Dal latte agli iPhone, ecco come lo shock energetico cinese mette in apprensione tutto il mondo
Dagli iPhone al latte, passando per la carta. La crisi energetica cinese sta colpendo tutto e inizia a diffondersi a macchia d’olio in tutto il mondo, colpendo colossi quali Toyota e Apple, così come gli allevatori di pecore australiani e a produttori di scatole di cartone.
La grave emergenza dovuta alla carenza di energia elettrica – causata dall’inasprimento degli standard sulle emissioni di CO2 e che ha già comportato diversi blackout nel paese (e Pechino sta già parzialmente tornando indietro aumentando la produzione dalle miniere di carbone) – è destinata a danneggiare la crescita cinese e l’impatto sulle catene di approvvigionamento potrebbe danneggiare l’economia globale nel suo insieme visto che la Cina è di gran lunga il maggiore esportatore al mondo.
La tempistica non potrebbe essere peggiore, con l’industria navale che sta già affrontando linee di approvvigionamento congestionate che stanno ritardando le consegne di vestiti e giocattoli per le vacanze di fine anno. “Se le carenze di energia elettrica e i tagli alla produzione continuano, potrebbero diventare un altro fattore che causa problemi di approvvigionamento globale, soprattutto se iniziano a influenzare la produzione di prodotti di esportazione”, ha detto Louis Kuijs, economista senior dell’Asia alla Oxford Economics.
Rischio shock stagflazionistico
Gli economisti hanno già avvertito di una crescita più lenta in Cina. E anche i vicini come Taiwan e Corea sono particolarmente vulnerabili, così come gli esportatori di metalli come l’Australia e il Cile, e partner commerciali chiave come la Germania sono esposti a questo rallentamento cinese.
Per quanto riguarda i consumatori, la domanda è se i produttori saranno in grado di assorbire i costi più elevati o se li trasferiranno. “Questo sembra un altro shock stagflazionistico per il settore manifatturiero, non solo per la Cina ma per tutto il mondo”, ha detto Craig Botham, capo economista cinese di Pantheon Macroeconomics. “Gli aumenti dei prezzi sono ormai piuttosto ampi – una conseguenza del profondo coinvolgimento della Cina nelle catene di approvvigionamento globale”.
Dalla carta agli iPhone
Alcune industrie sono già sotto pressione e il danno a cui stanno assistendo potrebbe rapidamente estendersi ad altri settori. Vediamo quali. Partiamo dalla carta. La produzione di scatole di cartone e di materiali da imballaggio era già stata messa a dura prova dall’impennata della domanda durante la pandemia. Ora, il lockdown in Cina ha colpito ancora più duramente la produzione, portando ad una possibile riduzione dal 10% al 15% dell’offerta per settembre e ottobre, secondo Rabobank. Questo aggiungerà ulteriori complicazioni alle imprese che già soffrono per la carenza globale di carta. Si riscalda anche l’inflazione alimentare e la crisi energetica potrebbe peggiorare la situazione. Anche la catena di approvvigionamento alimentare è a rischio, poiché la crisi energetica rende la stagione del raccolto più difficile per il più grande produttore agricolo del mondo. I prezzi alimentari globali sono già balzati ai massimi del decennio, e si teme che la situazione possa peggiorare mentre la Cina lotta per gestire i raccolti, dal mais alla soia alle arachidi e al cotone. Nelle ultime settimane, diversi impianti sono stati costretti a chiudere o a ridurre la produzione per conservare l’energia elettrica, come i trasformatori di soia che schiacciano i fagioli per produrre farina per l’alimentazione animale e olio per cucinare. I prezzi dei fertilizzanti, uno degli elementi più importanti dell’agricoltura, stanno salendo alle stelle, piegando gli agricoltori che già si stanno piegando sotto la pressione dei costi crescenti.
Anche il mondo della tecnologia potrebbe anche vedere importanti ricadute dato che la Cina è la più grande base di produzione mondiale di prodotti quali l’iPhone o varie console di gioco, oltre ad essere un importante centro per l’imballaggio dei semiconduttori utilizzati in auto ed elettrodomestici. Diverse aziende hanno già sperimentato tempi di inattività nelle proprie strutture cinesi per conformarsi alle restrizioni locali. Eson Precision Engineering, affiliata di Foxconn – il più grande assemblatore di iPhone al mondo e fornitore chiave di parti meccaniche per Apple e Tesla – ha sospeso la sua produzione per diversi giorni nelle ultime settimane presso le sue strutture nella città cinese di Kunshan in diretta risposta alla politica della città di interrompere la fornitura di energia elettrica per uso industriale.
Pegatron Corp., altro partner chiave di Apple, ha dichiarato il mese scorso di aver iniziato ad adottare misure di risparmio energetico, mentre ASE Technology Holding Co., il più grande produttore di chip al mondo, ha interrotto la produzione per diversi giorni.
Volgendo lo sguardo al settore automotive, l’industria è stata finora risparmiata dagli effetti della crisi energetica. Tuttavia, ci sono stati alcuni casi isolati. Toyota, che produce più di 1 milione di veicoli all’anno in Cina negli stabilimenti concentrati intorno a Tianjin e Guangzhou, ha affermato che alcune delle sue operazioni sono state influenzate dalla carenza di energia.
Nel settore lattiero-caseario, i tagli di corrente potrebbero interrompere il funzionamento delle macchine per la mungitura, mentre i fornitori di carne di maiale dovranno affrontare la pressione di un’offerta più limitata di celle frigorifere. Gli allevatori australiani, che forniscono circa il 90% della lana per l’abbigliamento nel mondo, hanno sofferto durante il lockdown per il Covid-19, mentre le fabbriche di abbigliamento e i rivenditori globali chiudono. Fuori dalla Cina, gli allevatori di pecore australiani si stanno preparando per una domanda più debole proprio mentre cercano di vendere la loro lana alle aste. L’industria ha visto i mulini cinesi ridurre la produzione fino al 40% a causa delle interruzioni di corrente la scorsa settimana, ha riferito l’Australian Broadcasting Corp.