Da Expo modesta spinta a Pil, rischio default per 40% delle aziende create per l’evento
L’Italia si appresta quest’anno a uscire dalla recessione che ha attanagliato il paese per tre anni e un contributo positivo, seppur lieve arriverà dall’Expo 2015 di Milano, partito a inizio mese e che si protrarrà fino a fine ottobre. Ma quale sarà l’effettivo impatto dell’Esposizione Universale sull’economia italiana e quanto duraturi saranno i suoi effetti?
Solo +0,1% a Pil 2015 da Esposizione Universale di Milano
Dalla ricerca economica “Expo Milano 2015: Made in Italy alla grande?” curata da Euler Hermes (gruppo Allianz) l’Expo darà un positivo seppur limitato contributo di 0,1% al PIL italiano del 2015. In totale, compresi i primissimi effetti, l’Esposizione Universale potrà apportare fino a +0,4% di PIL considerando il periodo 2012-2015. Impatto decisamente limitato in percentuale al pil se si confronta con il +5% per la Cina di Shanghai 2010 e il +1,5% per il Giappone nel 2005.
Dalla ricerca economica “Expo Milano 2015: Made in Italy alla grande?” curata da Euler Hermes (gruppo Allianz) l’Expo darà un positivo seppur limitato contributo di 0,1% al PIL italiano del 2015. In totale, compresi i primissimi effetti, l’Esposizione Universale potrà apportare fino a +0,4% di PIL considerando il periodo 2012-2015. Impatto decisamente limitato in percentuale al pil se si confronta con il +5% per la Cina di Shanghai 2010 e il +1,5% per il Giappone nel 2005.
100mila occupati, ma di breve durata
Spinta soprattutto per i settori export oriented
Dalla ricerca di Euler Hermes emerge che i prodotti italiani andranno a beneficiare di una visibilità maggiore e di una crescita della domanda grazie ai numerosi turisti, oltre il 30% dei partecipanti infatti proverranno dall’estero, specialmente da Cina, USA, Argentina, Brasile, Turchia e Emirati Arabi.
Dalla ricerca di Euler Hermes emerge che i prodotti italiani andranno a beneficiare di una visibilità maggiore e di una crescita della domanda grazie ai numerosi turisti, oltre il 30% dei partecipanti infatti proverranno dall’estero, specialmente da Cina, USA, Argentina, Brasile, Turchia e Emirati Arabi.
I settori con la maggiore vocazione export saranno anche quelli che beneficeranno di più dalla manifestazione come l’agroalimentare, il tessile, l’energia e la meccanica.
L’Expo contribuirà quindi alla ripresa economica quest’anno insieme ad altri importanti fattori quali la maggior fiducia e conseguente recupero dei consumi privati, l’euro più debole che apporterà 6 miliardi di maggiori esportazioni nel 2015; l’alleggerimento dei vincoli finanziari con la conseguente discesa dei tassi di interesse reali sui prestiti alle PMI ed una ripresa della domanda di credito, ed infine i minori costi energetici ed il taglio dell’IRAP che spingeranno in alto i margini delle società. “Nella storia dell’economia, le Esposizioni Universali segnano momenti di svolta e occasioni di rilancio. Milano e l’Italia si apprestano a farlo perché l’Esposizione 2015 promette di essere una delle leve intorno alla quale sostenere la ripartenza italiana nell’anno in corso”, ha dichiarato Michele Pignotti, capo della Regione Euler Hermes Paesi mediterranei, Medio Oriente e Africa.
Dopo l’Expo il 40% delle aziende create per l’evento è a rischio default
Tra i rischi più concreti c’è quello di una brusca caduta, dopo la chiusura dell’Expo, delle attività particolarmente in quei settori che sembravano esserne i maggiori beneficiari nel 2015. “Le iniziative di governo per far sì che il territorio continui a vivere dopo l’Expo saranno fondamentali per le nuove imprese, create a partire dal 2013 (circa 10.000)”, sottolinea il rapporto Euler Hermes che teme che la diminuzione delle attività non venga compensata con altre attività dopo la fine dell’Expo. In questo caso, Euler Hermes ritiene che numerose fra le nuove imprese possano fallire (circa il 40%). Un terzo delle nuove aziende nel settore edile potrebbero chiudere nel 2017 a causa dell’interruzione delle attività. Il settore si trova già in una difficile situazione, con insolvenze a livelli record (3.500 all’anno: +12% nel 2014). Il settore alberghiero e della ristorazione dovrebbe subire un impatto minore, in quanto è previsto un aumento del flusso di turisti dopo la chiusura dell’Expo, grazie alla maggiore attrazione esercitata dall’Italia. In questo settore dovrebbe fallire solo 1 su 10 imprese nel 2017. In totale, nel peggiore dei casi ipotizzato, 2.500 imprese potrebbero chiudere nel 2017 (con un aumento del +14% rispetto al 2016) e 1.500 nel 2018 (+7%).
Tra i rischi più concreti c’è quello di una brusca caduta, dopo la chiusura dell’Expo, delle attività particolarmente in quei settori che sembravano esserne i maggiori beneficiari nel 2015. “Le iniziative di governo per far sì che il territorio continui a vivere dopo l’Expo saranno fondamentali per le nuove imprese, create a partire dal 2013 (circa 10.000)”, sottolinea il rapporto Euler Hermes che teme che la diminuzione delle attività non venga compensata con altre attività dopo la fine dell’Expo. In questo caso, Euler Hermes ritiene che numerose fra le nuove imprese possano fallire (circa il 40%). Un terzo delle nuove aziende nel settore edile potrebbero chiudere nel 2017 a causa dell’interruzione delle attività. Il settore si trova già in una difficile situazione, con insolvenze a livelli record (3.500 all’anno: +12% nel 2014). Il settore alberghiero e della ristorazione dovrebbe subire un impatto minore, in quanto è previsto un aumento del flusso di turisti dopo la chiusura dell’Expo, grazie alla maggiore attrazione esercitata dall’Italia. In questo settore dovrebbe fallire solo 1 su 10 imprese nel 2017. In totale, nel peggiore dei casi ipotizzato, 2.500 imprese potrebbero chiudere nel 2017 (con un aumento del +14% rispetto al 2016) e 1.500 nel 2018 (+7%).