Eni: analisti tutti d’accordo sui conti. Le rivoluzioni in Nord Africa scaldano il petrolio
Prima parte della mattinata borsistica senza spunti con i principali indici europei che non decollano. A Milano l’indice Ftse Mib segna un progresso dello 0,09% a 23.189 punti, mentre a Londra il Ftse è sostanzialmente piatto (-0,02%). Senza spunti la piazza parigina dove il Cac 40 lascia sul terreno lo 0,03%, in sostanziale parità anche Francoforte (+0,04%). Rialzo più sostenuto per Amsterdam (+0,39%), per la piazza spagnola (+0,19%) e per quella di Lisbona (+0,13%). Piazza Affari è in balia della volatilità sul settore delle banche. E anche l’andamento di Eni non aiuta. A San Donato i conti sono tornati, ma il titolo del Cane a sei zampe va giù in Borsa: cede lo 0,65% a 18,3 euro. Questa mattina Gazprom ha fatto quadrato: ha siglato l’accordo con Eni per acquistare gas che sarà prodotto dai giacimenti siberiani da SeverEnergia, partecipata da Gazprom, Eni ed Enel.
Un’intesa che era nell’aria: ieri Eni aveva, infatti, anticipato che la firma dell’accordo sarebbe stato finalizzata entro il 28 febbraio. A riportare alta l’attenzione sul gruppo italiano è stato in realtà l’appuntamento dei conti. Dopo la battuta d’arresto del 2009, vero annus horribilis per tutta l’industria petrolifera, l’utile di Eni è tornato a correre. Il Cane a sei zampe ha archiviato il 2010 con una crescita del risultato netto del 44,7% a 6,32 miliardi, di cui 0,55 miliardi nel quarto trimestre (+40,2%), e ha confermato il dividendo per il 2010 al livello di un euro, così come nel 2009, di cui 0,50 centesimi già distribuiti come acconto. Eni conta di togliersi entro la fine dell’anno la vera spina nel fianco del bilancio 2010: quei contratti take-or-pay che l’hanno obbligata a pagare anche il gas non ritirato, con un impatto negativo sui conti del 2010 per 937 milioni di euro. Per il 2011, l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni ha previsto valori “significativamente più bassi di questi, come risultato della crescita del mercato e della nostra quota di mercato”, oltre che della rinegoziazione di tali contratti, ben avviata con l’algerina Sonatrach e la russa Gazprom, e che dovrebbe chiudersi entro la fine dell’anno.
Per l’anno in corso, spiega però la società, l’outlook si presenta ancora caratterizzato da incertezza e volatilità, sebbene in un quadro di progressivo rafforzamento dell’attività economica globale: le stime di Eni parlano di un prezzo medio del barile di Brent a 70 dollari, con una crescita della produzione dell’1,1%, mentre quelle di gas dovrebbero rimanere almeno pari al livello del 2010, anche a causa di un mercato europeo del metano dove la contenuta domanda non è in grado di assorbire l’eccesso di offerta esistente. Nelle sale operative però guardano con favore a Eni. “E’ solo sell on news sul titolo oggi, le tensioni sui prezzi del petrolio giocheranno a favore del gruppo”, ripetono come una litania diversi operatori. Anche tra gli analisti i dubbi sono pochi. “Abbiamo alzato le stime di utile per azione del 6% nel 2011 a 2,22 a fronte di un consensus che indica 2,15, di cui 1-2% a parità di assunzioni sul oil price e 4-5% grazie all’assunzione di un oil price a 90 dollari da 85”, commentano oggi gli analisti di Equita che hanno confermato il rating buy con target a 21,9 euro. “Pensiamo che il titolo possa continuare a performare alla luce di aggiornamenti sulla dividend policy attesa nella strategy presentation, un consensus che potrebbe essere rivisto di un +4-5%, indicazioni che la G&P possa avere raggiunto il bottom e multipli interessanti circa 8,2 volte il PE 2011”, aggiunge il broker.
Secondo gli analisti finanziari di Intermonte, che hanno alzato il target price su Eni a 21 euro da 20, confermando il rating outperform, i risultati firmati da Eni sono stati buoni. “Con i prezzi del greggio che stanno flirtando di nuovo con la soglia dei 100 dollari al barile, Eni ha finalmente iniziato il ra-rating nelle ultime settimane, guadagnando circa il 12% dall’inizio dell’anno”, segnalano alla sim milanese. “Nonostante le preoccupazioni sulla profittabilità della divisione downstream, siamo convinti che stia diventando sempre più difficile per il mercato ignorare il valore fondamentale di Eni in uno scenario bullish del prezzo dell’oro nero”. Che la situazione sul fronte oil sia incandescente è evidente da qualche settimana. Il petrolio è salito ieri a New York, dopo i dati sulle scorte del Dipartimento dell’Energia e le indiscrezioni secondo le quali due navi da guerra iraniane si starebbero muovendo verso il canale di Suez in direzione Siria.
Stamattina dal Medio Oriente si è alzato ancora il vento della rivoluzione che sfida il regime di Gheddafi. Oggi in Libia è stata annunciata la giornata della collera. Gli oppositori del regime di Muammar Gheddafi hanno lanciato un appello a manifestare in tutta la Libia, ma gli elementi di dissuasione messi in campo dal governo sono molteplici, e gli scontri ad Al Beida, terza città nel Paese, dove nella notte ci sarebbero stati diversi morti, evocano il rischio di un duro confronto. Le organizzazioni dei diritti umani hanno messo in guardia contro i rischi di una dura repressione da parte delle forze dell’ordine, in un Paese che è poco abituato alla libera espressione del malcontento popolare. La reazione delle forze di sicurezza libica, secondo quanto riportano siti di opposizione questa mattina, si è fatta sentire anche nella nottata, soprattutto nell’est del Paese e a Beida dove ci sarebbero stati tra i “9 ed i 13 morti fra i manifestanti”, dopo l’intervento delle forze dell’ordine, che avrebbero messo in campo anche gli elicotteri, che avrebbero poi fatto fuoco.