Notizie Notizie Italia Debito pubblico Italia, è davvero in calo? Per Mazziero i conti sono “fuori controllo”

Debito pubblico Italia, è davvero in calo? Per Mazziero i conti sono “fuori controllo”

6 Marzo 2024 12:46

Il debito si è abbassato passando dal 140,5% al 137,3% e forse dovremmo rallegrarci, ma in realtà i conti pubblici sono fuori controllo. Lo si legge nel 52° Osservatorio trimestrale – Conti pubblici fuori controllo pubblicato oggi dalla Mazziero Research. L’abbassamento del debito nel rapporto con il Pil è frutto di un effetto “ottico” dato che il Pil si è gonfiato più del debito grazie all’inflazione. Se depuriamo il Pil dall’inflazione otteniamo un 1%, mentre il debito è salito del 3,8%.

Come spiega la Mazziero Research, nel 2023 abbiamo accumulato 105 miliardi di debiti aggiuntivi, che dovranno essere finanziati con maggiori emissioni di titoli di Stato su cui pagheremo interessi. Già, proprio quegli interessi che ora fanno tanto gola agli italiani (ben 18,3 miliardi sono fluiti dalle tasche dei piccoli investitori verso le mani del Tesoro nell’ultima emissione del Btp Valore) rappresentano una spesa annua di 78,6 miliardi e cresceranno in quattro anni di altri 25 miliardi. Ma torniamo al perché i conti pubblici sono fuori controllo: “ogni famiglia e ogni imprenditore sa bene che se anno dopo anno spende più di quanto guadagna non dovrà domandarsi se andrà in bancarotta, ma solamente quando” afferma la Mazziero Research.

Debito pubblico, è davvero in calo?

Ottima notizia, il debito cala. Questo è quello che si potrebbe affermare nell’osservare il grafico qui sotto che mostra un rapporto tra debito e Pil in calo di oltre 3 punti percentuali, dal 140,5% al 137,3% nel 2023.

Come chiarisce la Mazziero Research, “se però guardiamo con occhio disincantato altri dettagli, scopriamo che la realtà non è come sembra, il grafico sottostante mostra il livello del debito nel quinquennio e si può notare come ogni anno il debito sia salito con un aumento nel 2023 di ben 105 miliardi, appena 1 miliardo meno del 2021, periodo ancora condizionato dagli impatti dell’epidemia Covid”.

Ma allora come può esistere una realtà così contrapposta, considerando che la crescita del Pil è stata dell’1%? Secondo la Mazziero Research, “la ragione sta proprio nella differente misura del Pil: quando ci si riferisce in termini di crescita si utilizza il Pil reale, depurato dall’inflazione, mentre quando lo si pone in rapporto al debito si utilizza il Pil a valori correnti, che includono quindi l’inflazione. Nel 2023 il Pil a prezzi correnti è aumentato del 6,2% e a fronte di un debito salito del 3,8% il rapporto tra debito/Pil si è ridotto. Il rapporto deficit/Pil (grafico qui sotto) resta comunque molto elevato: al 7,2% e molto lontano da quel livello del 3% a cui dovrebbe tendere in base al Patto di Stabilità europeo. Pur tuttavia si evidenzia una dinamica discendente visto che il rapporto passa dall’8,6% del 2022 al 7,2% del 2023″.

Per quanto riguarda le stime sul debito pubblico, dopo un periodo di relativa stabilità negli ultimi mesi del 2023, anche gennaio dovrebbe mantenere un debito stabile, per poi subire una forte accelerazione da febbraio sino a giugno. Il grafico sottostante mostra l’evoluzione in base alle stime elaborate dalla Mazziero Research, con un debito che potrebbe oltrepassare stabilmente i 2.900 miliardi entro giugno 2024. Partendo da 2.863 miliardi di fine 2023, il mese di gennaio dovrebbe mantenersi abbastanza in linea con 2.856 miliardi, per poi crescere velocemente già a partire da febbraio sino a tutto giugno, che viene stimato in una forchetta tra 2.879 e 2.889 miliardi.

Stock di Titoli di Stato, scadenze fino al 2072

Dal grafico sottostante possiamo vedere l’ammontare dei titoli in scadenza sino a dicembre 2024. Come spiega la Mazziero Research, “i mesi con le maggiori scadenze che dovranno essere rimpiazzate da nuovi collocamenti sono marzo, maggio e settembre; anche a dicembre scadranno molti titoli di Stato, ma le emissioni come nel passato, verranno anticipate a novembre o posticipate a gennaio in vista delle festività”.

Il grafico qui sotto mostra invece le scadenze nei prossimi anni sino al 2072. Ad eccezione dell’anno corrente, che mostra la cifra più alta in quanto comprensiva dei titoli a breve scadenza come i Bot, i maggiori importi sono relativi agli anni 2025 e 2026. Le scadenze negli anni successivi presentano somme differenziate; in particolare la Mazziero Research fa notare importi più contenuti negli anni 2027, 2029 e 2030 che molto probabilmente sono le scadenze dove si concentreranno maggiormente le prossime emissioni.

Il grafico sottostante mostra la spesa per interessi che “stranamente” nel 2023 non ha raggiunto i livelli del 2022, pur considerando gli elevati livelli dei rendimenti correnti. Come chiarisce la Mazziero Research, “non bisogna dimenticare al riguardo che cambiando il mix delle tipologie di emissione e le scadenze è possibile in qualche misura dosare e/o dilazionare gli interessi che dovranno essere pagati. In base a quanto previsto dal Governo nella Nota di aggiornamento al Def, gli interessi saliranno a 89 miliardi nel 2024, per passare a 94 miliardi l’anno successivo e raggiungere i 104 miliardi nel 2026 con un aumento di 25 miliardi nel quadriennio 2023-2026″.

Pil Italia rivisto al rialzo per il 2024

La tabella qui sotto mostra ora una crescita del Pil annuale 2023 pari a +1,0%, tale progresso è al netto della componente di inflazione ed era precedentemente pari al +0,7%. “La variazione ci sembra troppo ampia e nutriamo qualche perplessità, ma la consideriamo ugualmente attendibile seppur in attesa di ulteriori conferme” commenta la Mazziero Research. “Manteniamo le nostre stime di crescita per i trimestri del 2024 dal 1° al 4° rispettivamente +0,1%, +0,2%, +0,3% e -0,1% (parte superiore della tabella). Il computo per l’intero anno 2024 ci porta a una stima del Pil pari al +0,6%, era +0,5% precedentemente; qualora l’Istat dovesse correggere nuovamente i dati sin qui pubblicati anche le nostre stime sarebbero suscettibili di variazione”.

Inflazione Italia vs Eurozona, le stime future

Il grafico sottostante mostra l’evoluzione mensile dell’inflazione su base annua per il paniere generale (istogrammi blu) e per la componente di fondo che esclude alimentari ed energia (istogrammi rossi). La Mazziero Research fa notare come dopo il forte calo di settembre l’inflazione generale sembra aver trovato una base, mantenendosi di poco al di sotto dell’1%. Diversamente, la componente core o di fondo continua il suo percorso in discesa, ma resta ancora sostenuta con valori al di sopra dei 2 punti percentuali.

Per quanto riguarda l’evoluzione per i prossimi due-tre mesi, la Mazziero Research ipotizza per l’indice generale (istogrammi blu) che “la prossima rilevazione di marzo andrà a sostituire quella del marzo 2023 che si presentava negativa per -0,4%; ne consegue che valori superiori a questo, e lo saranno quasi sicuramente, determineranno una risalita dell’indice che supererà l’1%, tornerà poi a scendere ad aprile e maggio con un rimbalzo verso l’alto a giugno, visto che nel 2023 aveva segnato 0,0%. La componente di fondo, probabilmente, continuerà a scendere sino a luglio-agosto per poi tornare a salire nei mesi di ottobre, novembre, dicembre”.

Nel grafico qui sotto possiamo vedere l’andamento dell’inflazione nell’Eurozona; anche in questo caso troviamo una stabilizzazione, ma a valori superiori all’indice generale italiano e comunque al di sopra del 2%. Ciò significa, spiega la Mazziero Research, “che ci troviamo ancora al di sopra del valore obiettivo della Banca Centrale Europea (BCE) e quindi, pur in un contesto di rallentamento economico, questa potrebbe mantenersi restia ad avviare un ciclo di ribasso dei tassi“.

“Ipotizzare future evoluzioni è un azzardo, ma proviamo a farlo con beneficio di inventario: lo 0,9% di marzo 2023 rende probabile una riduzione dell’inflazione annua a marzo al di sotto del 2.6%. Più controversa la riduzione ad aprile, anche se probabile, mentre diventa quasi certo un ritorno al rialzo dell’inflazione a maggio, in virtù di quello 0,0% segnato nello stesso mese del 2023. A giugno l’inflazione potrebbe restare stabile, per poi tornare al rialzo a luglio, dato che nel 2023 aveva segnato un valore negativo pari a -0,1%” conclude la Mazziero Research.