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La crisi finanziaria spaventa l’euro

29 Settembre 2008 09:30

L’ottava sui mercati valutari si è aperta con un netto ribasso dell’euro e della sterlina nei confronti del dollaro Usa. La valuta unica arretra di quasi due punti percentuali ritornando in area 1,435 da 1,46 di venerdì scorso. Lo stesso percorso è stato seguito dalla moneta d’Oltremanica. tornata in area 1,80 contro il biglietto verde.


L’evoluzione dello scenario della crisi finanziaria interessa sempre più da vicino il Vecchio continente che nel corso del fine settimana ha assistito in un colpo solo a due nazionalizzazioni di istituti finanziari. La belga Fortis, da giorni al centro di speculazioni su una crisi di liquidità e il cui titolo ha perso settimana scorsa il 35% del suo valore, appartiene ora al 49% agli Stati del Benelux che hanno versato in totale 11,2 miliardi di euro nelle esangui casse della società.
Dal Regno Unito nel frattempo è arrivata la conferma sulla nazionalizzazione di Bradford & Bingley, istituto finanziario attivo nel comparto mutui. L’operazione riguarderà solamente le attività che rimarranno fuori dal perimetro di interesse del Banco Santander che ha messo sul piatto 504 milioni di euro per acquisire i depositi bancari e la rete di filiali della banca inglese.
Gli ultimi eventi si aggiungono all’aggregazione di Lloyd Tsb con Hbos, dettata dalle condizioni precarie di quest’ultima e alla nazionalizzazione già avvenuta mesi fa di Northern Rock.


Per contro negli Stati Uniti si avvicina l’approvazione dell'”Emergency Economic Stabilization Act”, il piano Paulson, da parte del Congresso americano. Sebbene con rilevanti modifiche il disegno di legge dovrebbe essere votato in settimana e metterà a disposizione da subito una prima tranche da 250 miliardi di dollari, 500 in meno rispetto alle richieste iniziali. Un piano che appare più equlibrato e soddisfa la necessità manifestata da deputati e senatori Usa di non salvare a spese del contribuente chi ha sbagliato. Ulteriore elemento che sembra poter premiare il dollaro la possibilità per il Tesoro di ricevere, insieme alle attività tossiche delle banche Usa, dei warrant che dovrebbero permettere di recuperare i 700 miliardi di dollari che verranno investiti nel piano.


Dunque se gli Stati Uniti appaiono aver fatto un passo in avanti verso una stabilizzazione della crisi ci si comincia a domandare se i governanti del Vecchio continente saranno in grado di procedere con la decisione necessaria e soprattutto con l’unità necessaria ad affrontare una crisi che riguarda tutto il sistema e tutte le nazioni. Un dubbio che indebolisce la valuta europea che attende, giovedì, la decisione sui tassi di interesse della Bce. Il saggio a livello centrale dovrebbe venire confermato al 4,25% ma aumentano le attese per un prossimo taglio a fronte dell’indebolimento della congiuntura economica.