Dossier Alitalia, compagnia commissariata. E ora è caccia al colpevole, Calenda contro i vertici
Per Alitalia, oggi è l’ennesimo giorno che decreta l’altrettanto ennesima sua sconfitta. Come previsto, al termine dell’assemblea dei soci che si è tenuta in mattinata, il cda della compagnia aerea ha annunciato l’intenzione di ricorrere all’amministrazione straordinaria. Annuncio coerente con quanto era stato ripetuto più volte nei giorni scorsi, dopo che la maggioranza dei 12.500 dipendenti aveva bocciato il pre-accordo concluso tra l’azienda e i sindacati. Pre-accordo che aveva in parte smorzaro la ristrutturazione di lacrime e sangue decisa dai vertici, facendo sperare nel sì dei lavoratori.
Niente di tutto questo: in occasione della consultazione referendaria di fine aprile ha trionfato il NO, ed è così venuta a mancare quella condizione – il sostegno dei lavoratori al piano – considerata imprescindibile per rilanciare l’azienda attraverso una nuova iniezione di fondi da parte dei soci.
La vittoria del No ha decretato la fine dei giochi, scatenando rumor diversi sull’identità del possibile acquirente e sull’amministrazione straordinaria, che potrebbe anche concludersi con una liquidazione, dopo quei 7,4 miliardi di euro che sono stati pagati dai contribuenti italiani negli ultimi 40 anni.
Fin da subito, il governo Gentiloni era stato chiaro: non ci sarebbe stato alcun salvataggio da parte dello Stato, nessuna nazionalizzazione. Piuttosto, un prestito ponte per assicurare la liquidità necessaria a salvaguardare l’operatività del gruppo.
Tutto confermato stamattina, come si evince dalla nota del cda, che ha chiesto per l’appunto l’accesso alla procedura di amministrazione straordinaria, comunicando di aver preso atto “della grave situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società”. Il cda ha sibito chiarito che i voli “non subiranno alcuna modifica e continueranno secondo la programmazione prevista”.
Dalla nota trapela tutto il ‘rammarico dei soci’ per il fallimento del progetto.
“L’assemblea degli azionisti di Alitalia riunitasi oggi ha preso atto, con grande rammarico, dell’esito del referendum tra i propri dipendenti, che ha di fatto precluso l’attuazione del rilancio e della rustrutturazione della società. I soci avevano condizionato la disponibilità alla ripatrimonializzazione e al rifinanziamento a un accordo con le organizzazioni sindacali, venuto meno con l’esito del referendum tra i dipendenti. Il Consiglio di amministrazione riunitosi al termine dell’Assemblea, preso atto della rave situazione economica, patrimoniale e e finanziaria della società, del venir meno del supporto dei soci e dell‘impraticabilità in tempi brevi di soluzioni alternative, ha deciso all’unanimità di presentare l’istanza di ammissione alla procedura di amministrazione straordinariacome disposto dalla legge”.
E ora?
Ora l’attesa è per la riunione del Consiglio dei ministri, attesa oggi per le 17, che dovrebbe varare i decreti per l’avvio dell’amministrazione straordinaria, la nomina dei commissari e la definizione del prestito-ponte. Proprio in queste ora sia il Ministero per lo Sviluppo economico (presieduto da Carlo Calenda) che il Tesoro (guidato da Pier Carlo Padoan) sarebbero al lavoro per l’emanazione dei suddetti decreti.
Mentre il presidente di Etihad e vice-presidente di Alitalia James Hogan, si dice anch’egli rammaricato, ricordando che Etihad ha fatto tutto il possibile.
E in tutto questo è caccia al colpevole, con il ministro Calenda che sa chi accusare del disastro Alitalia:
“Questo management operativo, non solo Cramer Ball ma anche Hogan, hanno non solo sbagliato il modello di business della compagnia, ma certe volte hanno avuto anche un approccio arrogante che non ha giovato a nessuno e nemmeno sull’esito del referendum”.
Su chi saranno i commissari, circolano i nomi di Luigi Gubitosi (che sarebbe diventato presidente in caso di successo del referendum) ed Enrico Laghi. Ma c’è anche, stando a quanto riporta l’agenzia Agi, chi dà in pole position “Mauro Moretti, l’uomo che ha rimesso in piedi Fs prima, e Finmeccanica poi”.