Effetto Trump, rally monstre petrolio fin oltre +40%. Arabia Saudita e Russia sotterranno l’ascia di guerra?
Opec e non Opec fanno la pace, o ci provano: riunione Opec+ imminente? Sembra di sì, stando alle indiscrezioni riportate da Bloomberg, all’indomani delle dichiarazioni di Donald Trump che hanno fatto schizzare le quotazioni del petrolio. Il Brent è volato di oltre +40% dopo l’annuncio del presidente americano, che ha dichiarato che l’Arabia Saudita e la Russia sarebbero vicine a fermare la guerra dei prezzi: guerra dei prezzi responsabile, insieme al coronavirus, del tracollo delle quotazioni.
Le controparti dovrebbero ridurre la produzione di greggio di circa 10 milioni di barili al giorno nel tentativo di sostenere i prezzi del petrolio. L’annuncio di Trump è avvenuto, come di consueto, su Twitter e l’effetto rialzista sui mercati petroliferi è stato immediato.
Le quotazioni sono poi scese durante le contrattazioni asiatiche, per tornare a risalire.
Trump ha twittato dopo aver parlato con il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, e il presidente russo Vladimir Putin.
Dopo i colloqui, i due avrebbero concordato di fermare la guerra dei prezzi e tagliare la produzione.
Accordo Arabia-Russia alle porte?
Sarà così? L’appello di Trump a dare il via a un taglio concertato dell’output sarà ascoltato?
Sui mercati non mancano manifestazioni di scetticismo. La marcia rialzista dei prezzi del petrolio, in ogni caso, continua, tanto da garantire ai prezzi del Brent di rimanere sopra la soglia dei $30 al barile.
Alle 13.15 ora italiana i prezzi del Brent balzano di oltre +8%, superando la soglia di $32 al barile mentre il contratto WTI avanza di oltre +5% a $26,61 al barile.
Secondo Bloomberg, una riunione virtuale dell’Opec +– virtuale visti i tempi di COVID-19 – potrebbe avvenire già il prossimo lunedì 6 aprile.
La lista degli ospiti, si legge nell’articolo, è però cruciale, visto che “l’Arabia Saudita è stata chiara nel dire che taglierà la produzione soltanto se anche gli altri (paesi produttori) Stati Uniti inclusi, si accolleranno parte del peso. Riyad ha puntualizzato che dal meeting dovrà essere sfornato, insomma, “un accordo giusto”.
Finora, tuttavia, proprio gli Stati Uniti non hanno dato alcuna indicazione su una loro eventuale partecipazione al meeting. Secondo l’agenzia di stampa, ci sono di conseguenza “ostacoli enormi” a una intesa che possa essere considerata soddisfacente e capace di dare un assist ai prezzi.
La Russia, tra l’altro, ha mostrato anche una certa fretta nel puntualizzare che nessun accordo è stato ancora raggiunto.
In più secondo alcuni analisti, anche se dovesse essere di 10 milioni di barili, il taglio potrebbe confermarsi insufficiente a drenare quell’eccesso di offerta che si è venuto a creare nel mercato, a causa del forte calo della domanda di petrolio. Forte calo dovuto al lockdown da coronavirus che si è tradotto nella chiusura di diverse fabbriche – oltre che nella flessione delle spese per consumi – . Alcuni trader paventano che la perdita della domanda potrebbe essere pari a 35 milioni di barili.
Il Brent rimane in flessione di ben -52% dall’inizio del 2020. La situazione è tale che, in alcuni angoli del mercato, i prezzi fisici del petrolio sono diventati addirittura negativi, tanto che alcuni produttori stanno pensando di sospendere del tutto l’offerta, anche perché non esiste spazio sufficiente dove immaganizzare il crude in eccesso.
Spesso il bisogno di avere spazio dove far confluire il greggio è tale da portare le società a riempire di petrolio le stesse navi che erano state utilizzate, in precedenza, per il trasporto della materia prima.
Attesa per l’incontro in calendario nella giornata di oggi tra Trump e i dirigenti delle oil companies americane. La Casa Bianca starebbe considerando alcune opzioni per non far affondare il settore, tra cui l’imposizione di dazi sulle importazioni di petrolio straniero: questa idea non trova però d’accordo alcuni esponenti dell’amministrazione Trump, come – secondo alcune fonti – i consulenti del National Economic Council guidato da Larry Kudlow.
Sul tavolo c’è anche l’opzione di tagliare l’offerta Usa, probabilmente stabilendo un tetto massimo per le esportazioni. Diversi esperti del comparto hanno però avverrito che un tale approccio andrebbe a ledere “la leadership nel campo dell’energia” che Trump ha tanto decantato.
“È evidente che un accordo del genere (ovvero dell’Opec +) dipenderebbe dal coinvolgimento di un’intera serie di membri non OPEC, come Canada, Messico e compagnie petrolifere statunitensi indipendenti, che è tutt’altro che garantito”, hanno fatto notare gli analisti di IG nella Morning Call.