Notizie Notizie Mondo La Crisi? E’ solo colpa della Cina. Uno studio getta nuova luce sul crack globale

La Crisi? E’ solo colpa della Cina. Uno studio getta nuova luce sul crack globale

30 Agosto 2012 07:57

Non c’entrano i mutui subprime e nemmeno Lehman Brothers. La crisi finanziaria che in quattro anni è dilagata in tutto il mondo fino a colpire pesantemente l’Europa avrebbe avuto la sua origine in Cina.

E’ il risultato a cui è giunto un nuovo studio pubblicato dall’Erasmus Research Institute of Management e condotto da Heleen Mees.

Dalla Cina sarebbe infatti partito il fiume di denaro facile che avrebbe poi inondato il mercato immobiliare Usa creando la bolla collassata sul finire del 2007, mentre i derivati sul credito come CDO e MBS sarebbero stati sottoscritti solo su meno del 5% dei nuovi mutui stipulati tra il 2000 e il 2006: troppo poco per provocare il terremoto a cui l’economia mondiale è andata incontro.

Ripercorriamo allora la catena di eventi che secondo la ricostruzione della Mees avrebbe condotto al crack della finanza globale.

Per farlo occorre tornare al 2003-2004, quando la politica monetaria lassista della Federal Reserve aveva portato a un vertiginoso aumento della spesa da parte degli americani. Spesa che prendeva la strada della Cina dato che dall’ex Celeste Impero proveniva buona parte dei beni più apprezzati dai consumatori a stelle e strisce. Oltremuraglia le spese degli americani assumevano la forma di risparmi cinesi, tanto che in quegli anni – ha ricostruito lo studio – il risparmio in Cina era pari a oltre la metà del Pil. Questi soldi però, lungi dal fermarsi a Pechino o Shanghai, riprendevano la via di Wall Street, o meglio del reddito fisso dello Zio Sam, abbassando i tassi di rendimento dei titoli di Washington e a livello mondiale già a partire dal 2004.

Con i tassi d’interesse a livelli depressi, ossia con il denaro a basso costo, il passo successivo non poteva che essere il boom del mercato immobiliare Usa. Una successione di eventi alla quale quello che oggi è il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, aveva nel frattempo fornito il necessario supporto accademico – spiega ancora lo studio – attraverso una ormai nota dissertazione sui benefici degli interventi su larga scala da parte delle banche centrali.