Ecco la nuova UniCredit post aumento capitale. Più del 70% a fondi esteri, Aabar ancora primo socio
Giornata ricca di novità per UniCredit con la decisione di Luca Cordero di Montezemolo di rinunciare, dietro raccomandazioni del Comitato sulla governance, alla carica di vicepresidente, e con i diversi dettagli sulla “nuova” banca reduce da un maxi aumento di capitale del valore di 13 miliardi di euro.
Si è tenuta oggi, a Roma, l’assemblea degli azionisti per approvare il bilancio del 2016, che ha messo in evidenza una perdita netta dì 11,4 miliardi. Presente il 49,9% del capitale.
Solida la performance del titolo UniCredit, che sul Ftse Mib di Piazza Affari sale dell’1,9% circa a 13,89 euro alle 16.30 circa ora italiana.
Dopo l’aumento di capitale si apprende che il fondo sovrano di Abu Dhabi, Aabar Luxembourg, è rimasto comunque il maggiore azionista, con una partecipazione pari al 5,038% del capotale.
L’attenzione è proprio sulla nuova composizione dell’azionariato di UniCredit, a seguito della massiccia operazione di ricapitalizzazione.
Dettagli in tal senso sono stati resi noti dallo stesso direttore generale della banca, Gianni Franco Papa, che ha risposto a una domanda posta nel corso dell’assemblea degli azionisti, spiegando che, al momento:
gli investitori istituzionali possiedono il 62% del capitale: tra questi, il 2% è rappresentato da investitori italiani; gli investitori retail sono al 13%, i fondi sovrani al 10%, le Fondazioni italiane al 6%, ed altri soggetti al 9%. Da segnalare che, per i fondi che detengono una quota compresa tra il 3% e il 5% non esiste l’obbligo di comunicare l’entità della partecipazione posseduta.
Esaminando il nuovo assetto, emerge che il 72% del capitale di UniCredit è in mano ai fondi esteri: percentuale ottenuta sommando la quota del 62% del capitale in mano agli investitori istituzionali – che a parte il 2% degli italiani – è straniera e la partecipazione del 10% detenuta dai fondi sovrani, di cui fa parte la quota superiore al 5% del fondo Aabar.
Focus sulle dichiarazioni di Jean-Pierre Mustier, amministratore delegato di UniCredit, che si è concentrato sul successo dell’aumento di capitale e sulla riduzione degli npl, ovvero dei non-performing loans, da parte di UniCredit.
Il numero uno della banca ha parlato di “riduzione significativa dei crediti deteriorati grazie ad azioni decise per ridurre il rischio” e di un livello totale degli npl che è al minimo record dalla metà del 2010, dunque da sette anni circa.
Riguardo al bilancio del 2016, in particolare, le sofferenze sono scese del 36% e le inadempienze probabili hanno segnato una flessione del 9%.
“La qualità dell’attivo è in continuo miglioramento a conferma della nostra solidità”, ha fatto notare il dirigente francese, mettendo in evidenza anche che “Unicredit è in anticipo sulle regole di Basilea 3”, che andranno in vigore tra due anni.
Dichiarazioni positive anche dal presidente di UniCredit, Giuseppe Vita, che ha affermato che, con l’aumento di capitale, “i nostri indici patrimoniali sono tornati ai livelli delle altre banche di rilevanza sistemica ed è stato possibile proseguire nel percorso di rafforzamento con azioni risolutive dei crediti deteriorati”.
Ancora, Vita ha detto che “la fiducia dimostrataci dal mercato si è riflessa nell’andamento del titolo in Borsa, che dal giorno del Capital Market Day a oggi è cresciuto di più dell’indice bancario europeo. E anche ieri il mercato ci ha voluto dare un segnale”.
Vita ha comunque sottolineato che “un esito così positivo” della ricapitalizzazione non era affatto scontato. “Solo pochi mesi fa, infatti, il mercato ha negato ad altre banche capitali anche per importi molto inferiori al nostro. Ciò vuol dire che fondi e investitori istituzionali hanno riconosciuto la validità del piano e la capacità del nostro management di realizzarlo”.
Rimane comunque il nodo dei crediti deteriorati, con il presidente che ha ricordato che, “nonostante le azioni di contenimento già portate a termine negli ultimi anni, i crediti inesigibili sono un fardello che da tempo appesantisce i bilanci della banca”. Detto questo, “di concerto con le autorità di vigilanza abbiamo intrapreso azioni radicali sui crediti deteriorati, con costi più alti nell’immediato, che consentiranno alla banca di dedicarsi al 100% al proprio sviluppo”.
In ogni caso, nella conferenza stampa successiva all’assemblea degli azionisti, Mustier è tornato a esprimere tutta la sua fiducia non solo nella banca ma anche nel paese Italia. “Gli investitori esteri stanno scoprendo che l’Italia è un paese molto interessante, il costo del debito è basso e la qualità delle imprese è molto buona. Inoltre ci sono le misure positive prese dal Governo non solo nell’economia ma anche per le banche”. Il ceo ha sottolineato anche che Unicredit “è una banca attraente dove, dopo l’aumento di capitale, gli investitori internazionali hanno complessivamente una partecipazione del 65%. Ma questo interesse si è allargato anche alle nostre obbligazioni, abbiamo avuto 200 nuovi investitori“.
Cautela è stata invece espressa sia da Gianni Franco Papa che da Mustier su Alitalia, per cui si attende il verdetto dei lavoratori, chiamati a esprimersi con un referendum sul pre-accordo che è stato raggiunto dall’azienda e dai sindacati la scorsa settimana: l’esito positivo del referendum è condizione sine qua non per il salvataggio della compagnia aerea. Da segnalare che UniCredit detiene il 12,9% del capitale di Alitalia.
Così Papa:
“Il processo negoziale sulla ristrutturazione di Alitalia è ancora in corso e la banca è impegnata a trovare una soluzione migliore nell’interesse dei suoi stakeholder”. “Abbiamo sempre sostenuto Alitalia e vorremmo continuare a farlo in futuro. Per questo dobbiamo essere certi che per Alitalia vi sia una soluzione sostenibile in una prospettiva di lungo periodo. Fino ad oggi abbiamo registrato perdite per quasi 500 milioni di euro. Mezzo miliardo di euro è una cifra importante, sono tanti soldi. Ogni decisione dovrà proteggere e considerare in modo adeguato gli interessi dei dipendenti, dei clienti e degli azionisti di Unicredit”.
Idem Mustier, in merito alla situazione di allerta che vive la compagnia aerea:
“Non possiamo perderci ancora. In tre anni come Unicredit abbiamo perso mezzo miliardo di euro per sostenere Alitalia. Cosa altro possiamo fare? Continuiamo a lavorare ma serve una soluzione sostenibile e sostenibile nel lungo termine”.
Unicredit è presente nel capitale di Alitalia con una quota del 12,9%.
Per concludere, sui temi all’ordine del giorno:
Approvato il bilancio 2016 chiuso con una perdita di 11,4 miliardi per la capogruppo, quella consolidata è stata pari a 11,8 miliardi. Favorevoli il 99,42%, contrari 0,19%, astenuti 0,39%. Presente il 57,53% del capitale.
L’assemblea straordinaria di Unicredit ha approvato a larghissima maggioranza i punti 1 e 2 all’ordine del giorno dell’assemblea straordinaria riguardanti l’attribuzione delle deleghe al Cda per gli aumenti gratuiti di capitale al servizio del completamento del sistema incentivante 2016, per il sistema incentivante per il 2017 e per il piano incentivante di lungo termine 2017-19. Si sono astenute la Fondazione Cassa Risparmio di Torino e la Fondazione Cr Trieste.
L’assemblea ordinaria di Unicredit ha approvato a larghissima maggioranza i punti 3 e 4 all’ordine del giorno. Si tratta del sistema incentivante 2017 per manager e particolari fasce di dipendenti del Gruppo e il piano di incentivazione a lungo termine 2017-2019 per il top management e dipendenti in altri ruoli chiave. Passata a larghissima maggioranza anche la votazione sui punti 5 e 6 all’ordine del giorno riguardanti la politica del Gruppo sui trattamenti di fine rapporto e la politica retributiva di Gruppo per il 2017.
Sui punti 3,4 e 6 si sono astenute la Fondazioni Cassa di risparmio di Torino e la Fondazione Cassa di risparmio di Trieste.