L’euro balza sopra quota 1,37 dollari, Pechino protesta contro decreto Usa anti-yuan
Nuovi massimi a oltre tre settimane per l’euro nonostante il mancato nulla osta da parte del Parlamento slovacco al potenziamento del piano salva stati. Il cross euro/ha toccato quota 1,376 dollari, di slancio oltre i massimi di periodo toccati a inizio ottava (1,3699). Il parlamento slovacco potrebbe tornare a votare già domani con la maggioranza dimissionaria che si sta muovendo per trovare un accordo con l’opposizione per far passare il nuovo Efsf.
Ieri la troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo Monetario Internazionale) ha preannunciato il via libera al pagamento della nuova tranche di aiuti da 8 mld di euro il prossimo mese. Pagamento della nuova tranche che dovrà essere ratificato con il voto dell’Eurogruppo e del board del Fmi. Intanto oggi è attesa la presentazione la proposta di ricapitalizzazione delle banche da parte del presidente della commissione Ue, Jose Manuel Barroso.
Nuovamente ai ferri corti Cina e Stati Uniti con la guerra valutaria tornata calda dopo che al Senato Usa è stato approvato un disegno di legge volto a stimolare l’apprezzamento dello yuan a un ritmo più veloce prevedendo la possibilità di istituire dazi e sanzioni contro quei Paesi che mantengono la valuta sottovalutata per trarne vantaggio a livello di esportazioni. Il decreto deve passare ora al Congresso che è a maggioranza repubblicana rispetto alla maggioranza democratica che caratterizza ilo Senato. La reazione di Pechino non si è fatta attendere con la Banca Popolare Cinese (Pboc) che oggi ha fissato al ribasso il cross yuan/dollaro a 6,3598 rispetto ai 6,3483 della vigilia, movimento in direzione opposta rispetto all’apprezzamento graduale che sta caratterizzando lo yuan, ritenuto comunque insufficiente dagli Usa.
Una nota del ministero degli Esteri cinese ha invitato il governo e il Congresso Usa a opporsi all’utilizzo di una legislazione volta a comportare dei cambiamenti nella politica sul tasso di cambio dello yuan. Un portavoce del ministero degli esteri ha inoltre sottolineato che il provvedimento va contro le regole del Wto e non potrà comunque risolvere i problemi dell’economia statunitense.