Elon Musk: basta Wall Street per Tesla. La grande scommessa: lanciare più grande leveraged buyout della storia
Elon Musk spiazza di nuovo Wall Street e i mercati globali, stavolta con un annuncio shock sul futuro di Tesla: in un post su Twitter, l’eclettico AD che ha fondato il colosso delle auto elettriche parla della sua intenzione di rendere il gruppo privato, dunque di ritirarlo da Wall Street. Una operazione, scrive Bloomberg, che si confermerebbe la principale operazione di leveraged buyout della storia. Il dossier è sul tavolo, e la prova non è solo nel tweet di Musk.
Arriva la nota della società:
“Elon Musk ha avviato una discussione con il cda riguardo all’opzione di rendere la società privata. Ciò include la discussione su come il rendere privato il gruppo possa soddisfare nel modo migliore gli interessi di lungo termine di Tesla e su come finanziare il piano. Il cda si è riunito diverse volte nel corso dell’ultima settimana, e sta compiendo i passi successivi per valutare (la questione)”.
Su Twitter, Musk ieri aveva scritto chiaramente riguardo all’intenzione di “rendere Tesla privata a 420 dollari” per azione, per un valore totale di $82 miliardi. Il titolo ha reagito positivamente alla notizia, chiudendo la sessione della vigilia in rialzo dell’11%, a $379,57.
Tuttavia un articolo di Reuters segnala lo scetticismo di banchieri e analisti, che segnalano le difficoltà del piano per il suo ceo.
Il patrimonio netto di Musk, infatti, è valutato da Forbes $22 miliardi: cifra indubbiamente molto alta, ma non tanto da assicurare la realizzazione del progetto. Visto che Tesla non versa neanche in una condizione di redditività, Elon Musk dovrebbe raccogliere finanziamenti attraverso l’emissione di azioni e debito.
“La società ha un flusso di cassa negativo”, ha commentato, intervistato da Reuters, Steven Kaplan, professore dell’Università di Chicago che si occupa di private equity. E trovare fondi di eventuali soci o di banche è la chiave per far diventare privata una società. Quando nel 2013 Michael Dell decise di rendere privata la sua Dell con una operazione da $24,9 miliardi, trovò sostegno nella società di buyout Silver Lake, che contribuì alla raccolta di equity con $1,4 miliardi; Dell riuscì inoltre a mettere insieme più di $10 miliardi indebitandosi con le banche, e ricevette un prestito di $2 miliardi da Microsoft.
All’osservazione di un utente di Twitter, che ha scritto che Tesla a questo punto farà “come ha fatto Dell, risparmiandosi un bel po’ di mal di testa”, Musk ha risposto twittando “sì”.
Non è detto tuttavia che ciò che ha funzionato per Dell possa funzionare per Tesla: Reuters fa notare che Tesla ha una montagna di debiti di $10,9 miliardi, più che fare soldi li sta perdendo, ed è anche alle prese con obbligazioni che le agenzie di rating hanno già bollato “junk”.
E se invece l’aiuto arrivasse da un fondo sovrano? Bloomberg osserva che il tweet di Musk è arrivato mezz’ora dopo la diffusione della notizia della quota ammassata in Tesla per un valore di $2 miliardi dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita. Per ora, non è dato sapere molto altro.
Così Musk, 47 anni, ha scritto ieri in una email ai dipendenti:
“La ragione (del piano) ha a che vedere con la creazione di un contesto in cui Tesla possa operare nel modo migliore”. Le forti oscillazioni del titolo rappresentano infatti a suo avviso “una grande distrazione” per i dipendenti di Tesla, che sono tutti azionisti. Essere una società quotata in Borsa “mette enormemente sotto pressione Tesla affinché prenda decisioni che potrebbero andare bene per un determinato trimestre, ma non necessariamente essere giuste nel lungo termine“.
Ieri il titolo, pur salendo di oltre +10%, ha chiuso a $379,57, valore inferiore del 10% circa rispetto ai $429 per azione a cui Elon Musk intenderebbe rendere privata la società. Bloomberg ritiene che, se realizzata, l’operazione sarebbe la più grande di leveraged buyout da quella che ha visto protagonista, nel 2007, la utility texana TXU.
Mercato cauto, il titolo Tesla oggi fa dietrofront.
Intervistato da Bloomberg David Kudla, ceo di Mainstay Capital Management, società che scommette contro Tesla, afferma: “Il mercato non gli crede. La sua credibilità (di Elon Musk) è in dubbio su diverse questioni. E se tutto ciò fosse vero, l’azione avrebbe dovuto avvicinarsi a $420 più di quanto abbia fatto”.
E di fatto, al suo tweet, inizialmente in molti non hanno creduto, ritenendo che le sue parole fossero fake news: una bufala, insomma. La conferma è arrivata poi con una lettera ai dipendenti e con il comunicato del board.