Ma che cosa succede alle valute? Da sempre l’euro soffre nei momenti di paura sui mercati, ma lunedì scorso – mentre il Dow Jones segnava il più forte ribasso giornaliero della sua storia – il cambio EuroUsd toccava i massimi degli ultimi otto mesi in area 1.17. Insomma i mercati, a sorpresa, si stanno mostrando meno dollaro-centrici soprattutto in questa fase di forti ribassi. E l’euro si è invece rafforzato nel corso della seconda metà di agosto, in concomitanza degli storni che sono avvenuti sui listini azionari. Quali le ragioni di questo “nuovo modello”? E quali le previsioni degli analisti riguardo al cross euro-dollaro?
Mercati eurocentrici, ma ancora per poco
Per la maggior parte degli esperti si è trattato di una semplice correzione, che non dovrebbe pregiudicare il trend decrescente della valuta europea. Insomma un temporale estivo. “La tenuta dell’area di supporto passante per 1.0800 avvenuta verso la metà di luglio, con il compimento di minimi e massimi lievemente crescenti, ha confermato anche dal punto di vista tecnico quella che avrebbe potuto divenire – ed effettivamente è stata – una salita correttiva rispetto al trend principale di lungo periodo, a nostro parere ancora decrescente”, è il parere di Matteo Paganini, chief analyst Fxcm Italia. Un trend decrescente che potrebbe comunque restituire una zona di congestione passante tra 1.1500 e 1.0500, “nel momento in cui dovessero venire riassorbiti gli effetti correttivi derivanti dalle pressioni vissute sui listini asiatici e mondiali, attualmente più vicini ai fondamentali dell’economia reale”. “Non vediamo una prosecuzione del rafforzamento del cambio nel breve termine che potrebbe infatti scendere fino a 1.12 euro – aggiunge Serge Michel Escudé dell’Ufficio Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda – Tuttavia la volatilità dell’euro potrebbe aumentare in presenza di nuove turbolenze dei mercati: ma senza esagerazione, in quanto l’apprezzamento dovrebbe essere contrastato dalle azioni di stabilizzazione dei mercati da parte delle Banche centrali (vedi Cina), dalle misure espansive della Bce e, infine, dalla possibile manovra della Fed già a settembre o al massimo dicembre”.
Yen rifugio
Di fronte a un mercato meno dollaro centrico rispetto alla prima parte dell’anno, potremmo assistere a delle decorrelazioni tra valute europee, yen e commodity, con queste ultime sotto pressione nel momento in cui le economie di riferimento dovessero mostrare segni di rallentamento. Secondo Paganini, la divisa nipponica continuerà a ricoprire il ruolo di valuta rifugio o di indebitamento, il franco svizzero rappresenta un caso a sé dopo l’intervento della Swiss National Bank, e la sterlina – che insieme al dollaro dovrebbe essere interessata a un rialzo di tassi nel 2016 – potrebbe essere oggetto di flussi di acquisto. Quanto all’euro, è attualmente interessata da manovre di QE ancora in atto, mentre il dollaro potrebbe a breve tornare ad attirare flussi di capitale, soprattutto quando si comprenderà quale sarà il ritmo (non il momento iniziale, ma il ritmo) di rialzo dei tassi in Usa. “Questo ultimo elemento – conclude Paganini – potrebbe portare a ulteriori rivalutazioni del biglietto verde contro la moneta unica europea (che vede le proprie resistenze principali intorno ad area 1.2300), con quotazioni che potrebbero stabilizzarsi all’interno di un’ampia area, con alternanza di direzionalità di breve periodo e con potenziale alta volatilità”.