Delfin e Caltagirone a tenaglia su Mps. Spunta il piano B anche con nozze Unicredit-Bpm
Mossa a sorpresa, ma non troppo, di Francesco Milleri che porta la Delfin a quasi il 10% di Mps. L’ad di EssolirLuxottica, che gestisce la holding della famiglia Del Vecchio, ha mosso nuovamente su Rocca Salimbeni e adesso Delfin risulta il primo socio privato della banca senese, dietro solo al Tesoro.
Delfin sfiora il 10% del Monte
Dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti emerge che Delfin è balzata al 9,78% del Monte dei Paschi di Siena, quasi triplicando la propria quota rispetto al 3,5% acquisito a novembre in occasione del collocamento del 15% della banca da parte del Tesoro.
Si rafforza quindi il nocciolo duro di soci italiani che a novembre ha messo piede in Mps. Fino ad oggi il più attivo era stato Francesco Gaetano Caltagirone, che dopo aver preso il 3,5% in collocamento si era successivamente portato poco sopra la soglia del 5% a fine novembre. Stando a quanto riporta oggi La Stampa, l’imprenditore romano probabilmente è già a ridosso della quota del 10% di Mps (per superarla serve il semaforo verde Bce) e nei prossimi giorni potrebbe arrivare la comunicazione delle nuove posizioni.
“A nostro avviso il rafforzamento punta a consolidare il controllo di Mps, e può far pensare anche a possibili alternative di consolidamento“, è il commento degli analisti di Equita. Oggi il titolo Mps segna un +0,8% in area 7,10 euro, aggiornando i massimi a oltre due anni.
Tra gli altri soci spicca anche Banco Bpm con un altro 5% e Anima, società di gestione del risparmio sotto Opa di Bpm, con una quota vicina al 4%. Sommando le varie partecipazioni di questi quattro soci forti si arriva al 24% circa e se si aggiunge la quota del Tesoro (11,7%) si va a coprire ben il 35% del capitale.
La risposta all’assalto di Unicredit, il progetto terzo polo va avanti
Una vero e proprio accerchiamento del Monte che va nella direzione di quel terzo polo bancario caldeggiato molto dall’esecutivo attuale e messo in discussione dall’Ops lanciata a fine novembre da Unicredit su Banco Bpm.
La scalata di Piazza Meda progettata da Andrea Orcel ha chiaramente scompaginato i piani del Tesoro, di Bpm e dei soci al lavoro al progetto terzo polo e dalle mosse viste in questi tre mesi è chiaro che ha accelerato e non poco la corsa a blindare il controllo di Mps.
L’intreccio con la partita per Anima
E la partita si gioca anche sul futuro di Anima, la sgr su cui Bpm ha lanciato un’offerta da 1,6 miliardi per accaparrarsi il 77% non ancora in suo possesso e che sempre in questi mesi ha visto muovere il solito Caltagirone alito oltre il 5%. Tra gli azionisti della fabbriche prodotto figurano anche Poste (controllata dal Mef) e il Fsi di Maurizio Tamagnini.
Anche qui la strategia è quella di ostacolare i piani di Unicredit. In attesa di capire se e quanto Bpm convocherà l’assemblea per alzare il prezzo dell’Opa sulla sgr (il cui titolo si mantiene sopra il prezzo offerto), i movimenti degli altri soci fanno intendere che la partita è molto aperta e anche in caso di successo dell’assalto di Unicredit a Piazza Meda il progetto terzo polo bancario potrebbe non tramontare. Ossia, come ricostruito oggi da Repubblica, andando a togliere dalle mani di Orcel la preziosa sgr facendola confluire all’interno di Mps qualora il Banco finisse a Unicredit. Chiave di lettura che avalla anche quanto circolato più volte negli ultimi tempi, ossia la possibile apertura di Orcel a sacrificare Anima sul tavolo delle trattative per conquistare l’ok di governo e soci Bpm (tra cui anche i francesi di Credit Agricole, interessati a convincere Unicredit a non mollare l’accordo sui fondi con Amundi) a benedire le nozze Unicredit-Bpm.