Euro/dollaro: Grecia porta volatilità ma Fed e non-farm payrolls hanno un peso maggiore
Il cambio euro/dollaro rimane in balia di ampie osillcazioni daily guidate da una crescente dose di nervosismo e incertezza ma senza trovare alcun elemento fondamentale che ne possa modificare la struttura laterale inaugurata nella prima settimana di marzo.
Per il trader indipendente Filippo Scimone ad alimentare l’agitazione “anche le alterne vicende della questione greca”. Nella seduta di venerdì voci, critiche, commenti e un fallimento completo dell’Eurogruppo hanno incrementato “il timore che la Grecia possa scientemente preferire la via del default come un’occasione di azzeramento catartico, con i debitori internazionali ed europei lasciati con il cerino in mano”. Il focus si sposta ora sulle prossime scadenze di pagamento di Atene, a cominciare da salari e pensioni e dalla restituzione di 200 milioni di euro al Fondo monetario internazionale. “Secondo un recente studio di Credit Suisse – riporta Scimone – la Grecia avrebbe liquidità sufficiente per le prossime settimane o addirittura fino a luglio, con la possibilità di onorare anche il pagamento all’Fmi della rata di prestito in scadenza il 12 maggio”. Un’ipotesi che conferma quante siano le incertezze dello scenario della crisi greca e quanto si stia giocando a carte scoperte.
Tuttavia, se la vicenda greca è apportatrice di volatilità, “la maggiore incertezza per gli operatori deriva soprattutto dalle future mosse della Fed e quindi dai due principali appuntamenti delle prossime settimane, il Comitato di politica monetaria (Fomc) di mercoledì 29 aprile e i non-farm payrolls dell’8 maggio. Sono abbastanza persuaso che questi due fatti fondamentali saranno in grado di mettere sotto pressione il range che perdura dal 18/03, anche se dalla riunione della Fed non ci si aspetta nessuna decisione, né è prevista la conferenza stampa del presidente Janet Yellen”.
Sarà in ogni caso un appuntamento fondamentale dopo la serie di dati economici deludenti pubblicati negli Stati Uniti: “Il mercato dovrà capire dalle poche righe dello statement se e in che misura il Fomc è preoccupato per i deboli dati rilasciati nelle ultime settimane e se, nell’ottica del Comitato di politica monetaria quella debolezza rientra o meno nel fisiologico rallentamento del primo trimestre dell’anno. I non-farm payrolls di venerdì 8 maggio potranno rappresentare la smentita o la conferma dei timori che eventualmente emergeranno nello statement. Se il mercato percepirà dallo statement una maggiore apprensione per tutte le variabili macroeconomiche e non solo per l’andamento dei prezzi, il dollaro potrebbe intensificare il suo ritracciamento short”.
“Quello che è certo – è il commento di Michael Hewson, chief market analyst di CMC Markets UK – è che la prospettiva di un rialzo dei tassi di interesse è stata messa da parte anche se alcuni membri del Fomc hanno cercato con le loro dichiarazioni di far credere che la possibilità di un rialzo a giugno non fosse del tutto esclusa”.
Dal punto di vista tecnico il range tra 1,1050 e 1,0500 subirà forti pressioni nelle prossime settimane. Riprende Scimone: “Il range, amplissimo, potrebbe essere sufficiente ad assorbire l’urto del Fomc e dei non-farm payrolls ma, secondo l’analisi tecnica, è in pericolo. A ridosso dei confini del range sono posizionati gli stop (specie quelli delle posizioni multiday) un’occasione che le mani forti probabilmente non si lasceranno sfuggire per ottenere un incremento della volatilità, sempre che i Comitato di politica monetaria e salariati non agricoli diano l’appiglio desiderato. Considerato il trend di fondo dell’euro, credo che allo stato prevalgano gli stop posizionati in prossimità del lato superiore del range: 1,1050, ripetutamente testato”.