Notizie Notizie Italia Eni: Ares primo azionista di Plenitude con il 20%. Occhi sui prezzi di Oil&Gas

Eni: Ares primo azionista di Plenitude con il 20%. Occhi sui prezzi di Oil&Gas

23 Giugno 2025 10:17

Nuova alleanza satellitare per Eni che ha venduto il 20% di Plenitude ad Ares Management per 2 miliardi. Complice questo piazzamento che valorizza il business delle rinnovabili e le tensioni sul mercato dell’energia a causa del conflitto in Medio Oriente e del coinvolgimento degli Usa, il Cane a sei zampe ha aperto la seduta in rialzo dello 0,29% a14,45 euro in una Piazza Affari negativa.

Per Equita Eni, con Tenaris, è uno dei titoli positivamente esposto ai prezzi del gas e del petrolio. Mentre Barclays enfatizza i grandi progressi tecnologici del gruppo. Prospettive fosche di Goldman Sachs sui prezzi.

L’operazione

La società delle rinnovabili di Eni, Plenitude, avrà quindi un nuovo azionista di minoranza. Il fondo Ares è entrato col 20% nel capitale della controllata di Eni, dove è già presente il fondo Eip (Energy Infrastructure Partners), che con una doppia operazione si è portato al 10%. A conti fatti, dunque, Ares diventa così il primo azionista di minoranza della società. L’accordo è stato firmato lunedì 22 giugno ed Eni, che mantiene il 70% della società,  è stata affiancata dall’advisor finanziario Mediobanca. Sulla base del controvalore di circa 2 miliardi di euro, l’ ìequity value della società è 10 miliardi di euro, corrispondente a un enterprise value di oltre 12 miliardi di euro.


“L’operazione – spiegano dalla controllata di Eni – permette di consolidare ulteriormente il valore di mercato di Plenitude, a conferma della solidità del modello di business della società che integra produzione da fonti rinnovabili, vendita di energia e servizi energetici a famiglie e ad imprese, e soluzioni di ricarica per la mobilità elettrica”.
“L’accordo annunciato oggi – spiega Francesco Gattei, chief transition & financial Officer di Eni – conferma la grande attrattività del modello di business di Plenitude, una delle nostre società satellite costituita pochi anni fa per valorizzare al meglio una parte dei nostri asset a elevato potenziale, creare sempre più valore e contribuire ai nostri obiettivi di azzeramento netto delle emissioni Scope 3. Accogliamo oggi un nuovo partner internazionale di primo piano che accompagnerà Plenitude nella sua importante crescita futura”.

Un sostegno per il titolo, secondo Equita: “Riteniamo che la valorizzazione di Plenitude abbia risvolti positivi per il titolo in quanto permette di far emergere ulteriore valore in uno dei satelliti di Eni”, commentano gli analisti ricordando che nel 2025 Plenitude ha un outlook  ebitda sopra 1,1 miliardi e un target al al 2028 a 1,9 miliardi grazie all’incremento della capacità produttiva sulle rinnovabili e alla rete di ricarica.

“Oggi viene nuovamente riconosciuta la qualità del nostro approccio, che coniuga sostenibilità economica e ambientale in un modello di business integrato e proiettato al futuro del mondo dell’energia. Ares, con il suo ingresso nella società, mette in risalto la progressione del valore di Plenitude e diventa parte del nostro percorso di crescita che, giorno dopo giorno, realizziamo con tenacia e convinzione”, aggiunge  l’ad di Plenitude Stefano Goberti.

Eni e il conflitto in Iran

Secondo Equita, il prezzo del Brent ha raggiunto il livello massimo degli ultimi 5 mesi sulla scia dell’intervento Usa in Iran e alla luce delle possibili ritorsioni. Il rischio di un conflitto con l’Iran riguarda l’eventuale scenario di blocco (temporaneo) dei transiti dallo stretto di Hormuz da dove passano 21 mbg di greggio (20% della produzione globale) sebbene 6-7 mbg siano ridirezionabili via pipeline. “I fondamentali di domanda e offerta restano al momento sotto controllo grazie ai rialzi produttivi annunciati dall’Opec”, ma lo scenario è i divenire e i “titoli preferiti nel settore direttamente e indirettamente esposti al prezzo del Brent e del gas sono Eni e Tenaris. La nostra ipotesi di Brent sul 2025 è al momento pari a 70 dollari al barile.

Il fronte Tech di Eni: la view di Barclays

Buone notizie anche sul fronte tecnologico. Secondo Barclays, gli investimenti in infrastrutture e tecnologie energetiche di nuova generazione sono fondamentali per la redditività e la transizione a lungo termine delle principali aziende energetiche. Il recente evento Eni Next Technology di Eni ha evidenziato i progressi dell’azienda in questo ambito. “In particolare,  la strategia di transizione e trasformazione di Eni, nonché la sua volontà di sfidare i modelli convenzionali, sta producendo cambiamenti concreti. La tecnologia e gli investimenti in infrastrutture energetiche di nuova generazione sono al centro di questi cambiamenti. La produzione upstream del gruppo dovrebbe crescere del 2-3%, un risultato impressionante, ma ciò riguarda anche il miglioramento del margine al barile e un downstream più redditizio, trainato dal miglioramento tecnologico. Questi fattori combinati dovrebbero generare una crescita prevista del 10% del cash flow operativo nel decennio, secondo il piano industriale di Eni”.

Prospettive oil a tinte fosche

Da inizio mese il WTI ha guadagnato oltre il 23%, segnando il miglior rialzo mensile dal novembre 2020. I prezzi si avvicinano nuovamente all’area di resistenza compresa tra 78 e 80 dollari al barile – la stessa che aveva arginato gli slanci successivi all’attacco iraniano del 1° ottobre e, più recentemente, a quello del 13 giugno. “Nonostante l’inasprimento delle tensioni – spiega eToro –  l’Iran ha proseguito le esportazioni, raggiungendo 2,2 milioni di barili al giorno: il livello più alto delle ultime cinque settimane. Ma il catalizzatore è arrivato dagli Stati Uniti – non solo per il coinvolgimento diretto nel conflitto, ma soprattutto per il dato sulle scorte, che ha mostrato il maggiore prelievo settimanale da un anno. A contenere la speculazione rialzista contribuisce tuttavia una consapevolezza ben radicata tra gli operatori: con l’OPEC ancora al di sotto del potenziale produttivo, eventuali tagli alle forniture iraniane restano gestibili. Tutti gli occhi sono puntati sullo Stretto di Hormuz, ma per ora la tensione resta incanalata. Alta, ma non esplosiva”.

Meno ottimista Goldman Sachs che parla di “possibili picchi significativi del petrolio e del gas naturale”. La banca d’affari ha stimato che il greggio Brent potrebbe raggiungere brevemente i 110 dollari al barile se i flussi di petrolio attraverso la via d’acqua critica venissero dimezzati per un mese e rimanessero bassi del 10% per i successivi 11 mesi. I prezzi poi si modereranno, con il Brent che si attesterà in media sui 95 dollari al barile nel quarto trimestre del 2025.