Enel, si stringono i tempi per la conquista di Endesa
Enel, insieme con gli alleati di Acciona, accelera i tempi dell’offerta su Endesa. Si accavallano questa mattina le indiscrezioni di stampa sull’operazione, dopo che pare che ieri, in anticipo rispetto a quanto previsto, si sia riunito il consiglio di amministrazione di Enel per dare mandato al proprio amministratore delegato, Fulvio Conti, di procedere al lancio del’Offerta pubblica di acquisto (Opa) sulla utility spagnola. Dalla società elettrica italiana non è giunta alcuna nota di conferma o di smentita, ma ciò che appare ormai quasi certo è che l’Opa dovrebbe avvenire a un prezzo di almeno 41 euro per azione (cui si potrebbero aggiungere gli interessi calcolati sull’Euribor a 3 mesi, una volta detratti gli eventuali dividendi distribuiti da Endesa). Il prospetto di offerta potrebbe essere consegnato già domani, in attesa che nel frattempo arrivi dalla Cnmv, la Consob spagnola, la dichiarazione formale del fallimento dell’Opa dei tedeschi di E.On, i quali si sono recentemente ritirati dalla corsa per la conquista della utility iberica.
In particolare, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, per mettere in atto l’operazione e dunque per reperire il denaro necessario al lancio dell’Opa sulle azioni targate Endesa, il gruppo italiano avrebbe deciso di stipulare una linea sindacata dell’importo complessivo di 35 miliardi di euro, utilizzabile da parte dell’Enel e della controllata Enel finance international (Efi), che sarebbe suddivisa in tre tranche: 10 miliardi di euro a un anno con opzione di ulteriori 18 mesi; 15 miliardi a 3 anni; 10 miliardi a 5 anni. Inoltre sarebbero previsti il rinnovo del programma di emissione Medium term notes, che vede quali emittenti Enel ed Efi, elevandone l’importo da 10 a 25 miliardi di euro, nonché l’emissione, da parte del gruppo guidato da Fulvio Conti, di uno o più prestiti obbligazionari, per un controvalore di circa 5 miliardi di euro. Va tuttavia precisato che Conti aveva garantito che l’impegno finanziario richiesto dall’Opa, per quanto oneroso, non avrebbe condotto a una revisione del piano complessivo pluriennale di investimenti in Italia e all’estero.