Elezioni USA: tutti gli scenari (anche apocalittici) a cui i mercati devono tenersi pronti
A meno di quattro settimane dal voto statunitense, Wall Street e i mercati azionari globali guardano con sempre maggiore attenzione al possibile esito delle urne. Tra gli operatori serpeggia il timore che un risultato incerto delle urne con Trump sconfitto ma di poco, porti a una contestazione del voto e quindi a settimane di elevata incertezza. Ma gli scenari possibili sono tanti, alcuni dei quali remoti ma da non sottovalutare a priori.
E’ dedicato alle elezioni negli Stati Uniti il report della Direzione Studi e Ricerche di Intesa SanPaolo in cui gli analisti sottolineano come lo scenario post voto si presenta carico di incertezze, collegato a fattori strutturali (aumento della polarizzazione politica, espansione del ruolo dei social media). A questi si aggiungono fattori contingenti legati alla pandemia come una campagna elettorale “virtuale”, difficoltà per lo svolgimento del voto e possibili contestazioni per il voto postale, e ora la positività del Presidente e di parte del suo staff a COVID-19.
Lo scenario base
Gli esperti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa SanPaolo si sono soffermati a tracciare i possibili scenari che potrebbero venire a crearsi il 3 novembre prossimo. Quello centrale che si verificherà nel dopo voto, affermano, vede un Congresso diviso come negli ultimi decenni in cui nessuno dei due candidati avrebbe mano libera per attuare la propria agenda di politica economica. Tuttavia, ammettono gli esperti di Intesa, la situazione è fluida e non si possono escludere altre sorprese nelle prossime settimane.
I risultati elettorali sono soggetti al rischio di esiti contestati per scarti contenuti fra i voti dei due candidati, in molti casi definiti dagli stati come motivazione per un riconteggio, in altri richiesti dal candidato che abbia motivazioni per ritenere i conteggi inaccurati. Un altro rischio è il caso di mancanza di una maggioranza nel Collegio Elettorale, con un’allocazione di 269 delegati a entrambi i candidati. In caso di scarto contenuto fra i risultati del voto popolare per i due candidati, è possibile che l’esito elettorale resti incerto per un periodo anche prolungato dopo il 3 novembre, come sperimentato nelle elezioni del 2000, quando la disputa fra G.W. Bush e Al Gore durò per più di un mese.
Le incertezze legate al voto per posta
Altra eventualità presa in considerazione dagli esperti riguarda il voto per posta che potrà avere ricadute importanti sull’esito definitivo, generando possibile incertezza prolungata, anche a causa dei ripetuti riferimenti espliciti di Trump a possibili frodi legate al voto postale. Nel 2016, il 25% dei voti è stato inviato per posta, e nel 2020 il voto postale potrebbe essere il 50% del totale. In un sondaggio recente, il 70% dei probabili elettori democratici intende votare per posta, contro il 54% dei repubblicani.
Uno scenario improbabile, ma che non si può escludere, è il rifiuto da parte di Trump di accettare i risultati elettorali in caso di sconfitta, prima attraverso ricorsi alla Corte Suprema giustificati da accuse di frode negli spogli e/o di non validità di schede elettorali e poi attraverso una permanenza a oltranza alla Casa Bianca, sostenuta anche da una possibile mobilitazione popolare dei suoi elettori.
Gli scenari apocalittici
A questi scenari di rischi si aggiungono quelli che gli esperti definiscono apocalittici che potrebbero verificarsi. In primis, una proroga della data del voto indicata però dagli esperti come praticamente impossibile. In mancanza di un nuovo risultato elettorale, o di una modifica del 20° emendamento, si seguirebbero le regole previste dalla Costituzione per la successione, e il presidente della Camera diventerebbe presidente. Dal punto di vista pratico, essendo necessario un voto favorevole di entrambi i rami del Congresso, non è realistico prevedere una proroga del voto oltre il 3 novembre.
Altro scenario apocalittico riguarda il passaggio del potere in caso di morte, rimozione o incapacità del presidente. In tal caso si fa riferimento al 25esimo emendamento alla Costituzione che stabilisce le regole per il passaggio del potere in caso di peggioramento improvviso e imprevisto delle condizioni di salute di Trump. A questo si aggiunge l’impossibilità di Trump a partecipare alle elezioni del 3 novembre. Secondo il NYT, il Republican National Committee (un presidente e 168 rappresentanti statali, 3 per stato/territorio) dovrebbe riunirsi e selezionare un nuovo candidato. La scelta di un nuovo candidato genererebbe problemi pratici: in molti stati il voto è già iniziato e non ci sarebbe tempo per stampare nuove schede con un nuovo nome. Infine, altro scenario vede Trump vincere ma impossibilitato a governare. Un caso anche più complicato sorgerebbe in caso di elezione di Trump e di una sua successiva impossibilità a governare.
Si prospetta quindi una delle elezioni più complicate anche dal punto di vista dei mercati considerando che le previsioni per il quadro post-elettorale sono soggette a un’incertezza potenzialmente prolungata, tra timori di ricorsi, elezione contestata e possibili scenari apocalittici collegati allo stato di salute del Presidente.