Notizie Notizie Italia Descalzi: Eni sarà a zero estrazione petrolio nel 2050, l’Italia ne trarrà giovamento

Descalzi: Eni sarà a zero estrazione petrolio nel 2050, l’Italia ne trarrà giovamento

29 Febbraio 2020 13:42

Eni si prepara a un futuro da fornitore di energia che non estrae petrolio. L’obiettivo è infatti di arrivare nel 2050 al completamento della strategia di svolta sostenibile avviata nel 2014 sotto la guida di Claudio Descalzi. L’amministratore delegato del gruppo, che si candida per il terzo mandato, rimarca come dallo scorso anno il gruppo petrolifero ha messo a punto una metodologia severa che include le emissioni in tutte le tre fasi: la produzione di idrocarburi, l’elettricità che Eni consuma per usi interni e i clienti finali che usano prodotti Eni di altri che il gruppo vende e che pesano l’80% del totale. “Di recente qualche rivale ha annunciato tagli alle emissioni dei suoi business maggiori, senza includere tutte le filiere produttive – rimarca Descalzi in un’intervista a Repubblica – . Noi abbiamo messo a punto un metodo che contempla i tre tipi di emissioni e ci porterà a produrre carburanti e affini senza più carbonio, perché arrivano da materie naturali o perché cattureremo la Co2 rilasciata nel processo. Per questo nel 2050 Eni taglierà dell’80% le emissioni totali: delle sue lavorazioni e degli oltre 20 milioni di clienti che stimiamo di avere allora. Obiettivi che superano le raccomandazioni Iea sull’accordo di Parigi“.

Descalzi, conferma che entro il 2050 almeno l’85% della produzione di ENI sarà a gas, e che tutto quel gas sarà dell’Eni, non di fornitori terzi. Il calo sarà graduale e avverrà nel rispetto dei contratti in essere. “Gli effetti saranno positivi per l’Italia, perché questa trasformazione ridurrà notevolmente non solo il rischio “minerario”, ma anche quello geopolitico: oggi Eni opera in diversi Paesi instabili, ma a tendere la nostra produzione da rinnovabili verrà per il 70% da Paesi Ocse”, asserisce Descalzi nell’intervista concessa al’indomani della presentazione del doppio piano (uno Strategico di lungo termine al 2050 e uno d’Azione 2020 – 2023).

Il gruppo ENI prevede una crescita della produzione upstream a un tasso annuo del 3,5% fino al 2025 e un successivo flessibile declino principalmente nella componente olio. La produzione gas al 2050 costituirà circa l’85% della produzione totale. Contemporaneamente le rinnovabili aumenteranno a oltre 55 GW al 2050, attraverso lo sviluppo in prevalenza nei paesi Ocse per la fornitura di energia elettrica ai clienti, previsti nel mercato retail in aumento oltre i 20 milioni al 2050.

La strategia prevede quindi tra cinque anni la decrescita dei barili di greggio e affini, tra 10 anni la fine delle emissioni proprie di carbonio nella produzione e fra venti anni in tutto il comparto produttivo. Nel 2050 il punto d’arrivo con produzione e vendita di energia senza ricorrere a fonti fossili o solo di propria produzione e decarbonizzate, con emissioni complessive ridotte dell’80%.

Il piano di investimenti quadriennale

È stato inoltre sviluppato piano di investimenti quadriennale, focalizzato su progetti ad alto valore e rapido ritorno, che prevede investimenti di circa 32 miliardi di euro al 2023 ed è caratterizzato da un elevato livello di flessibilità con circa il 60% di investimenti non ancora contrattualizzati nel 2022-23. Il piano di investimenti per l’upstream, che rappresenta il 74% del totale, è ben diversificato in termini geografici grazie agli sviluppi in Medio Oriente, Africa, Norvegia e Messico. Il programma di investimenti di Eni, spiega ancora società in una nota, è di “alto valore e resiliente anche in uno scenario sfidante”. L’attuale portafoglio di progetti upstream in esecuzione ha un prezzo di breakeven pari a $23 al barile (25 $/bl nel precedente piano) e un IRR complessivo di circa il 25%.

In coerenza con gli obiettivi di medio e lungo termine e per alimentare il processo di decarbonizzazione della società, Eni pianifica dunque investimenti in fonti rinnovabili, di efficienza energetica, economia circolare e abbattimento del flaring per circa 4 miliardi, con un incremento del 33% rispetto al precedente piano. L’incidenza di tali investimenti sul totale manovra del 2023 è pari al 20%.