oppure vendere azioni per resistere ad eventuali rallentamenti del mercato.
Marchionne ha fatto intendere che a decidere sulle modalità di reperimento risorse sarà il cda in programma a fine mese per approvare i conti del terzo trimestre. Board che potrebbe anche andare a rivedere al ribasso la guidance per l’intero 2014 rendendo quindi più pressante la necessità di nuove risorse.
“Confidiamo in una ripresa nelle prossime sedute in scia con una ripresa dei volumi – commenta Vincenzo Longo, market strategist di IG – . Il successo dello sbarco al NYSE è strategico per scongiurare definitivamente l’eventuale spettro di un aumento di capitale“.
Si guarda ad alleanze in Asia, spunta anche l’ipotesi Toyota
Dopo la fusione Fiat-Chrysler, il nuovo gruppo ambisce a raggiungere il target 7 milioni di veicoli venduti nel 2018 rispetto ai 4,5 milioni di fine 2013. Marchionne, arrivato al New York Stock Exchange a bordo di una Maserati quattroporte nera, ha detto che rimane positivo sulle prospettive di Fiat Chrysler per il resto dell’anno e ha aggiunto che non è troppo preoccupato dai problemi citati da GM e Ford nei mercati emergenti. “La posizione di Fiat Chrysler in Russia e in Brasile è diversa rispetto ai rivali più grandi”, ha detto il ceo.
Dopo la fusione Fiat-Chrysler, il nuovo gruppo ambisce a raggiungere il target 7 milioni di veicoli venduti nel 2018 rispetto ai 4,5 milioni di fine 2013. Marchionne, arrivato al New York Stock Exchange a bordo di una Maserati quattroporte nera, ha detto che rimane positivo sulle prospettive di Fiat Chrysler per il resto dell’anno e ha aggiunto che non è troppo preoccupato dai problemi citati da GM e Ford nei mercati emergenti. “La posizione di Fiat Chrysler in Russia e in Brasile è diversa rispetto ai rivali più grandi”, ha detto il ceo.
Sulla stampa italiana oggi torna in auge il tema delle alleanze, in particolare guardando all’Asia, il mercato dove il gruppo risulta più indietro rispetto alle altre big mondiali dell’auto. Rispetto alle voci (smentite) della scorsa estate circa possibili alleanze con partner europei quali Volkswagen e Peugeot, ora si guarda a ipotesi asiatiche quali Toyota e Honda che però non risultano essersi mai alleate con nessuno.
Intanto Fca conta di sfondare in Cina con l’obiettivo di vendere mezzo milione di Jeep entro il 2018 e aprirà il suo primo impianto cinese entro la fine del prossimo anno, seguito da un secondo nel 2016.