Elezioni tedesche: per Schumacher (Goldman Sachs), l’esito non è scontato
Sarà un autunno caldo sulle sponde del Reno. La locomotiva tedesca ha ricominciato a sbuffare, ma lungo la strada della ripresa sono spuntati nuovi ostacoli. La Germania, che si è lasciata alle spalle il pantano subprime, essendo stata in Europa il primo paese ad uscire dalla recessione già nel secondo trimestre di quest’anno – quando ha registrato una crescita su base trimestrale dello 0,3% – adesso si trova ad affrontare una sfida tutta dal sapore politico. Il prossimo 27 settembre i tedeschi dovranno decidere da chi vorranno essere governati per i prossimi quattro anni. E il risultato che uscirà dalle urne è tutt’altro che scontato.
L’87% è convinto che la cancelliera cristiano-democratica, Angela Merkel, vincerà le elezioni secondo un sondaggio apparso recentemente sul Bild in coincidenza con il voto regionale in tre Laender: Turingia, Sassonia e Saar. In realtà i risultati di quel test nel Land più popoloso della Germania sono stati una vera sorpresa: la Cdu, che aveva finora la maggioranza assoluta, ha perso terreno, pur rimanendo il primo partito nella regione. Colpa o merito di un quadro politico del Paese che si è frammentato.
I partiti, che si contendono la guida del Bundestag, sono, infatti, diventati cinque: i due gemelli democristiani (Cdu-Csu), i socialdemocratici, i liberali, i verdi e la Linke, nata dalla fusione dell’ala massimalista del Psd con gli eredi dei comunisti della Germania orientale. E così quando mancano una decina di giorni al voto la campagna elettorale si scalda con l’appello lanciato dalla cancelliera agli elettori affinché vadano alle urne: “Ogni voto conta”.
Che sia la Merkel o lo sfidante socialdemocratico alla cancelleria, Frank-Walter Steinmeier, a spuntarla a fine settembre poco importa. Il nuovo inquilino del Parlamento tedesco si troverà davanti a un difficile rebus da risolvere. Finché Cina e Stati Uniti non ricominceranno a spendere e a richiedere quella gamma di prodotti industriali fiore all’occhiello della Germania, l’economia tedesca non potrà dirsi completamente fuori dalla crisi.
Eppure di fronte a questa chimera Dirk Schumacher, capo economista di Goldman Sachs in Germania, intervistato da questa testata, vede il bicchiere mezzo pieno. “Per i prossimi due trimestri – spiega l’esperto – ci aspettiamo una crescita della Germania più forte che nel resto dell’Eurozona, anche se questo riflette fino ad un certo punto semplicemente il rimbalzo dopo una caduta più ripida”.
In particolare secondo l’economista tedesco la Germania dovrebbe beneficiare di più degli altri dalla ripresa del ciclo industriale globale. E poco importa se la locomotiva cinese potrebbe correre più forte di quella teutonica. “Molto probabilmente la Cina supererà la Germania quest’anno, se non lo ha già fatto – prosegue Schumacher -Questo non sorprende, ed è anzi normale, date le dimensioni della popolazione cinese”. A suo avviso non c’è comunque nulla temere perché “la crescita non è un gioco a somma zero, dove alcuni Paesi diventano più ricchi a spese di altri Paesi”.
Per Schumacher “l’integrazione della Cina nell’economia mondiale implica un cambiamento strutturale e può produrre condizioni dure per alcuni Paesi se il cambiamento è gestito male”. E il bello a suo avviso è che le opportunità, in particolare per la Germania, che sorgono proprio perché la Cina è più ricca, sono enormi in quanto in termini di PIL pro capite, la Germania rimarrà a lungo più ricca della Cina.
Ma al di là di quel che avverrà nel mappamondo finanziario, il primo test si gioca in casa. Per il capo economista di Goldman Sachs una coalizione di centro-destra tra CDU/CSU e FDP è il risultato più probabile, ma molti elettori sono indecisi, ed è possibile anche un’altra grande coalizione fra Cdu/Csu ed Spd. A suo avviso c’è solo una piccola probabilità di altre coalizioni. In particolare, precisa, “un governo CDU/CSU/FDP probabilmente proseguirebbe un corso di riforme molto moderato”.
“Fra le altre tre potenziali coalizioni, una intesa di centrosinistra tra la SPD, Verdi e Partito della Sinistra – conclude Schumacher – implicherebbe il cambiamento politico più grande, e probabilmente un’inversione generale del programma di riforme iniziato sotto il cancelliere Schroder”.