Notizie Notizie Italia Enel sotto fuoco vendite (-4%), il più grande fondo pensione al mondo medita uscita per nodo phase out dal carbone

Enel sotto fuoco vendite (-4%), il più grande fondo pensione al mondo medita uscita per nodo phase out dal carbone

14 Maggio 2020 14:50

Momento difficile in Borsa per Enel, peso massimo del Ftse Mib con oltre 60 mld di euro di capitalizzazione. Rispetto ai livelli del 14 aprile scorso il titolo ha ceduto oltre il 10 per cento (circa il doppio rispetto al -5% circa del Ftse Mib nell’ultimo mese) e i solidi riscontri trimestrali non sono bastati a invertire il trend discendente.

Enel, titolo di maggior peso di tutto il listino milanese, viaggia anche oggi in deciso calo ed è arrivato a cedere il 4,4% a 5,76 euro dopo il calo di quasi il 2% della vigilia. Il titolo della maggiore utility italiana è così sceso ampiamente sotto il muro dei 6 euro, sui minimi a quasi due mesi. Dai massimi assoluti del 19 febbraio a 8,61 euro, Enel ha perso il 33% del proprio valore.

L’avvertimento del fondo sovrano della Norvegia

In queste ultime due sedute la debolezza del titolo è dettata da un umore negativo di tutto il mercato ma anche dalle possibili mosse del Fondo sovrano della Norvegia, il più grande del mondo, con mille miliardi di dollari in gestione, che ha annunciato di aver messo sotto osservazione alcune società, fra cui proprio Enel (le altre sono  HP , Uniper e Vistra Energy). Obiettivo una loro possibile esclusione dal portafoglio del fondo, se non affronteranno il tema dell’utilizzo o della produzione di carbone.

Un giro di vite intrapreso da tempo dal fondo e che ha portato Oslo a cedere quote di cinque società: oltre a Glencore e ad AngloAmericana, anche l’utility tedesca RWE, la danese AGL Energy e il gruppo sudafricano Sasol. Enel possiede tuttora molte centrali a carbone, in gran parte in Italia e il fondo norvegese è uno dei maggiori azionisti del gruppo italiano, con una quota del 2,13% a fine 2019, del valore di 1,7 miliardi di dollari. Lo scorso anno il Parlamento norvegese ha approvato regole più stringenti: se il fondo sovrano in precedenza doveva mettere al bando le società con oltre il 30% delle entrate o delle operazioni legate al combustibile fossile, ora nella lista nera finisce anche chi produce più di 20 milioni di tonnellate l’anno di carbone termico o possiede una capacità di generazione a carbone superiore a 10mila MW.

Enel e l’imperativo di un phase out dal carbone 

Qui nascono i guai per Enel. Il gruppo guidato da Francesco Starace, primo produttore privato al mondo di energia rinnovabile, impegnato al phase out totale del carbone, nel primo trimestre aveva ancora una capacità a carbone installata di 11,7 Gigawatt. Nel suo piano industriale Enel prevede una discesa a 6,6 GW entro il 2022, che dovrebbe soddisfare Oslo e in merito alle centrali italiane, ha chiesto la Valutazione di impatto ambientale (Via) per riconvertire a gas l’impianto di Brindisi, mentre l’iter autorizzativo è già avviato per le centrali di La Spezia, Fusina e Civitavecchia.

Il ceo di Enel, Francesco Starace, in un’intervista concessa a Bloomberg TV dopo i conti del primo trimestre 2020, ha affermato che non vede il settore delle utility ridimensionare gli investimenti in nuovi progetti nelle energie rinnovabili. “Non ci aspettiamo un restringimento, ma piuttosto un’accelerazione nel direzione del finanziamento dell’energia green”. Mosse che permetteranno ad Enel con tutta probabilità di non venire esclusa dal portafoglio del Fondo norvegese.

I numeri del primo trimestre e il consensus degli analisti

L’utile netto di Enel è salito nei primi tre mesi dell’anno per Enel con un + 10,5% a 1.281 milioni di euro contro i 1.159 milioni di euro del primo trimestre 2019, mentre i ricavi calano del 12,2% a 19.985 milioni di euro contro i 22.755 milioni di euro nel primo trimestre 2019. Confermata la guidance 2020-22 ma nessun target specifico per il 2020 a causa delle numerose incertezze sugli effetti COVID, currency e one-offs. Inoltre, Enel ha indicato che non vede ragioni per cambiare la sua politica dei dividendi.

In generale il consensus degli analisti raccolto da Bloomberg indica su Enel una larga maggioranza di Buy, pari all’80%, con il 16,7% che è Hold e solo il 3,3% che dice Sell. Il prezzo obiettivo medio è di 7,54 euro, ossia il 30% sopra i livelli attuali.