Endesa, E.On non molla la presa
Gli spagnoli frappongono nuovi ostacoli alla corsa di E.On per la conquista di Endesa. E’ di ieri infatti la notizia che l’Autorità di Borsa spagnola (che ha un ruolo analogo alla nostra Consob) ha bloccato sia la richiesta del gruppo tedesco di potere migliorare la sua offerta di 38,75 euro per ogni azione Endesa, sia quella di acquistare azioni al di fuori del meccanismo di Opa tuttora in corso (si chiuderà il prossimo 29 marzo). Nei giorni scorsi a scombinare i piani di E.On c’è stato l’ingresso nella partita per Endesa dell’italiana Enel, che ha acquistato il 9,99% di Endesa assicurandosi attraverso operazioni sui derivati un ulteriore 12%, salendo così a un totale di circa il 22% all’interno dell’azionariato.
Ma la tedesca E.On non molla l’osso (“Abbiamo una strategia chiara per il futuro nel quale Endesa potrà sviluppare con successo la sua attività sui mercati”) e soprattutto non svela le sue carte nell’intricato risiko dell’energia che ha accelerato dopo il blitz a sorpresa di Enel su Endesa. Nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina per la presentazione dei dati di bilancio, il management del gruppo tedesco non ha voluto commentare le indiscrezioni secondo le quali sarebbe interessata a entrare nel capitale di Enel per ostacolare la società guidata da Fulvio Conti nella partita su Endesa. “Finora abbiamo evitato qualsiasi commento su questa ipotesi e non cambieremo posizione ora”, si è limitato a dire l’amministratore delegato di E.On, Wulf Bernotat, in un primo momento. Tuttavia, Bernotat, qualche minuto dopo, ha fatto sapere che il suo gruppo vorrebbe avviare delle trattative con Enel per discutere di che ne sarà nel futuro della quota in Endesa detenuta dalla società italiana. Non solo, ma l’a.d. del gruppo tedesco si è anche lasciato sfuggire che al momento E.On non ha (ancora?) acquistato alcuna azione Enel.
Da segnalare infine che Endesa ha annunciato di avere annullato la convocazione della propria assemblea straordinaria fissata per il 20 marzo per la modifica del tetto del 10% ai diritti di voto nel gruppo spagnolo che era stata chiesta dai tedeschi. Dopo la rinuncia di E.On alla rimozione del tetto, non ci sarebbe infatti più alcun motivo per convocare i soci.