La crisi soffia forte sul collo del Portogallo: l’ultima frecciata arriva da Standard & Poor’s
L’allarme contagio resta alto in Europa. Le rassicurazioni di banchieri e politici non sortiscono effetti sui mercati convinti che il Vecchio Continente sia sull’orlo del collasso finanziario. “Non c’è alcun rischio per la stabilità finanziaria dell’eurozona”, ha strigliato Jean Claude-Trichet, presidente del Bce. Ma i mercati hanno reagito come al solito: con una scrollata di spalle. E’ evidente che sulle Borse in questi giorni la parola paura assume un senso compiuto.
Anche ieri la pressione sui mercati è stata forte: le vendite non sono state così forti come i giorni precedenti, ma il nervosismo non si allenta. La speculazione si diverte a sollevare dubbi sulla reale stabilità dei Paesi periferici, con l’Italia, Portogallo e Belgio sempre più nel mirino. Che su Lisbona la situazione sia critica lo ha certificato ieri sera anche l’agenzia Standard & Poor’s: ha messo sotto osservazione il rating del Portogallo con implicazioni negative sulla scia dei timori che il piano d’austerity annunciato non sia in qualche modo sufficiente: “le politiche perseguite dal governo hanno fatto poco per aumentare la flessibilità del lavoro e la produttività”.
La scorsa settimana il parlamento di Lisbona ha approvato un pacchetto di misure che puntano a ridurre il deficit dal 9,4 per cento del 2009 al 4,3 per cento nel 2011. Anche se il primo ministro portoghese Josè Socrates ha ribadito ancora una volta che il Paese non ha bisogno di aiuto mentre la Bce è in pressing perché accetti un salvataggio gli spread sui titoli di stato di Portogallo, Spagna, Italia sono schizzati a nuovi record.
A ribadire la drammaticità del momento ci ha pensato poi la Banca centrale del paese: nell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, diffuso ieri sera, ha segnalato che gli istituti di credito portoghesi stanno affrontando crescenti problemi di liquidità e se il governo di Lisbona non adotterà misure credibili e di lungo respiro per consolidare le finanze pubbliche, i rischi per le banche potrebbero diventare insostenibili.