Eni: operazione Norvegia promossa dagli analisti, però aumenta l’esposizione a umore del petrolio
Importante acquisizione in Norvegia per Eni. Il colosso del Cane a sei zampe, attraverso la controllata Vår Energi AS (posseduta da Eni e HitecVision) ha firmato un accordo per l’acquisizione degli asset upstream di ExxonMobil presenti in Norvegia. L’acquisizione riguarda quote di partecipazione in oltre 20 giacimenti produttivi, operati principalmente da Equinor, tra cui Grane, Snorre, Ormen Lange, Statfjord e Fram, per una produzione di spettanza di circa 150.000 barili di petrolio equivalenti al giorno (boepd) nel 2019. Il corrispettivo della transazione ammonta a 4,5 miliardi di dollari.
Vår Energi diventerà la seconda più grande compagnia E&P in Norvegia dopo Equinor, con riserve e risorse totali pari a circa 1,9 miliardi di boe. La produzione totale stimata sarà di circa 300.000 boepd nel 2019, e di oltre 350.000 boepd nel 2023, grazie agli investimenti di circa 7 miliardi di USD che l’azienda ha previsto di stanziare nel periodo 2020-2023 per lo sviluppo di progetti come Johan Castberg, Balder X e Grand.
L’operazione verrà finanziata da Var Energi interamente tramite cassa e linee di credito esistenti.
Equita vede 4 motivi strategici dietro l’operazione Eni
Gli analisti di Equita, che hanno rating Buy su Eni con target price a 20 euro, ritengono che l’operazione abbia un senso strategico per Eni per 4 motivi: in primo luogo le sinergie di costo commerciali e logistiche (non pubblicamente quantificate da ENI); secondo, l’efficientamento della posizione fiscale in Norvegia dove la tassazione sulle attività upstream raggiungono il 90% di aliquota, permettendo un credito rilevante sugli investimenti; terzo, il miglior profilo di rischio geografico del portafoglio; infine, una migliore posizione negoziale nei confronti del governo e i sindacati. Le riserve 2P acquisite ammonterebbero a 540 mln di boe a fine 2018, per un prezzo pagato pari a $8.3/bbl ovvero circa il 20% a sconto rispetto alla media delle operazioni nel upstream.
Equita ritiene che l’operazione possa essere accrescitiva in termini di utili in un range compreso fra il 3% e il 6%. Nel 2019 Var Energi ha pagato ad ENI $1.2 mld di dividendi. Post operazione calcoliamo un potenziale maggior dividendo da Var Energi tra 100 e 300 mln in un range di Brent di $60-70/bbl. “L’operazione non modifica l’indebitamento e il gearing di bilancio di ENI – aggiunge Equita – e riteniamo che possa avere effetti positivi sul titolo anche se non della stessa entità dell’accrescimento degli utili in quanto aggiunge un maggior elemento di volatilità (negli utili) incrementando l’esposizione al prezzo del greggio“.