Notizie Notizie Italia Da Fitch downgrade su banche italiane. In Europa balzano UBS e RBS dopo conti, male Barclays

Da Fitch downgrade su banche italiane. In Europa balzano UBS e RBS dopo conti, male Barclays

28 Aprile 2017 11:33

Giornata piena di novità per le banche italiane e non. Nel pieno della stagione degli utili, in Europa vengono diffusi i risultati di bilancio del primo trimestre del calibro di UBS, Royal Bank of Scotland e Barclays. Sul fronte italiano, Fitch, che lo scorso 21 aprile ha rivisto al ribasso il rating sul debito italiano da ‘BBB+’ a ‘BBB’, con outlook “stabile”, citando i rischi politici per il paese e gli annosi problemi e ritardi nel risanamento dei conti pubblici, ha apportato modifiche oggi al rating di alcune banche italiane. Modifiche negative, che si sono sostanziate in diversi downgrade.

In particolare sono state riviste al ribasso le valutazioni di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Credem e Mediobanca, dal precedente BBB+ a BBB. Taglio anche per il rating di Bnl, da “A” a BB+.  L’outlook delle cinque banche è stato invece rivisto al rialzo, ed è passato da “negativo” a “stabile”, in linea – si legge nella nota – con l’outlook dell’Italia.

Contrastato il trend dei titoli interessati a Piazza Affari: Intesa SanPaolo è praticamente piatta a quota 2,672 euro; Mediobanca sale invece del 3,65% a 8,805, con gli investitori che guardano più che altro alla decisione di Morgan Stanley  di rivedere al rialzo il rating sul titolo a “overweight” da “equalweight”, alzando il target price da 8,3 a 10 euro per azione; UniCredit debole con +0,27% a 14,99 euro, Credem invariata a 6,395 euro, mentre si mettono in evidenza nella giornata di oggi i balzi di UBS  e di Royal Bank of Scotland dopo la pubblicazione dei bilanci. Male invece Barclays.

In particolare, nel primo trimestre del 2017, UBS ha assistito a un balzo degli utili netti pari a +79%, grazie al miglioramento dell’outlook, che ha avuto effetto positivi soprattutto sulle divisioni di investment banking e trading in quello che è il suo business core, ovvero la gestione patrimoniale.

UBS, prima banca in Svizzera e gestore patrimoniale numero uno al mondo, ha riportato profitti su base netta per un valore di 1,27 miliardi di franchi svizzeri, battendo i 953 milioni di franchi attesi in media dagli analisti intervistati da Bloomberg e in deciso rialzo rispetto ai 707 milioni del primo trimestre dello scorso anno.

Il numero uno, l’amministratore delegato Sergio Ermotti, ha raggiunto l’80% circa del target prefissato per la riduzione dei costi, quest’anno, per un valore di 2,1 miliardi di franchi e ha parlato di miglioramento della fiducia e del sentiment degli investitori.

Nel business della gestione patrimoniale, sono confluiti inoltre in questo trimestre flussi in entrata per un valore di quasi 19 miliardi di franchi: il risultato, ha fatto notare Citigroup, è il migliore dal 2007.

Alla borsa di Zurigo, il titolo è balzato fino a +4,3% e al momento oscilla attorno ai 17,2 franchi.  Non è mancata tuttavia la cautela, con il colosso bancario elevetico che ha sottolineato in un comunicato che, “sebbene la ripresa globale probabilmente continuerà, l’incertezza economica, le tensioni geopolitiche e la politica divisiva rappresentano rischi che potrebbero incidere sul sentiment dei clienti e sui volumi di transazione”.

Reazione positiva alla pubblicazione del bilancio anche quella del titolo Royal Bank of Scotland. La banca ha reso noto di aver concluso il primo trimestre con utili per 259 milioni di sterline, tornando in attivo dopo la perdita dello stesso periodo del 2016, pari a 986 milioni di sterline.

I costi di ristrutturazione sono ammontati a 577 milioni. La vera notizia è che RBS ha riportato un profitto trimestrale per la prima volta in più di un anno, sulla scia della strategia dell’AD Ross McEwan, che ha accelerato il taglio dei costi.

RBS ha accumulato perdite per un valore superiore a 58 miliardi di sterline dal salvataggio finanziato con i soldi dei contribuenti, avvenuto nel 2008; la banca rimane tra l’altro in mano allo Stato britannico con una quota superiore al 70%, mentre il ceo ha intenzione di ridurre le spese operative per un valore di 2 miliardi di sterline nell’arco dei prossimi 4 anni.

 

Titolo in rialzo alla borsa di Londra, balza del 4% a 263,7 pence: dall’inizio dell’anno, le quotazioni sono salite del 17% circa.

La grande sorpresa di oggi, in negativo, è stata Barclays, con il titolo che ha reagito soffrendo il calo più forte in quasi sei mesi.

La banca britannica è l’ennesima banca europea ad aver reso noti risultati di trading ben inferiori a quelli delle rivali americane: la flessione ha colpito il fatturato della divisione di trading di reddito fisso, a fronte del +24% messo a segno dal fatturato delle cinque principali banche americane e il lieve aumento segnato da Deutsche Bank, sua principale rivale nel mercato europeo.

Le quotazioni sono scivolate nelle ultime ore fino a -4,4% a 214 pence, soffrendo il calo giornaliero più forte dallo scorso novembre.

Tornando ai numeri sul trading, il fatturato della divisione di reddito fisso di Barclays ha ceduto l’1%, a 889 milioni di sterline, mentre quello della divisione dell’azionario è crollata del 10% a 462 sterline. Gli analisti intervistati da Bloomberg News avevano previsto una crescita del fatturato nella divisione di reddito fisso pari a +17%.