Alitalia: ipotesi cessione a pezzi in 6 mesi dopo il No dei lavoratori
Alitalia fatta a pezzi e messa in vendita a prezzi da saldo. Questo lo scenario peggiore che secondo quanto scrive Il Messaggero rischia la compagnia aerea nei prossimi mesi, dopo che ieri i lavoratori hanno respinto il pre-accordo di riduzione dei posti e di stipendio, condizione necessaria posta dalle banche per poter attivare il piano di ristrutturazione da circa 2 miliardi di euro.
Il risultato del referendum, chiuso con 6.816 (pari al 67,5%) voti contrari e appena 3.206 Sì (32,5%) su oltre 10mila votanti, verrà ufficialmente accolto dal Cda straordinario di Alitalia convocato questa mattina. In programma anche un vertice al Mise tra i ministri Carlo Calenda e Graziano Delrio, il presidente designato di Alitalia, Luigi Gubitosi, e il commissario di Ilva Enrico Laghi, per decidere i prossimi passi con la presunta richiesta di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria in continuità e la nomina di un commissario. Secondo il quotidiano romano, tra i candidati a fare il commissario ci sarebbe proprio Gubitosi o Laghi. La richiesta di commissariamento dovrebbe essere depositata già nei prossimi giorni, tra venerdì 28 aprile e martedì 2 maggio al Mise e al tribunale di Civitavecchia (competente per territorio) che dovrà certificare lo stato di insolvenza di Alitalia. Questo il percorso che durerà circa sei mesi, prima della possibile vendita a spezzatino della compagnia aerea al miglior offerente.
Alitalia è così nuovamente in crisi nonostante l’intervento nel capitale della compagnia emiratina Etihad nel 2008. A pesare sul bilancio della società sono tutti i costi legati ai leasing degli aerei, al carburante e anche al personale, a fronte di ricavi che non riescono a decollare. Secondo l’Istituto Bruno Leoni, la compagnia aerea ha perso nel 2014-2016, l’ultimo bilancio depositato è quello del 2015, 1,179 miliardi e alle casse dello Stato, dal fallimento del 2008 a oggi Alitalia è costata 6 miliardi di euro.