Euro sprofonda ai minimi dal 2006 aspettando il QE, sullo sfondo il nodo Grecia
L’affondo di Mario Draghi verso un QE europeo su larga scala continua a farsi sentire sull’euro scivolato ai minimi a quasi 9 anni contro il dollaro scendendo di slancio sotto la soglia di 1,20. Le parole di Draghi hanno alimentato la speculazione circa un’imminente azione della Banca centrale europea che dovrebbe dare il via all’acquisto di titoli di Stato forse già nel primo meeting Bce del 2015, in programma il 22 gennaio.
Il cross euro/dollaro viaggia questa mattina a 1,194 dopo essere sceso fino a 1,1864, livello più basso dal marzo 2006. Negli ultimi 12 mesi la divisa comune europea ha ceduto oltre l’8% contro il dollaro.
Draghi accelera su QE, D-Day Bce il 22 gennaio
Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha affermato che l’Eurotower sta preparando nuove misure per modificare l’ampiezza, il ritmo e le caratteristiche dei mezzi a cui ricorrere per garantire la stabilità dei prezzi nella zona euro. “Il rischio per la stabilità dei prezzi è più alto di quanto non fosse sei mesi fa”, ha detto Draghi in un’intervista al quotidiano economico tedesco Handelsblatt. “Siamo preparati – ha aggiunto Draghi – per modificare le dimensioni, la velocità e la composizione delle nostre misure all’inizio del 2015 qualora fosse necessario”.
Voto Atene sullo sfondo, Berlino nega ipotesi Grexit
Sullo sfondo rimane aperta la delicata questione Grecia che tra qualche settimana (25 gennaio) andrà al voto con il possibile successo del partito anti-austerity Syriza. Il leader dell’opposizione greca, Alexis Tsipras, ha detto che il suo partito Syriza dirà fine all’austerità tedesca se vincerà le elezioni del 25 gennaio. La rivista Der Spiegel aveva scritto che Angela Merkel sarebbe pronta ad accettare un uscita della Grecia dall’euro, uno sviluppo di Berlino vedrebbe come “inevitabile e gestibile” se Syriza vince. L’esecutivo tedesco ha però ribadito di non aver cambiato idea sulla Grecia e si aspetta che Atene rispetti i piani concordati con i creditori internazionali anche in caso di vittoria della sinistra radicale alle elezioni.