Elezioni presidenziali Francia: Macron contro Le Pen. Scontro finale, in ballo il futuro e il ruolo dell’Europa nel mondo

Elezioni presidenziali francesi, ci siamo: dopodomani, domenica 24 aprile, gli elettori francesi si recheranno alle urne per dare il loro voto, in occasione del ballottaggio tra il presidente Emmanuel Macron e la sfidante Marine Le Pen, a chi riterranno più degno di salire all’Eliseo.
Nel primo turno delle #Elections2022 #presidentielles2022 dello scorso 10 aprile, come da attese, Macron si è aggiudicato la vittoria.
Ma, altrettanto come da attese, lo scarto con la rivale Le Pen si è decisamente ridotto, soprattutto se si fa un paragone storico con il 2017, anno in cui sempre i due si sfidarono al ballottaggio per la conquista della presidenza. Tanto che subito dopo si è parlato di un“Déjà vu”, ma solo apparente, in quanto caratterizzato da profonde differenze.
Non ultima quella del contesto storico, che vede protagonista di questo anno 2022 la guerra scoppiata in Ucraina con l’invasione della Russia, e la conseguente spaccatura profonda – insanabile? – che si è venuta a creare tra l’Europa e gli Usa da una parte e la Russia di Vladimir Putin dall’altra.
Senza alcuna ombra di dubbi Marine Le Pen, ormai forte anche di una certa esperienza, si è fatta più furba, portatrice di un sovranismo mascherato da toni più soft, ma non per questo meno improntati all’ideologia del nazionalismo.
La leader del partito di estrema destra Rassemblement National (Raggruppamento Nazionale o Raduno Nazionale, fino al 2018 noto con il nome di Fronte Nazionale) ha (solo in apparenza?) sotterrato l’ascia di guerra- Frexit che aveva agitato nelle precedenti elezioni, svestendo i panni della nemica dell’Unione europea (ma solo in parte, a un’analisi più approfondita).
Le Pen si è concentrata piuttosto, durante i giorni infuocati nella campagna elettorale, sui problemi pratici che assediano la quotidianità dei francesi, in primis sull’inflazione, ovvero sull’impennata dei prezzi; si è proposta paladina dei diritti dei deboli, dei poveri e dei più vulnerabili (a patto che siano veri francesi), pronta a unire una nazione stanca delle élites, soprattutto di quelle che farebbero parte del mondo quasi dorato e inaccessibile (secondo i vari slogan populisti) di Macron.
Il suo successo sembra però essersi smorzato in questi ultimi giorni, soprattutto a seguito dell’attesissimo dibattito televisivo del 20 aprile scorso.
Stando agli ultimi sondaggi Ipsos riportati dal Guardian, Macron avrebbe riagguantato un bel po’ di posizioni contro la rivale, facendo passi da gigante, tanto che ora il 57,5% degli elettori sarebbe pronto a votarlo, contro il 42,5% a favore di Le Pen.
Considerando anche un margine di errore di 3,3 punti, il sondaggio incorona vincitore di queste elezioni l’attuale capo dell’Eliseo.
Una vittoria di Macron sarebbe ben accolta dai mercati, ha anticipato in un nota recente Lale Akoner, senior market strategist di BNY Mellon Investment Management.
Adesso, ha fatto notare lo strategist, l’economia francese è alle prese con uno scenario macro-economico più complesso, con una guerra sul continente e un’inflazione annua del 5,1% circa – un tasso che era inferiore all’1,5% quando Macron aveva battuto Le Pen nel secondo round elettorale nel 2017.
Elezioni Francia: ‘Macron non ha distrutto l’industria’
Finanzaonline ha intervistato Edoardo Secchi, ceo di Italy-France Group, società specializzata da oltre 30 anni nello sviluppo economico tra l’Italia e la Francia.
Esperto e promotore di relazioni commercili, economiche, culturali tra i due paesi, Secchi ha fatto notare come Le Pen abbia tentato di cavalcare in queste ultime settimane l’antipatia che parte dell’elettorato francese ha iniziato a nutrire e fomentare nei confronti dell’attuale presidente. Antipatia che ha trovato spesso la sua giustificazione in presupposti oggettivamente falsi.
Il ceo di Italy-France ha messo in evidenza una certa pubblicità regresso sull’operato di Macron nel periodo 2017-2022, alimentata dall’omissione di precisazioni che sono invece imprescindibili, a suo avviso, per comprendere davvero cosa ha fatto il presidente in questi anni.
Fondamentale, la seguente premessa:
“Emmanuel Macron è stato aspramente criticato perché considerato arrogante, presidente dei ricchi, e spesso ci si è dimenticati da dove proviene e cosa ha fatto davvero di pratico nel suo primo mandato. Diventato il più giovane presidente francese della storia delle Repubblica, Macron ha avuto una carriera formidabile grazie alla sua formazione ed alla sua volontà, piuttosto che alle sue relazioni o influenze con l’establishment. E’ arrivato dove è grazie alle sue capacità. Questo va detto, e si tratta di qualcosa di oggettivo che prescinde dall’essere per lui o contro di lui”.
Chi lo ha accusato di aver provocato una grave crisi occupazionale in Francia, dovrebbe forse ripassare un po’ la storia del paese.
“Quello che non si dice – ha spiegato Secchi – è che la Francia ha perso dal 1980 a oggi 2 milioni e mezzo/3 milioni di posti di lavoro strettamente legati all’industria e che l’attuale livello di disoccupazione si registra là dove prima c’era l’industria, a causa di scelte politiche a mio avviso sbagliate che hanno innescato un processo di de-industrializzazione (ma molto prima dell’ascesa all’Eliseo di Macron). Vale la pena ricordare che la Francia è il paese europeo, insieme all’Inghilterra, che più di tutti in Europa ha avviato questo processo di de-industrializzazione. Di conseguenza, questi 2,5 milioni di posti di lavoro che sono andati persi, anche tre, sono il prodotto di una Francia rimasta orfana di un’industria che non c’è più, e non da quando Macron è diventato presidente, ma molto tempo prima della sua elezione a presidente”.
‘Francia prima in Europa per investimenti in start-up’
Questa Francia che oggi protesta, per una grandissima parte è figlia di territori privi di industria ed economia. Ma accusare Macron di essere stato l’artefice di questa distruzione è falso.
“In compenso, Macron stesso ha avviato un processo volto alla creazione di un’occupazione dall’alto valore aggiunto. La Francia è il primo paese in Europa per investimenti in start up. E dal 2017 al 2022, con il suo mandato, Macron ha creato quella France-tech che è diventata quel fenomeno mondiale che tutti imitano, anche in Italia, purtroppo con risultati insoddisfacenti”. Per la precisione, “la Francia è diventata destinazione di importanti investimenti di venture capital, private equity e business angels proprio in start up. Un esempio: nel 2021 le start up francesi hanno raccolto 11,6 miliardi di euro, con un rapporto di 1 a 10, 1 a 12 con il livello italiano. Tra l’altro, sono già diversi anni che le start up italiane vanno in Francia perché trovano un ecosistema caratterizzato dai migliori incubatori e acceleratori di impresa e da una rete enorme di business, di venture capital, private equity e altri investitori. Tutto ciò ha creato un nuovo terreno fertile di start up tecnologiche”.
E non solo. “Il paese – ha puntualizzato ancora Edoardo Secchi – sta tornando a investire nell’industria, visto che ci sono molte start up industriali : ovviamente per ricreare una filiera industriale è necessario del tempo, almeno un ventennio, ma Macron sta andando in questa direzione. Ricordiamo inoltre che il suo primo mandato è stato oscurato dalla pandemia Covid che, come in Italia, ha bloccato il paese per quasi due anni”.
Macron ha creato doppio imprese nate con Hollande
“Nel suo primo mandato 2017-2022 – ha spiegato Secchi – l’economia francese è stata capace di creare 1 milione di nuove imprese, un risultato straordinario se si considera che il governo di Francois Hollande ne aveva create la metà , all’incirca 540.000. Nello stesso arco temporale della presidenza di Macron, il potere di acquisto dei francesi è aumentato di 300 euro, dello 0,9, e la disoccupazione è scesa dal 9,5% al 7,4%: non direi che il suo bilancio sia stato disastroso, al contrario. Trovo che ci siano molti punti interessanti”.
“Certo – h continuato il numero uno di Italy-France Macron non è riuscito a riformare il paese, ma come sappiamo Francia e Italia sono simili sotto questo punto di vista. Sono paesi dove nessuno è veramente disposto veramente a lanciare il cambiamento se esso può limitare o modificare il sistema. Macron è stato eletto ed accolto come un presidente capace di riformare il paese, di renderlo più snello, più in linea con il nuovo paradigma tecnologico dalle big tech piuttosto che per cercare di riprodurre un sistema basato sulla manifattura, che era oramai scomparso. Certo, ha commesso alcuni errori ma condannare tutto il suo operato mi sembra scorretto ed ideologico”.
“Sul piano europeo inoltre, Macron è molto più preparato, ha una visione politica dell’Europa. Oltre ad esser stato lui il promotore del Trattato del Quirinale nel 2017-2018, esprimendo la volontà di riunirsi con l’Italia, ha spinto molto per una maggiore sovranità politica e militare europea indipendente dagli Stati Uniti. Obiettivo che non combacia, tra l’altro, con l’interesse degli americani, visto che una Europa unita anche a livello militare comunque rappresenterebbe un potenziale concorrente, un alleato indipendente dal controllo e da una certa politica americana, come quella interventista di Biden, che ha portato noi europei ad autopenalizzarci economicamente per piacere agli USA“.
In questo contesto, “la Francia con il suo mix energetico è l’unico paese che soffre perdite inferiori rispetto ad altri, Germania, Italia, provocate dal conflitto in corso tra Russia e Ucraina. Si condanna il nucleare: ora, è vero che in caso di incidenti può essere più pericoloso, ma la verità è che il nucleare oggi dà energia, crea meno dipendenza sia dal gas russo che dal petrolio saudita.
L’imprenditoria italiana in Francia
Edordo Secchi ha ricordato che, in Francia, “in tutto ci sono più di 2000 imprese italiane, che generano oltre 100.000 posti di lavoro, 25 miliardi di investimenti diretti”.
“La Francia e l’Italia sono storicamente legate: l’Italia è il secondo cliente della Francia e il terzo fornitore, mentre la Francia è il secondo cliente e anche il secondo fornitore dell’Italia; l’interdipendenza è molto forte e l’ecosistema francese è formato oggi da oltre 4.000 imprese presenti tra i due paesi , che hanno creato 300.000 posti di lavoro”
“La Francia è anche il primo datore di lavoro estero dell’Italia con oltre 200.000 posti di lavoro: questo per dire che c’è una cultura imprenditoriale francese molto simile a quella italiana che è la seguente: le aziende francesi presenti in Italia, salvo fallimenti, mantengono e creano nuovi posti di lavoro, così come le imprese italiane in Francia. In entrambi i casi le aziende si installano per rimanere nel mercato e per far parte del sistema economico del paese, il che vuol dire che non hanno alcun obiettivo di natura speculativa, ma piuttosto ambizioni che attengono all’economia reale, alla produzione, all’erogazione di servizi, tutto in un’ottica che guarda a un orizzonte di più lungo termine. Questa imprenditoria è dalla parte di Macron per un fattore sempre di merito e di competenza”.
I dubbi su Marine Le Pen
“A parte le accuse sui legami con la Russia di Vladimir Putin – che l’avrebbe finanziata – , Le Pen non ha un progetto economico serio per il paese in grado di ridurre la spesa pubblica, rilanciare l’economia e gli investimenti – ha fatto notare Secchi – Io credo fortemente che la Francia che produce, quella dell’economia reale, fatta di quelle aziende che danno prestigio al paese nel mondo, sicuramente non potrà votare per le Pen. Non si riconoscono né nella sua ideologia, né nella sua offerta politica. Immaginiamo come la Francia – che è la sesta potenza mondiale, che ha interessi ovunque – possa mantenere il suo ruolo chiave di intermediario in mano al Le Pen che vorrebbe rompere i suoi rapporti con l’UE: sarebbe un disastro senza precedenti, e lo sarebbe anche per l’Europa, perché Macron ha sempre visto nell’Europa una migliore opportunità di sviluppo e di protezione. Macron ha sempre agito a sostegno di un’Europa più forte, rendendosi conto che l’Europa è ormai a un bivio, stretta da un lato dalla Russia con dietro la Cina e dall’altro lato dagli Usa, destinata solo a subire in assenza di una politica europea forte“.