El-Erian: Fed in trappola target inflazione. Via da questi mercati

Fed e inflazione: parla Mohamed El-Erian, l’economista ex ceo di Pimco, al momento chief economic advisor di Allianz SE e numero uno del Queen’s College presso l’Università di Cambridge.
El-Erian è noto per aver criticato spesso la banca centrale americana guidata da Jerome Powell, accusandola di aver agito troppo tardi contro la fiammata dell’inflazione. Tuttora, la sua previsione è che la Fed incontrerà ancora problemi nella sua lotta contro l’inflazione Usa.
“La Fed sta cercando tuttora di rimettersi al passo per sfiammare l’aumento dei prezzi, dopo aver continuato l’anno scorso a portare avanti la narrativa secondo cui l’inflazione era ‘transitoria’, e a seguito dei suoi primi timidi passi fatti per ritirare gli stimoli monetari”, ha detto l’economista, in un editoriale che è stato pubblicato sul Financial Times.
Tra i fattori della Fed che indispettiscono maggiormente l’ex Pimco, c’è quel target dell’inflazione del 2% che la Fed ha stabilito come obiettivo ideale nel 2012, ormai 20 anni fa: target, come ha spiegato di recente Bank of America, che fornisce una sorta di “cuscinetto” alle banche centrali, in quanto dà alle istituzioni spazio per abbassare i tassi a un livello inferiore al 2%, in caso di crisi economiche, limitando in modo ampio anche il rischio di una deflazione.
Ma secondo El-Erian, questo target finirà per mettere la Fed in una situazione di difficoltà.
El-Erian affonda il target di inflazione della Fed al 2%
“La banca centrale più potente del mondo dovrà fare i conti l’anno prossimo con due scelte spiacevoli: affossare la crescita e l’occupazione per riuscire a centrare il target del 2% o stabilire pubblicamente un target di inflazione più elevato, rischiando un nuovo round di aspettative destabilizzanti sull’inflazione”, ha scritto Mohamed El-Erian.
Il punto è che, secondo l’economista, l’accelerazione della crescita dei salari e i forti numeri sull’occupazione Usa potrebbero continuare a sostenere l’inflazione oltre le stesse attese della Fed:
“Invece che scendere al 2-3% entro la fine dell’anno prossimo, l’inflazione core misurata dall’indice PCE continuerà probabilmente a confermarsi rischiosa, rimanendo attorno o al di sopra del 4%. E’ quello che succede quando si permette a un’inflazione momentanea di diventare radicata nel sistema economico”.
Di conseguenza, in questa situazione, un target di inflazione tra il 3% e il 4% sarebbe molto più ragionevole: e questo sia per l’instabilità dell’offerta, che per la transizione energetica (la transizione stessa può essere costosa) e dopo un periodo esteso di tassi di interesse vicini allo zero.
Il consiglio agli investitori: ‘Scappate da questi mercati’
E proprio da un investitore leggendario come lui, arriva un consiglio diametralmente opposto a quello snocciolato dal mondo delle banche, che invitano i clienti, in questa fase in cui l’inflazione divora il potere di acquisto ed erode il cash, a non tenere parcheggiati i soldi nei conti correnti.
Per Mohamed El-Erian, invece, a dispetto della tassa dell’inflazione, meglio il cash che i bond e le azioni.
‘Uscite da questi mercati distorti’, consiglia l’economista, riferendosi ai mercati obbligazionari e azionari. “Dobbiamo uscire da questi mercati distorti che hanno provocato molti danni”, ha detto in un intervento alla Cnbc, facendo notare che, nell’ultimo periodo, sia le azioni che i bond hanno riportato lo stesso trend al ribasso, e spiegando che, quando correzioni di questo tipo si manifestano simultaneamente, è meglio che gli investitori optino per gli asset “risk off”.
“Quanto abbiamo imparato di nuovo dalla metà di agosto, è che le azioni e i bond possono scendere nello stesso momento – ha ricordato l’economista ex Pimco – E “in un mondo come questo, bisogna guardare alle alternative del reddito fisso di breve termine e al cash”.
Oggi, mercoledì 14 dicembre, è il Fed-Day, giorno in cui la banca centrale americana guidata da Jerome Powell annuncerà la propria decisione sui tassi, al termine della riunione del suo braccio di politica monetaria, il Fomc.
Le speranze su una Fed meno hawkish sono state rinfocolate ieri dalla pubblicazione del dato relativo all’inflazione Usa, misurata dall’indice dei prezzi al consumo, relativo al mese di novembre.
La Fed dovrebbe dunque annunciare oggi un rialzo dei tassi sui fed funds di 50 punti base, dunque di entità minore rispetto alle quattro strette consecutive di 75 punti base, che hanno portato il costo del denaro Usa al top dal 2008, tra il 3,75% e il 4%, lo scorso 2 novembre.
Lo stesso presidente della Fed Jerome Powell, in un discorso recente, aveva parlato della possibilità di procedere a strette monetarie di entità inferiore. Ciò non significa, tuttavia, che i tassi terminali saranno inferiori rispetto a quanto preventivato in precedenza. Gli analisti di Goldman Sachs, per fare un esempio, hanno già un tasso terminale più alto.