Crollo record per il Nyse FANG, per Jeff Gundlach sell off necessario da tempo
Titoli FANG nel mirino di violenti sell off, ma non solo: a capitolare a Wall Street è stato l’intero Nyse FANG Index che è sceso del 5,6%, riportando un calo su base settimanale del 6%. E’ stata la peggiore performance da quando l’indice è stato creato. Da segnalare che oltre ai quattro titoli FANG che si possono definire in qualche modo ‘core’ – Facebook, Amazon, Netflix, Alphabet (holding a cui fa capo Google) – esiste infatti anche l’indice Nyse FANG, che comprende le quattro azioni menzionate, insieme ad Apple, Alibaba, Baidu, Nvidia, Tesla e Twitter.
Sono in tutto dieci i componenti dell’indice. Il Nyse FANG permette ai trader di posizionarsi su un gruppo selezionato di growth stocks molto scambiate, che si riferiscono a società attive nella tecnologia di prossima generazione. Esistono anche i futures sull’indice, concepiti per aumentare o ridurre l’esposizione verso questo settore di azioni.
I sell off sull’hi-tech hanno zavorrato sia le quotazioni dei titoli FANG che dell’indice: Facebook ha perso -5%, Amazon -4%, Netflix -6%, Alphabet, società a cui fa capo Google, -4,5%.
Tra gli altri titoli del Nyse FANG Index Twitter è crollata del 12% dopo il giudizio negativo di un noto short seller: si tratta di Andrew Left di Citron Research che, meno di due mesi dopo aver rilasciato commenti bullish sull’azione, ha deciso di shortarla. “E’ cambiato tutto – ha detto – Tutti parlano della privacy dei dati. E Twitter è molto più vulnerabile di Facebook”. Le vendite hanno fatto capitolare Twitter nel mercato orso.
Citron short $TWTR. Near-Term target $25 Of all social media, they are most vulnerable to privacy regulation Wait until Senate finds out what Citron has published. https://t.co/nAkRWb8Kcn
— Citron Research (@CitronResearch) March 27, 2018
Scivolone anche per Tesla, travolta dall’incidente della scorsa settimana e ora nel mirino del National Transportation Safety Board, che ha deciso di inviare due investigatori per far luce sull’accaduto: si tratta dell’incidente di un veicolo Tesla nell’area di Mountain View, in California.
Nel tweet della Commissione di sicurezza per i trasporti si legge che “non è chiaro se il sistema di controllo automatico fosse attivo al momento dell’incidente”.
Il titolo è stato colpito anche dalla nota di Citi Research che, riferendosi all’analisi del Model 3, ha parlato di rischi di breve termine per l’azione. I sell off hanno portato Tesla al minimo dal febbraio del 2017: nell’ultimo mese, le quotazioni sono scivolate del 20,5%.
Moody’s ha tra l’altro rivisto al ribasso i rating di Tesla, cambiando l’outlook da stabile a negativo, e motivando la decisione con il tasso deludente della produzione del Model 3 e con la situazione finanziaria del gruppo.
Tornando al crollo dell’intero Nyse FANG, Bloomberg riporta come per alcuni guru di Wall Street, come Jeff Gundlach e Howard Marks, uno scivolone fosse necessario da tempo.
Di fatto, dall’inizio del 2016 fino al record testato questo mese, le quotazioni dell’indice sono balzate del 67% su base annua, superando anche i guadagni che l’indice Nasdaq Composite aveva riportato negli ultimi due anni della bolla dot-com.
Scambiato alla metà di marzo a un valore pari a 65 volte gli utili, il gruppo era valutato quasi tre volte l’indice S&P 500, come era accaduto alle azioni tecnologiche nel marzo del 2000.
Dal record dello scorso 12 marzo, l’indice è arretrato del 12%: soltanto i sell off che lo hanno colpito ieri hanno azzerato $180 miliardi di valore di mercato.
E l’outlook non sembra positivo.
Intervistato da Bloomberg, Stephen Carl, responsabile trader per Williams Capital Group, ha detto: “il fatto che il sell off sui tecnologici abbia accelerato il passo nel pomeriggio, in un mercato con forti volumi, significa probabilmente che gli smobilizzi continueranno. Una cosa si sta aggiungendo all’altra: l’incertezza sui dazi doganali e sull’audizione al Congresso di Zuckerberg (numero uno di Facebook), la debolezza di Tesla. Gli investitori non sanno come le cose andranno a finire e optano per le prese di profitto”.