Euro a record verso $1,20 dopo Draghi a Jackson Hole. Alert per chi fa trading sui bond
Euro in volata, balza fino a $1,1963, al record in due anni e mezzo, per l’effetto Draghi. Nel discorso tanto atteso a Jackson Hole, Draghi – così come prima di lui Janet Yellen – non ha fatto alcun riferimento al futuro della politica monetaria.
Non solo: no comment anche sul recente apprezzamento della moneta unica, che ha testato così il valore più alto dal gennaio del 2015.
Così ha commentato a Reuters il trend dell’euro Keith Lerner, responsabile strategist di mercato presso SunTrust Advisory Services, ad Atlanta:
“Gli investitori si erano interrogati sulla possibilità che Draghi si mostrasse contrario alla recente forza dell’euro, ma ciò non è avvenuto”.
Il Dollar Index è invece sceso fino a 92,424 dopo il discorso del numero uno della Federal Reserve, dopo aver testato un massimo fino a 93,440. Al momento, oscilla a 92,516.
Il rapporto dollaro-yen, in particolare, è sceso a JPY 109,09, contro i JPY 109,36 in media della scorsa settimana.
Tra le valute emergenti, il won coreano è salito fino a 1.120,24 per dollaro, nonostante la decisione di Pyongyang di lanciare nuovi test missilistici.
Ora che il meeting di Jackson Hole è alle spalle, gli investitori questa settimana si concentreranno soprattutto sui fattori che coinvolgeranno chi fa trading sui Treasuries e sul mercato dei debiti sovrani in generale.
Le aspettative sono per la presentazione, da parte del presidente americano Donald Trump, dei dettagli del bazooka fiscale che, secondo il suo consigliere economico più stretto, Gary Cohn, dovrebbero essere annunciati questa settimana.
Cohn – tra l’altro anche successore molto probabile di Janet Yellen – si è detto fiducioso che la riforma fiscale che Trump ha promesso nel periodo della campagna elettorale venga completata entro la fine di quest’anno.
Ma chi fa trading sui Treasuries presterà attenzione anche all’asta di domani, martedì 29 agosto, che avrà per oggetto titoli di Stato che scadono il 29 settembre, proprio la “deadline” entro cui il Congresso potrebbe decidere di dare o non dare ascolto al segretario al Tesoro Steven Mnuchin, in merito alla necessità di alzare il tetto sul debito Usa.
In attesa dei market mover, i tassi sui Treasuries a 10 anni salgono al 2,17% circa, dopo aver ceduto tre punti base nella sessione di venerdì. I rendimenti si avviano a riportare la seconda flessione mensile consecutiva. A tal proposito – anche se eventuali annunci di Trump sulla maxi riforma fiscale potrebbero cambiare le carte in tavola – JJ Kinahan, responsabile strategist di mercato presso TD Ameitrade, a Chicago, fa notare contattato anche lui da Reuters che, con i Treasuries a 10 anni che garantiscono un ritorno inferiore al 2,2%, gli investitori sono attratti più dall’azionario.
Occhio anche ai movimenti dei tassi in Eurozona, con i tassi sui Bund decennali stabili allo 0,39%, a fronte dei tassi sui BTP decennali in rialzo al 2,11%. Di conseguenza, lo spread Italia-Germania a 10 anni è poco mosso a 172 punti base circa.