Notizie Notizie Mondo Crisi: per il fondo salva-Stati ipotesi lascia o raddoppia, il Belgio lo chiede di 1500 mld

Crisi: per il fondo salva-Stati ipotesi lascia o raddoppia, il Belgio lo chiede di 1500 mld

17 Gennaio 2011 08:00

Il giorno della verità, forse, è arrivato. Oggi i 17 ministri delle finanze della zona dell’euro si riuniscono a Bruxelles. Attorno al tavolo della diplomazia discuteranno per la prima volta di un ventaglio di modifiche del fondo salva-stati, varato lo scorso giugno e già usato per l’Irlanda, che include anche il possibile aumento della dotazione fino a 1500 miliardi di euro e la possibilità di un acquisto diretto sui mercati dei bond dei governi sotto attacco speculativo. Nessuna decisione è attesa dal consulto dei 17 ministri delle finanze di oggi. “Non c’è nessuna urgenza”, ha dichiarato il direttore del fondo di soccorso, Klaus Regling.


Ma al di là delle dichiarazioni di rito, l’appuntamento è di quelli ghiotti. La Bce fino ad oggi poteva comprare titoli di Stato: se oggi o da febbraio potesse farlo anche il Fondo in Europa si avvierebbe una politica sulle orme di quella americana di sostegno alle quotazioni dei bond pubblici. Che darebbe sollievo ai conti statali e che metterebbe all’angolo la speculazione.


Oggi la possibilità di iniziativa del fondo è limitata sostanzialmente al bail out con una disponibilità totale di 750 miliardi di euro, di cui 500 provenienti dall’Ue e 250 dall’Fmi. Oltre a prevedere un aumento delle risorse, il Belgio ha proposto di arrivare a 1500 miliardi di euro, tra le opzioni presentate dall’eurogoverno ci sono anche iniziative destinate ad ampliare il campo d’azione, tra cui operazioni swap su titoli del debito pubblico, in modo da consentire a un Paese in difficoltà di raccogliere fondi sui mercati a costi ridotti anche prima di dover ricorre ai prestiti Ue-Fmi e la possibilità di concedere all’Efsf l’autorizzazione a procedere direttamente all’acquisto di titoli pubblici dei governi sotto attacco.


L’ambizione della Commissione Ue si scontra però con le resistenze della Germania che ha inviato segnali tiepidi e contrastanti, mettendo in discussione il diritto di iniziativa di Bruxelles. La resistenza opposta dalla signora Merkel all’ipotesi di un aumento delle disponibilità del fondo salva-stati, proposta invece con convinzione dalla Commissione ue, è stata criticata dal presidente dell’esecutivo Josè Manuel Barroso, sulla stampa tedesca questo fine settimana. “Il mio dovere è di difendere il bene dell’Europa”, ha replicato il presidente dell’esecutivo Ue Josè Manuel Durao Barroso, parlando con il Der Spiegel. “Mi aspetto dirigenti politici tedeschi che accettino il ruolo della Commissione”. 


Il ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schauble ha riconosciuto la necessità di una discussione sull’aumento delle disponibilità del Fondo, mentre al contrario il suo collega degli esteri Guido Westerwelle ha dichiarato di non vedere a questo momento la necessità di un aumento. “Non ho capito le proposte di Barroso”, ha detto Westerwelle. “Quando un fondo non è utilizzato che in piccola parte, non c’è ragione per discutere di un suo incremento”. Ma la settimana scorsa la musica in realtà è un po’ cambiata. Per la prima volta Berlino ha aperto uno spiraglio all’ipotesi di rafforzare il fondo salva-stati.


Le indicazioni che arriveranno in questi giorni da Bruxelles saranno essenziali per gli operatori, che seguono i mercati dei bond. Ma anche le prossime settimane saranno cruciali. L’obiettivo della Commissione Ue, che il 7 gennaio scorso ha presentato ai partner diverse opzioni per potenziare la capacità d’intervento dell’Efsf (European Financial Stabilization Fund), è infatti quello di arrivare ad una decisione al vertice straordinario del 4 febbraio prossimo.