Dopo Fed: il dollaro Usa rimane strutturalmente forte
L’euro ha guadagnato oltre una figura sul dollaro dalla chiusura di ieri, portandosi a quota 1,0740/0750. Due gli eventi che hanno mosso il mercato valutario. Ieri la riunione della Federal Reserve e i risultati definitivi delle elezioni in Olanda.
La Federal Reserve ha incrementato di 25 punti base il tasso di interesse a breve termine, portandolo nell’intervallo 0,75%-1%, confermando l’ipotesi di ulteriori due rialzi dei tassi di interesse nel corso dell’anno.
“A nostro parere – commentano gli analisti di Invesco – la dichiarazione è stata neutrale con un commento ottimistico sull’attuale scenario di crescita”. Parole più eterogenee sono invece state utilizzate per l’inflazione. “In generale la dichiarazione è stata simile a quella di gennaio-febbraio, il che indica che da allora poco è cambiato nella view della Fed. Alla luce del nostro outlook positivo in termini di crescita globale, pensiamo che la Fed innalzerà probabilmente i tassi tre volte nel corso del 2017”.
“Una colomba rimane sempre una colomba” chiarisce Luca Tobagi, cfa investment strategist di Invesco con riferimento al presidente della Fed Janet Yellen. La quale ha “da un lato alzato i tassi di interesse e ha lasciato che i punti del grafico dei ‘dot plots’ (le proiezioni sui tassi di interesse dei membri del board) si spostassero verso l’alto, lasciando intravvedere altri due rialzi cosicché i mercati non avessero timore che la Fed fosse in ritardo rispetto alla curva. Dall’altro lato, nel comunicato stampa, ha dichiarato che l’approccio della Fed al rialzo dei tassi sarà graduale”.
L’outlook sull’euro/dollaro
“Il cambio euro/dollaro ha reagito – riprende Tobagi – ma riteniamo che, se l’euro dovesse mantenere questi livelli, potrebbe apprezzarsi più per via del risultato elettorale pro-euro in Olanda che per uno shock negli Stati Uniti”.
Tutto questo non cambia uno scenario che vede il biglietto verde ancora strutturalmente forte. L’attenzione ora si sposta alla serie di riunioni delle banche centrali (per esempio la Bank of Japan) che si susseguiranno nei prossimi giorni e che dovrebbero confermare gli orientamenti già noti.
“In termini relativi poco dovrebbe cambiare – conclude Tobagi – e ci attendiamo un dollaro strutturalmente forte. Ma perché il dollaro si rafforzi ulteriormente sui mercati valutari, potremmo dover aspettare che tutte le altre principali banche centrali si pronuncino”.