Dove andare in vacanza con il supereuro in tasca
Nell’ultimo anno la moneta unica ha continuato la sua corsa rialzista rispetto al biglietto verde, passando dall’1,26 dell’estate scorsa all’1,34 euro di questi giorni. Ma quali sono le cause che hanno favorito questo fenomeno? “Il fattore principale che ha spinto l’euro così in alto è uno solo – spiega Asmara Jamaleh, esperta dei mercati valutari di Intesa Sanpaolo – ed è da ricercare negli Stati Uniti. Dall’ultimo trimestre del 2006 fino alla fine di maggio, in America si sono create le aspettative di un rialzo dei tassi da parte della Fed. E proprio il pericolo di un rallentamento della locomotiva statunitense, tale da costringere Ben Bernanke ad abbassare il costo del denaro Us, è la variabile che più di ogni altra ha influito sullo stato attuale del cambio euro/dollaro”.
La forza dell’euro va letta con due diverse chiavi di lettura: da un lato, la positività dei dati macroeconomici europei e dall’altro, la negatività di quelli americani. È questa l’idea di Lorenzo Daglio, analista di Euroforex direct. “Dalla metà del 2005 – spiega il dealer – l’euro è entrato in una fase espansiva e con il prodotto interno lordo (Pil) che è cresciuto del 2,9% nel 2006”. Tra gli altri fattori che hanno favorito l’ascesa dell’euro c’è anche l’aumento delle esportazioni in tutta Europa, ma soprattutto in Germania (+12,5%). Inoltre, per il terzo anno consecutivo la propensione a investire è cresciuta nel Vecchio continente e anche sul fronte investimenti è stata la Germania ad aver dominato. Le brutte notizie sono giunte, invece, dagli States, e in particolare dal mondo degli immobili. L’andamento negativo del mattone si è, infatti, riflesso negli investimenti che hanno riportato un calo nel 2006 pari al 4,2%.
Anche per Angelo Drusiani di Banca AlbertiniSyz, la debolezza di fondo del dollaro è da imputare una maggiore crescita dell’economia europea rispetto a quella americana. “Negli States – spiega l’esperto – la fase rialzista dei tassi è giunta epilogo, mentre il debito pubblico continua a salire”. Due cause che hanno determinato questa situazione, che perdurerà fino all’autunno, periodo in cui la locomotiva statunitense dovrebbe ricominciare a crescere.
Il super euro ha anche abbagliato le banche centrali mondiali. La conferma è arrivata dal Central banking publication, secondo il quale il 60% degli istituto di credito ha ridotto le riserve in dollari e incrementato quelle in euro. Le novità, però, non sono mancate anche sul fronte viaggi. “Il mercato è positivo – commenta Giuseppe Boscoscuro, presidente dell’associazione dei tour operator italiani.
Continua l’amore degli italiani per gli States
Secondo il direttore del Ciset, al di là dei confini europei, l’influenza dell’euro forte non manca, però, nella maggior parte dei casi la scelta finale è condizionata dall’offerta che si ha a disposizione. Insomma, chi decide di lasciare il Vecchio continente fa una selezione di partenza. Ci sono coloro che scelgono un pacchetto turistico organizzato, che ingloba di conseguenza i tassi di cambio. Oppure coloro che decidono di organizzarsi il soggiorno fuori dall’Europa, mettendo in conto le fluttuazione del cambio. Ma Oltreoceano non c’è supereuro che tenga. La ripresa delle partenze verso gli Stati Uniti non sono, infatti, iniziate in scia alla flessione del biglietto verde, ma già a partire dal 2002 si è registrata una crescita significativa, confermata anche dalle previsioni 2007/2008. Discorso a parte per la Cina. Per il momento se si decide di prendere un aereo per l’ex Celeste impero è la componente business che prevale su quella leisure.