ETF e fondi, matrimonio possibile
Sarà l’industria del risparmio gestito il prossimo volano degli ETF? La già forte penetrazione dei replicanti all’interno dei portafogli gestiti dai fondi potrebbe infatti avere un’ulteriore accelerazione con il successo che sta interessando i fondi Ucits III alternativi, fondi comuni che adottano strategie tipiche degli hedge fund ma che possono contare sulla maggiore trasparenza e liquidità offerte dal formato Ucits. La più recente ricerca condotta da Morningstar a fine 2009 sul rapporto fondi/ETF ha segnalato che quasi 900 fondi tra quelli distribuiti in Italia hanno ETF inseriti in portafoglio. Di questi un’ottantina sono domiciliati nel nostro Paese. Ad impiegare questi prodotti sono soprattutto i fund manager che investono sui Paesi emergenti, in particolare sull’area dell’Asia-Pacifico, I tracker più presenti nei portafogli sono quelli che investono su singoli mercati (ad esempio India e Cina), ma sono molto utilizzati anche quelli che hanno come benchmark l’Euro Stoxx 50, i replicanti specializzati sui panieri settoriali e gli Exchange traded commodities. E’ molto limitato invece l’uso dei cosiddetti Etf strutturati.
Le statistiche mostrano che gli ETF hanno tolto quote primariamente al mercato dei derivati, progressivamente sostituiti dai gestori, che trovano gli ETF più trasparenti, più liquidi e con costi competitivi. Le medesime motivazioni sono alla base dell’utilizzo degli ETF nel prodotto di risparmio gestito a maggior crescita negli ultimi mesi: i fondi multi manager alternativi armonizzati. Si tratta di fondi comuni che adottano strategie alternative tipiche degli hedge fund grazie alla maggiore flessibilità consentita dalla normativa Ucits nell’utilizzo di strumenti derivati. Un hedge fund può ad esempio replicare parzialmente o totalmente la sua strategia utilizzando però esclusivamente gli strumenti finanziari ammessi dalla normativa Ucits. Mentre è possibile l’utilizzo dei derivati, non è invece ammesso il ricorso allo short selling (vendita di titoli allo scoperto). In Italia, secondo dati di Mondohedge, i fondi questo tipo autorizzati al collocamento sono 134, più della metà di quelli operativi in tutta Europa, ma il successo è planetario. A giugno 2010, secondo dati Eurekahedge, gli asset investiti negli hedge funds Ucits è pari a quasi 100 miliardi di dollari, con un incremento del 15% rispetto a inizio anno, distribuiti su 980 fondi. Un caso emblematico in questo contesto è quello di un fondo presentato a giugno sul mercato italiano:il Legg Mason Permal Global Absolute Fund. Il fondo ha una strategia di investimento flessibile e può investire long e short in un ampio range di asset class focalizzandosi su ETF, fondi chiusi quotati, sui fondi aperti Ucits e Forex e può includere molteplici strumenti derivati.
Ebbene, il fondo detiene a oggi 20 posizioni, di cui le prime tre costituite da ETF, e gli stessi ETF rappresentano circa l’80% del portafoglio complessivo. I tracker sono utilizzati in particolare per la copertura del comparto del reddito fisso. Le prime tre posizioni in portafoglio, con quote del 10% circa ciascuno sono distribuite tra un ETF con esposizione su un paniere di bond societari e altri due ETF sul reddito fisso, in un caso in dollari, nell’altro in euro. Non sono tuttavia le uniche posizioni presenti. Con circa il 5% del portafoglio la quinta posizione è occupata dall’investimento in ETF su oro fisico.