Effetto Quarles sul dollaro, il falco di Trump alla Fed. Sterlina giù nel mese del flash crash

Dietrofront dell’euro, che sconta la forza del dollaro scendendo sotto la soglia di $1,17, fino a $1,1685. A sostenere la valuta americana è, in attesa del report occupazionale Usa che sarà comunicato alle 14.30 ora italiana, la prima nomina di Donald Trump alla Federal Reserve, che ha ricevuto l’ok del Senato. Si tratta di Randal Keith Quarles, che entrerà a far parte del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, assumendo anche la carica di vice presidente della Bank Supervision, l’unità di supervisione creata con la Dodd-Frank del 2010.
Quarles, riporta il New York Times, sarà il primo a ricoprire la posizione di vice-presidente della supervisione delle banche: posizione che è stata creata dopo la crisi finanziaria con l’intento di rafforzare il controllo della Fed. Ma la sua nomina va nel senso opposto, visto che Trump lo ha scelto proprio per allentare parte di quella regolamentazione che secondo il presidente Usa è diventata eccessiva.
Quarles siederà anche nel board di politica monetaria della Fed, ovvero nel Fomc, e avrà dunque voce in capitolo nel dare una direzione ai tassi. I mercati ricordano bene le critiche alla Fed, che a suo avviso avrebbe stimolato in modo eccessivo l’economia.
La prospettiva di un allentamento delle regole imposte ai colossi bancari di Wall Street e dell’arrivo di un falco favorevole a percorrere più velocemente la strada delle strette monetarie dà forza al dollaro, che sale nei confronti delle principali valute mondiali.
Il dollaro avanza anche nei confronti della sterlina, che paga tuttavia anche i problemi di casa propria, visto che si fanno insistenti le speculazioni sul piano di alcuni Tory ribelli per cacciare la premier May.
Ottobre riporta inoltre alla mente il flash crash della sterlina, che avvenne nel mese l’anno scorso quando, in meno di un minuto, la valuta perse più del 6%. Non che da allora le cose siano cambiate molto: le preoccupazioni sulla Brexit rimangono e, se l’anno scorso sembrava che il risultato del referendum non avesse particolarmente impattato l’economia, ora gli ultimi dati macro confermano le prime crepe nei fondamentali del Regno Unito.
La sterlina si avvia a chiudere la peggior settimana in un anno, con una perdita settimanale pari a -2,5%. Il 2017 si è confermato sicuramente un anno di forti oscillazioni per la valuta, che è crollata a $1,1986 a gennaio, scontando l’incertezza sulla Brexit, per poi risalire sopra $1,26 in concomitanza con le elezioni UK di giugno.
Settembre è stato il mese migliore in quattro anni, con un rally di quasi +4%, alimentato dalle dichiarazioni della Bank of England, che sarebbe pronta ad alzare i tassi di interesse.
Guardando al futuro, intervistato da Bloomberg Neil Jones, responsabile della divisione vendite sul forex presso Mizuho Bank, ha sottolineato che “il doppio brutto colpo di notizie negative che arrivano sia dal fronte economico che politico, continua a pesare sulla sterlina”. E ha aggiunto che, in una situazione in cu i”il caos della nazione e l’incertezza hanno la meglio, la sterlina è destinata a scendere con o senza May”.
Thu Lan Nguyen, strategist presso Commerzbank, aggiunge che, “se il governo attuale dovesse essere rovesciato, le trattative sulla Brexit potrebbero essere ulteriormente rimandate”. A suo avviso, “la paura di un ritardo nei negoziati e del rischio che non si riesca ad arrivare a un accordo entro la fine delle trattative sulla Brexit, probabilmente, aumenterà”.
Infine sempre Jones di Mizuho, guardando alle possibili dimissioni di May, fa notare che l’alternativa a May potrebbe essere il ministro degli esteri Boris Johnson, promotore della Hard Brexit e dunque elemento chiave nella direzione (ribassista) della sterlina.
E dal mercato delle opzioni non arrivano segnali confortanti: il premio per detenere un’opzione put sulla sterlina a un mese rispetto a un’opzione call ammonta a 46 punti base, indicando che il numero di trader ribassisti sulla moneta è il più alto dallo scorso giugno.