Alla Fiera dell’Est Europa con in tasca gli ETF
Dopo il riscatto del 2010, quest’anno i Paesi dell’Est Europa cercano la conferma. Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca in particolare stanno beneficiando indubbiamente del traino che arriva dalla Germania, loro maggior partner commerciale. A riprova delle buone prospettive di crescita c’è stata la netta revisione al rialzo delle stime da parte del Fondo Monetario Internazionale che a giugno ha portato a +5,3% la previsione per il 2011, l’1,6% in più rispetto a quanto stimato solo 2 mesi prima. Di contro c’è stata una revisione al ribasso per il 2012 a +3,2%. Tra i fattori di criticità che potrebbero emergere ci sono indubbiamente le politiche monetarie restrittive necessarie per contenere le pressioni inflattive. E anche il rialzo dei tassi da parte della Bce potrebbe impattare nei prossimi trimestri sulle prospettive di crescita dei Paesi maggiormente dipendenti dalla Germania. “La crescita è vicina al potenziale e la domanda locale sta diventando un fattore di crescita più importante, preoccupazione principale è invece l’inflazione”, commenta Marcus Svedberg, capo economista di East Capital, società di gestione indipendente specializzata nei mercati finanziari dell’Est Europa.
Da inizio anno l’indice MSCI Emerging Markets Eastern Europe risulta in progresso di 11 punti percentuali, decisamente meglio del risicato +1,5% del più generico Msci Emerging Markets.
I fondi passivi per investire sugli emergenti dell’Est Europa
A Piazza Affari sono molteplici gli ETF che permettono di prendere posizione sui mercati emergenti dell’Est Europa. L’iShares Msci Eastern Europe 10/40 (TER dello 0,74%) è esposto in mercati quali Russia, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia. In questo fondo passivo nessun titolo può superare il 10% del totale, mentre quelle comprese tra il 5 e il 10% non devono rappresentare oltre il 40% del totale. Meccanismo studiato al fine di diminuire la dipendenza da singoli titoli e quindi aumentare la diversificazione dell’indice. Spicca la prevalenza del mercato russo e di conseguenza dei titoli energetici. L’Amundi ETF Msci Eastern Europe Ex Russia (TER dello 0,45%) esclude invece proprio il mercato russo. Struttura simile per il Lyxor ETF Eastern Europe (TER dello 0,5%) che va a replicare il CECE Composite Index, composto da una trentina di azioni di società costituite in Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. Infine, differente collocazione per l’ETF Market Access South-East Europe Traded Index (TER dello 0,8%) che consente un’esposizione alle principali società quotate sulle borse di Bulgaria, Croazia, Romania, Serbia e Slovenia.
Non solo Est Europa con i replicanti sull’area Emea
Est Europa, ma non solo. L’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) include anche importanti mercati come il Sudafrica, la Turchia, nonché i Paesi del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale. In Italia sono presenti due strumenti legati all’area Emea: il Cs ETF (IE) On Msci Em Emea replica l’andamento dell’indice Msci EMEA Emerging Markets Total Return; stesso sottostante per il db X-Trackers Msci Em Emea Trn Index ETF. L’indice MSCI Em Emea attualmente vede il Sudafrica avere maggior peso (39,46%), seguito da Russia (36,56%), Polonia (9,34%) e Turchia (7,56%), pesi di circa il 2% per Egitto, Repubblica Ceca e Ungheria, infine il Marocco con lo 0,86%.
Volgendo lo sguardo a Londra, a fine giugno ha debuttato il FTSE Emerging EMEA 40 Source ETF, fondo creato da Source in collaborazione con Bank of America Merrill Lynch e concepito per offrire un’esposizione efficiente ai paesi emergenti dell’area Emea. L’indice FTSE EMEA Emerging 40 comprende i 40 titoli principali e maggiormente liquidi dell’area. Attualmente i pesi principali sono costituiti da Sudafrica (29%), Russia (28%), Polonia (16%), Turchia (11%), Ungheria (7%) e Repubblica Ceca (7%). In seguito potranno essere inclusi altri paesi quali Egitto, Israele, Marocco ed Emirati Arabi Uniti.