Eni: prevista al 2016 produzione oltre il 4%, programmati 56,8 miliardi di investimenti
Eni protagonista indiscussa della giornata. Dopo la comunicazione dei conti 2012 e dopo l’importante cessione del 20% dell’Area 4 in Mozambico alla cinese Cnpc, il Cane a sei zampe, nella persona dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, ha presentato oggi alla comunità finanziaria londinese il piano strategico del gruppo petrolifero per il periodo 2013-2016.
Exploration & Production
Il Cane a sei zampe punta ad una crescita superiore al 4% medio annuo della produzione di idrocarburi al 2016 (nel precedente piano era prevista una crescita del 3%).I progetti che entreranno in produzione nel periodo del piano strategico aggiungeranno più di 700 mila barili al giorno di produzione entro il 2016: l’80% di questa nuova produzione verrà da progetti giant, mentre il 40% da ulteriori fasi di sviluppo di giacimenti già in produzione.
Gas & Power
Le prospettive per il mercato del gas, in particolare in Italia, rimangono difficili, spiega la società, soprattutto a causa del contesto macroeconomico che continua a essere debole. Di conseguenza, sul mercato italiano persiste un eccesso di offerta, dovuto anche a una mancanza di capacità fisica di esportazione che permetta un flusso verso l’estero dei consistenti volumi di gas acquistati e trasportati in Italia grazie a contratti di fornitura “take or pay”. In tale contesto, Eni sta rinegoziando la quasi totalità del suo portafoglio di contratti di fornitura. L’Ebitda proforma adjusted atteso a fine piano sarà pari a circa 1,5 miliardi di euro.
Refining & Marketing
Nella raffinazione, Eni aumenterà la flessibilità dei suoi impianti, ottimizzando i cicli di produzione, riducendo i costi e sfruttando le sue tecnologie proprietarie. Un progetto chiave sarà la conversione della raffineria di Venezia in una bio-raffineria, che consentirà di recuperare redditività. Eni punta al miglioramento del risultato operativo (Ebit) di oltre 500 milioni di euro al 2016.
La chimica
Lo scenario per la chimica di base in Europa è caratterizzato da una crescente pressione sui prezzi. La strategia di Eni sarà focalizzata su una maggiore esposizione nei segmenti ad alto valore aggiunto e nei mercati in espansione. Anche escludendo qualsiasi miglioramento dello scenario, il Cane a sei zampe conta di raggiungere il break-even entro la fine del periodo previsto dal piano strategico, grazie a ulteriori razionalizzazioni e integrazioni, riposizionando il portafoglio su segmenti ad alto valore aggiunto e riposizionandosi sui mercati in espansione. Il nuovo piano aumenterà il target di Eni di oltre 400 milioni entro il 2015 a circa 500 milioni entro il 2016.
Debito, investimenti e cessioni
A livello di indebitamento, la società di San Donato Milanese prevede di mantenere il leverage all’interno di una forchetta tra il 10 e il 30%, usando questa flessibilità per assorbire le fluttuazioni temporanee del prezzo del petrolio, dei mercati e dei propri risultati di business. Inoltre, l’azienda ha in programma 56,8 miliardi di investimenti per il periodo 2013-2016, con un incremento a parità di cambio euro/dollaro di circa 1,6 miliardi rispetto al periodo del piano precedente. L’incremento è in gran parte legato alle nuove opportunità di crescita di E&P, tra cui il Mozambico. Il piano di investimenti sarà sostenuto da una forte generazione di cassa, intorno ai 20 miliardi all’anno nel periodo di piano, guidata dall’incremento della produzione E&P, il recupero graduale nelle nostre attività middle e downstream, oltre 10 miliardi di dismissioni, comprese quelle di Galp e Snam, e a un riequilibrio del portafoglio E&P.
Dividendo e buybuck
Eni intende adottare una nuova politica di remunerazione degli azionisti, che prevede il ricorso alla distribuzione di un dividendo progressivo e un nuovo programma di buyback. Secondo questa policy e le previsioni del gruppo per il 2013, il Cda del gruppo petrolifero intende proporre un dividendo di 1,10, con un incremento di circa il 2% rispetto al 2012. Il programma di buyback sarà messo in atto a discrezione del management e solo al verificarsi di alcune condizioni. Queste includono, tra le altre cose, il mantenimento di un leverage ben al di sotto del limite massimo del 30% e una copertura totale degli investimenti e dei dividendi durante il periodo del piano strategico.